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In Italia già 100mila metri cubi di scorie nucleari

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In Italia già 100mila metri cubi di scorie nucleari

Roma, 21 gen. – (Adnkronos) – Continuano a circolare anche oggi 'mappe' di possibili siti in cui stoccare i rifiuti nucleari ma "ad oggi non c'è niente ufficiale, non c'è una lista definita e pubblica, mentre si attendono ancora i criteri per i siti preposti che dovrà dettare l'Agenzia per la Sicurezza Nucleare, criteri che potrebbero cambiare la 'geografia' dei luoghi ipotizzati". Eppure nel nostro Paese, "ci sono già 100mila metri cubi di scorie nucleari da smaltire". Così il geologo Giorgio Zampetti, di Legambiente, traccia con l'ADNKRONOS l'ultimo scenario di depositi e scorie nucleari Made in Italy. Uno scenario che conta quindi già migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi da mettere in sicurezza. "Ad oggi nel nostro Paese -afferma Zampetti- si contano 100mila metri cubi di scorie nucleari già esistenti, di cui 27mila m3 derivanti dalle attività delle vecchie centrali nucleari fermate dal referendum del 1987, 50mila m3 derivanti dallo smantellamento delle vecchie centrali e 20mila m3 di rifiuti nucleari che arrivano dalla ricerca e dalle attività ospedaliere e industriali". "Secondo una stima di Legambiente su dati Apat/Ispra -continua il geologo del gruppo ambientalista- ogni anno in Italia circa 1.500 m3 di rifiuti nucleari sono prodotti dalla medicina, dalla ricerca e dalle industrie". "Anche questi sono rifiuti che vanno smaltiti correttamente -aggiunge- perché se dispersi nell'ambiente incidono gravemente sulla salute delle persone. Purtroppo il traffico dei rifiuti è ancora una piaga che coinvolge attività illegali gestite da ecomafie, un problema su cui Legambiente da sempre accende i riflettori". E dunqe, stando ad una nuova 'mappa' diffusa oggi sui media e che vedrebbe coinvolte Toscana, Sardegna, Lazio, Campania, Puglia e Basilicata, i siti sembrerebbero essere già stati delineati. Già a settembre scorso, altre indiscrezioni dei media anticiparono una possibile 'short list' con al centro una cinquantina di Comuni italiani ritenuti idonei come depositi di scorie, studio, secondo le indiscrezioni, che avrebbe realizzato la Sogin, la società pubblica del nucleare, e che sarebbe stato trasmesso al Governo. "Ripeto, ad oggi non c'è ancora una lista ufficiale, a noi non risulta ufficialmente" ribadisce Zampetti sottolineando: "Da quando è stato lanciato il nuovo programma nucleare italiano si vive ancora nell'incertezza sui siti sia per la localizzazione delle centrali che per i siti di stoccaggio delle scorie, siamo ancora in attesa dei critreri dell'Agenzia, escono nomi di luoghi senza ufficialità. La vicenda Scanzano non ha insegnato nulla". "La scelta di un sito è molto complessa -prosegue- sia per l'iter procedurale che per le verifiche locali. Vedo poca trasparenza, è impossibile individuare siti idonei senza un adeguato coinvolgimento dei cittani e degli Enti locali". Entrando nel merito dello stoccaggio dei rifiuti nucleari, Zampetti ricorda infine che "il trattamento dei rifiuti radioattivi dipende dalla classificazione dell'attività delle scorie". "Se l'attività è bassa, come per quelli ospedalieri, -spiega- le scorie rimangono attive per mesi o anni, se è media, come quelle prodotte dalle centrali nucleari o dai centri di ricerca, dura secoli, se l'attività è alta, come per il processo di combustione dell'uranio nelle centrali, dura centinaia di migliaia di anni". "Queste ultime scorie rappresentano una piccola quantità nella percentuale complessiva -spiega ancora- ma sono le più radioattive e richiedono siti geologici stabili". E, riguardo un possibile nuovo referendum chiesto dall'Idv e accettato dalla Corte Costituzionale, Zampetti conclude: "E' utile richiamare gli italiani a votare, Legambiente invita a votare ed a votare sì".