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Danni alla vista per una terapia sbagliata

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Roma, 21 mag. – (Adnkronos) – Scatta il risarcimento dei danni se il farmaco prescritto al paziente si rivela controproducente e gli procura danni. Lo rileva la Cassazione nel confermare il risarcimento inflitto ad un medico veneziano, R. B., per responsabilità professionale colpevole di avere prescritto l'assunzione di un farmaco ad un paziente che aveva poi procurato danni alla vista. La Terza sezione civile spiega che "la responsabilità professionale del medico – ove pure egli si limiti alla diagnosi e alla illustrazione al paziente delle conseguenze della terapia o dell'intervento che ritenga di dover compiere, allo scopo di ottenere il necessario consenso informato, ha natura contrattuale e non precontrattuale".
Il che significa che "a fronte dell'allegazione, da parte del paziente, dell'inadempimento dell'obbligo di informazione, è il medico ad essere gravato dell'onere della prova di avere adempiuto tale obbligo". Inutile, dunque, il ricorso del professionista in Cassazione volto a ribaltare il verdetto della Corte d'appello di Venezia del luglio 2008.
In particolare, la difesa del medico puntava a dimostrare che non era stato provato che la maculopatia del paziente fosse effettivamente dipesa dall'assunzione dello specifico farmaco prescritto e che non era provata nemmeno che la prolungata assunzione era da attribuirsi alle disposizioni mediche. Piazza Cavour – sentenza 11005 – ha respinto il ricorso di R. B. e ha evidenziato che i colleghi di merito hanno correttamente fatto notare che "il professionista non ha mai posto in discussione ne' l'affezione da parte dell'attore alla maculopatia, ne' il rapporto eziologico tra questa malattia e l'assunzione dello specifico farmaco prescritto dal dottore". Inoltre, la Cassazione spiega che "la derivazione causale in questione è dimostrata dalla documentazione medica prodotta dall'attore".
Il dottore, oltre a risarcire il danno patito dal paziente a seguito della terapia sbagliata, dovrà anche rifondergli le spese sostenute nel giudizio in Cassazione per un importo di 2.200 euro.

Articlolo scritto da: Adnkronos