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Eccezionale intervento di chirurgia robotica al San Donato di Arezzo

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Eccezionale intervento di chirurgia robotica al San Donato di Arezzo

Arezzo – Eccezionale intervento chirurgico ieri all’ospedale di Arezzo. Con il robot, per la prima volta in Italia (forse nel mondo), é stata asportata la ghiandola surrenale destra colpita da un tumore su una donna in stato di gravidanza alla 22esima settimana di gestazione.
La notizia di questo intervento eseguito senza precedenti (i professionisti del San Donato stanno già preparando una pubblicazione scientifica divulgativa), in poche ore ha fatto il giro dei maggiori centri universitari italiani, dai quali sono giunte richieste di informazioni per conoscere nel dettaglio quale è stato il percorso compiuto.
E’ stato un intervento alla cui realizzazione, sia in fase preparatoria che in itinere, hanno contribuito nelle rispettive competenze e conoscenze, oltre all’equipe del dottor Fabio Sbrana (che ha eseguito personalmente l’intervento dalla consolle del robot Da Vinci), il primario di ginecologia (Giuseppe Cariti), il direttore della rianimazione (Claudia Recine), la responsabile della Endocrinologia (Rossella Nassi), la neonatologa Letizia Magi con il direttore del dipartimento materno-infantile Piergiorgio D’Ascola, i cardiologi e l’equipe infermieristica dedicata, coordinata da Maurizio Bechi.

A metà aprile la donna, una 26enne aretina alla prima gravidanza ed alla 19esima settimana di gestazione, è stata ricoverata in ginecologia. Dagli esami ematici risultava avere una perdita costante di potassio (tale da mettere a rischio le funzioni cardiache), un eccessivo e ingiustificato gonfiore, una crescita della peluria, una condizione generale di salute assai preoccupante.
Sottoposta ad ecografia ostetrica, ecografia addominale e risonanza magnetica, è stato individuato un tumore al surrene destro. Qui è intervenuta l’endocrinologa che in presenza della cosiddetta “sindrome di Cushing”, tentava di rallentare o fermare l’enorme secrezione di testosterone, i cui ormoni creavano danni alla donna e allo stesso feto. Il tumore si è dimostrato resistente ai farmaci e il potassio ha continuato a scendere, mettendo a rischio anche la vita della donna. Trovandosi a quel punto nel quinto mese di gravidanza, quello che scientificamente consente ancora di eseguire in sicurezza gran parte degli interventi chirurgici, gli specialisti aretini hanno cercato di individuare centri specializzati in Italia che avessero esperienza in questa materia, per ridurre al minimo l’invasività e le conseguenze dell’intervento stesso. Hanno accertato che nessun centro aveva mai eseguito su un soggetto in gravidanza l’asportazione della ghiandola surrenale in chirurgia robotica, mentre esisteva qualche esperienza (comunque rara), di interventi in laparoscopia, indubbiamente meno precisi.
Chirurghi, cardiologi, e rianimatori hanno valutato e convenuto sulla opportunità di eseguire l’intervento con il robot, con una specifica preparazione anche alla luce della gravidanza in atto e delle eventuali conseguenze che l’intervento poteva avere.
Informati la donna, il marito ed i familiari, e condiviso con loro il percorso individuato, l’operazione è avvenuta lunedì pomeriggio ed è durata 2 ore e mezzo. Dovevano essere valutate con attenzione le problematiche derivanti dalla introduzione di Co2 in addome (necessario per mantenere gli organi interni sollevati e consentire l’inserimento di telecamera e bisturi guidati dal robot), e l’andamento del potassio una volta asportata la ghiandola surrenale con il tumore, in attesa della attività di “copertura” globale alla quale provvederà l’altro surrene, sano.
L’intervento è andato bene. Adesso si attendono gli esami istologici per accertare la natura del tumore. La donna è ricoverata in rianimazione, cosciente ed i “parametri stanno riacquisendo i livelli normali postoperatori – spiega Claudia Recine responsabile della rianimazione – e nelle prossime 24/48 ore sarà valutata l’opportunità di trasferirla in reparto. Nel corso dell’intervento, assieme al cardiologo, abbiamo sempre attentamente sorvegliato le eventuali aritmie cardiache anche con conseguenze gravissime, che potevano derivare da un così basso livello di potassio”.

Giustificata soddisfazione è stata espressa da parte di tutti i protagonisti di questo eccezionale intervento chirurgico.
“Aldilà della forte attenzione che da ieri avvertiamo da parte di numerosi centri italiani che, con mail e telefonate, ci chiedono di relazionare su questo che è stato il primo intervento del genere in Italia – dichiara Giuseppe Cariti direttore di ginecologia – mi piace sottolineare che, come ospedale e professionisti, ci siamo assunti la piena responsabilità di compiere questo intervento, senza tentare la facile strada del trasferimento, che sarebbe comunque avvenuta presso una struttura che non avrebbe avuto esperienza specifica”.

Se l’intervento di asportazione di una ghiandola surrenale non rappresenta oggi una particolare difficoltà, diverso è stato compiere l’intervento su un soggetto in queste particolari condizioni. “Sono così tali e tante le interazioni e le eventuali complicazioni che possono sorgere in condizioni come quelle in cui abbiamo operato – spiega Fabio Sbrana direttore del dipartimento di Medicina e Chirurgia – che l’organizzazione dell’intervento stesso ha costituito un impegno organizzativo complesso e importante”.