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Giardino delle IDEE si prepara ad accogliere Valerio Massimo Manfredi

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Valerio Massimo Manfredi, archeologo, scrittore e conduttore televisivo, torna in libreria con “Otel Bruni”, torna perché Hotel Bruni era già stato un Suo racconto.

Uscì sei anni fa: si intitolava Hotel Bruni ed era per l’appunto uno dei tre racconti di una bella raccolta dal nome complessivo “Storie d'inverno”, insieme con Il cane di Natale di Giorgio Celli e La cena di Francesco Guccini.

Era un racconto che però smaniava, lo si capiva benissimo, per diventare romanzo.

Pertanto mentre altri romanzi crescevano e si moltiplicavano, divenne per l’autore una sorta di debito, una cambiale in perenne scadenza, una obbligazione morale che sono quelle che le persone oneste sentono di più.

E finalmente, da quella persona onesta che è, Valerio Massimo Manfredi ha pagato il debito con se stesso e con i lettori.

“Hotel Bruni” adesso è un romanzo, che dal racconto d’origine, storia dell’ascesa e della caduta di una famiglia contadina, che profuma di autobiografica, ha guadagnato le pagine e il fiato necessario al romanzo senza perdere nessuna delle qualità del racconto: la freschezza, la sincerità, la tangibilità delle storie che vengono non tanto dalla fantasia quanto dalla memoria.

Solo ha perduto, nel passaggio, una H: l’Hotel si è ridotto a Otel e anche questo è un guadagno.

Perché la caduta della presuntuosa aspirazione rivela già nel titolo una chiave lessicale importantissima: l’immediatezza del linguaggio, la sfumatura dialettale, la complessa semplicità del vocabolario contadino, che sono elemento portante del romanzo.

Dopo tanti successi mondiali come autore di romanzi storici, nei quali domina il tono epico altisonante, Valerio Massimo Manfredi rinuncia a una semplice H e si dimostra autore tout court.

Valerio Massimo Manfredi sarà ospite de Il Giardino delle IDEE per la presentazione del Suo nuovo romanzo “Otel Bruni” (Mondadori editore) domenica 6 novembre 2011 alle ore 17.00 nella consueta e splendida cornice dell’Auditorium del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo in via San Lorentino, 8 (INFO: 0575 409050).

Il Giardino delle IDEE è promosso dall’associazione di volontariato La Fabbrica delle Idee con il patrocinio gratuito di Regione Toscana, Provincia di Arezzo e Camera di Commercio di Arezzo, il contributo di Hotel Continentale e Ristorante Buca di San Francesco e la collaborazione organizzativa della Soprintendenza ai beni architettonici, artistici, paesaggistici di Arezzo.

A presentare e moderare gli incontri Antonella di Tommaso e Barbara Bianconi con l’amichevole partecipazione della giornalista Nadia Frulli.

La storia dei Bruni e della loro casa (un vecchio edificio colonico a tre spioventi con le grondaie corrose dalla ruggine e gli scuri di quercia), della terra che lavorarono per oltre un secolo senza la possibilità e poi senza il coraggio di possederla, incomincia in una rigida notte del 12 gennaio 1914 nella stalla che dà il nome di Otel a tutta l’edificio, perché “era lì che ci si trovava d’inverno a veglia per non andare a letto con le galline e per tirare tardi con ospiti, sia occasionali che abituali, senza dover bruciare legna nel camino perché il calore delle bestie era più che sufficiente”.

Il microcosmo padano, storie e leggende, grandi fatiche e piccoli piaceri, si addensa attorno a Callisto e alla Clerice e ai loro figli, sette maschi e due femmine, coraggioso equipaggio che cerca di dirigere la sua navicella nelle tempeste della cronaca familiare e della storia universale.

Dolorose le prime nella tangibile quotidianità degli affanni, delle morti, del fallimento delle relazioni, tragiche le seconde nella immensa incombenza delle guerre, delle dittature, dei dopoguerra, e delle ingiustizie sempre: tutte passano davanti agli occhi e sulla pelle dei Bruni e dei loro vicini con l’ineluttabilità di un destino più forte di ogni volontà, come sui Malavoglia di Verga, come sugli abitanti della Rocca di Sasso di Vassalli.

