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Il Giardino delle Idee 150: ‘Il Risorgimento siamo noi’

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Arezzo – Si potrebbe sintetizzare così uno dei passi più significativi del discorso televisivo di Giorgio Napolitano, trasmesso alla vigilia dell’anno che segna il centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Un richiamo forte nelle sue parole come nel dato simbolico dei libri che teneva sulla scrivania rivolgendosi ai cittadini dal suo ufficio al Quirinale.

A rafforzare il concetto, la presenza accanto a lui di volumi dedicati in primo luogo al Risorgimento, ma anche al difficile e laborioso processo di formazione dell’identità italiana.

“Dobbiamo celebrare con serietà il nostro centocinquantenario. E' proprio questo che conta. Senza idoleggiare il retaggio del passato e senza idealizzare il presente” così ha ribadito ancora il Presidente Napolitano, concludendo un incontro sulla lingua italiana quale fattore portante dell'identità nazionale.
“Il Giardino delle Idee 150” diventa quindi un appassionato viaggio raccontato con il contributo di libri ma anche una mostra di cappelli militari dal Risorgimento al Fascismo, dove le due arti si sposano felicemente per mettere in evidenza l'evoluzione di questo straordinario periodo della storia della nostra patria.

Teatro degli incontri con inizio alle ore 17.00 lo splendido Auditorium del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo in via San Lorentino, 8.

Il primo incontro/confronto è previsto per sabato 2 aprile 2011.
Ospite il sen. DOMENICO FISICHELLA per la presentazione del libro “Il Miracolo del Risorgimento” (Carocci editore).

Già professore ordinario all'Università di Firenze e all'Università di Roma La Sapienza, Domenico Fisichella è entrato per la prima volta in Senato con le elezioni del 1994, poi riconfermato per le tre successive legislature.

Dal 6 giugno 2001 all'aprile 2006 è stato vicepresidente del Senato.

Ha ricoperto la carica di Ministro del Beni Culturali.

E’ professore ordinario di Dottrina dello Stato e di Scienza della Politica all'Università di Firenze e all'Università La Sapienza di Roma.
Ad arricchire il programma del pomeriggio sarà ripercorsa la vita di Repubblica Fadigati, in un racconto che si snoderà tra storia e fantasia, consentendo allo spettatore di immergersi nei meandri di una lontana saga risorgimentale, corredata da preziose fonti.

Lo faremo con il trisnipote naturale di Giuseppe Garibaldi.

Al termine, alle ore 20.00, sarà possibile trascorrere un momento conviviale assieme agli autori presso il Ristorante “La Buca di San Francesco” in via San Francesco, 1 in Arezzo.

Prenota subito il tuo posto allo 0575/23271 chiedendo del sig. Mario de Filippis (20 posti disponibili).

Il volume ripercorre, con linguaggio chiaro e non accademico, le vicende che condussero allo sviluppo di un profilo unitario – sul piano culturale (religione, lingua, tecnologia) e materiale (commercio, produzione, tecnica) del popolo italiano.

Il Risorgimento italiano viene visto come il risultato di un lungo processo di incubazione e di selezione: un risultato condizionato dai passaggi precedenti e a essi inevitabilmente legato, ma insieme frutto dell'iniziativa perspicace di quanti, superando robusti ostacoli, riuscirono a conseguire credibilità e vigore militare nell'arena europea.

L'ultima parte del saggio esplora il contributo rispettivo di alcune personalità (Carlo Alberto, Cavour, Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Mazzini) e degli elementi elitari, popolari, dinastici, internazionali che condussero al 1861 (nascita del Regno d'Italia), con la sua ineludibile appendice di Porta Pia (1870).

Fisichella si pone in contraddizione con taluni deteriori stilemi oggi dominanti, rivendicando per esempio la funzione fondamentale della monarchia, intesa sia come istituzione, sia come dinastia (si vedano le pagine dedicate a numerosi sovrani sabaudi, andando ben oltre il pur essenziale e indispensabile ruolo di Vittorio Emanuele II).

Altrettanto egli fa ridimensionando le utopie federaliste, in particolare quelle di Cattaneo, che furono sconfitte dalla storia.

Vinse la visione unitaria, nazionale, moderata, monarchica, incarnata nella classe politica della Destra storica, guidata da Cavour.

E si tratta della miglior dirigenza che l’Italia abbia avuto in un secolo e mezzo.

La tabe del regionalismo, l’odierno trionfo del regionalismo (da tutti asetticamente subìto o accettato o voluto), la rivendicazione di un ruolo populistico che non poté certo svolgersi nel Risorgimento, sono soltanto alcuni degli idola contro i quali correttamente si batte l’Autore.

“Non possiamo come nazione pensare il futuro senza memoria e coscienza del passato. Nulla può oscurare il complessivo bilancio della profonda trasformazione, del decisivo avanzamento che l’Unità, la nascita dello Stato nazionale e la sua rinascita su basi democratiche hanno consentito all’Italia”.