Spicca su tutti Raffaele detto Floti, come aveva giustamente previsto la madre pochi giorni dopo la nascita (“in capo a una settimana aveva cominciato a toccare e afferrare tutto quello che aveva dintorno. Era stato il primo a parlare e poi a camminare. Sarebbe stato certamente il più adatto a reggere le sorti della famiglia e a tenere insieme i suoi fratelli”), e i capitoli sulla sua partecipazione alla Grande Guerra sono tra i più belli e più sentiti del libro.

Ma non sono da meno gli altri fratelli e sorelle e i loro figli e nipoti, agonisti di questa saga padana con la quale lo scrittore Valerio Massimo Manfredi paga il debito d’onore alle generazioni passate, e l’uomo Valerio Massimo, serit arbores qui alteri saeclo prosint, paga il debito d’amore con i suoi figli e le loro future generazioni.

La storia di una famiglia che faceva dell’ospitalità disinteressata una bandiera concedendola a tutti i viandanti.

I viaggiatori, appiedati o in bicicletta, che si trovavano a passare per le terre emiliane erano, un tempo, numerosi e sempre bisognosi di riposo e ricovero per almeno una notte, per qualsiasi ragione si spostassero e qualsiasi meta avessero.

Il salotto costituito dalla stalla, nella quale non necessitava fare fuoco e bruciare legna e risorse preziose, è nei ricordi di tutti noi che abbiamo potuto ascoltare i discorsi dei nostri padri, nonni e trisavoli che abitavano queste terre.

Oggi, in tempi di automobili, autostrade ed aerei, il viandante ci appare una figura prettamente retorica o poetica.

Solamente qualche decina d’anni fa erano molti quelli che si spostavano in questo modo, non si trattava sicuramente di ricchi, spesso erano personaggi dediti ad occupazioni itineranti e figure particolari e un poco zingare, sempre parecchio affascinanti e portatrici di fatti, notizie e novità da paesi vicini e meno vicini.

Attingendo a memorie vive, scandagliate con la meticolosità dello storico e il fervore dell’artista, Valerio Massimo Manfredi si misura in queste pagine con una materia incandescente: la storia del nostro Novecento, i cui segni sono ancora incisi nella nostra pelle e nei nostri gesti.

Il passo epico, incalzante che è la cifra distintiva di tutta la letteratura di Manfredi si trasfigura, in Otel Bruni, nel respiro profondo, dolente ma non meno grandioso di una saga: la storia vicinissima e senza tempo di uomini e donne semplici ma destinati a rimanere incisi nella nostra memoria, la rievocazione piena di poesia di un mondo perduto dove l’amore, il coraggio, la speranza erano i valori di una umanità che credeva ancora in se stessa.

Chi è Valerio Massimo Manfredi?

Archeologo e scrittore, dopo essersi laureato in lettere classiche all’Università di Bologna e conseguita una specializzazione in Topografia del Mondo Antico all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Valerio Massimo Manfredi ha insegnato nella stessa università, all'Università di Venezia, alla Loyola University Chicago, all'Ecole pratique des hautes études della Sorbona di Parigi e alla Bocconi di Milano.

Ha tenuto conferenze e seminari in alcuni dei più prestigiosi atenei come Il New College di Oxford, University of California, Lectio Magistralis alla National University of Canberra (Australia), inoltre Lectio magistralis all’Università dell'Avana, Cuba, Universidad de Antiochia, Medellin (Colombia), Universidad de Bilbao, Universidad Internacional Menendez Pelayo (Tenerife) e altre ancora.

Ha pubblicato molti articoli e saggi e ha scritto note opere di narrativa, soprattutto romanzi storici, tradotte in tutto il mondo (circa 15 milioni di copie vendute a livello internazionale).

È autore di soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione, collabora come antichista a Il Messaggero e Panorama, come giornalista per Archeo, Focus, Airone e altre riviste del settore.

Nel 1999 è stato votato "Man of the Year" dall'American Biographical Institute.

Ha condotto i programmi televisivi Stargate: Linea di confine e Impero in onda sulla rete televisiva di LA7.

Nel 2008, con il romanzo L’armata perduta ha vinto il Premio Bancarella.

Nel 2010, con il romanzo Archanes ha vinto il Premio Scanno.