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‘Lei mi crede scippatore di vecchiette’ libro di Giampaolo Ormezzano

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‘Lei mi crede scippatore di vecchiette’ libro di Giampaolo Ormezzano

Arezzo, 11/03/2011_ Si terrà il prossimo lunedì 14 marzo, alle ore 21.00, con il patrocinio del Comune di Arezzo, presso l’ex Chiesa della Madonna del Duomo, in via Oberdan 61 ad Arezzo, la presentazione editoriale di “Non dite a mia mamma che faccio il giornalista sportivo”, l'autobiografia, edita dalla casa editrice aretina Limina, di uno dei maestri del giornalismo sportivo italiano degli ultimi cinquant'anni: Giampaolo Ormezzano. Intervengono assieme all’autore, l’Assessore alla Cultura del Comune di Arezzo, Camillo Brezzi, il giornalista e opinionista del “Quotidiano Nazionale”, Mario D’Ascoli, e l’editore di Limina, Enrico Mattesini.

Il libro
Un libro che è una smitizzazione del giornalista sul cavallo bianco, del giornalista – missionario e del giornalista potente. Un diario felice e dissacrante di una vita forse gaglioffa ma sicuramente onesta e interessante. Aspirante killer di quel giornalismo sportivo che ama e odia e che è stata tutta la sua vita, Ormezzano dà del giornalismo sportivo di oggi un giudizio pieno di molte ombre e poche luci. In altre parole, il racconto di un pezzo di storia del giornalismo italiano attraverso la vita di una grande firma che deve tutto allo sport e però dice che lo sport è ormai un crimine, anche per colpa dei giornalisti, e fa male: al corpo, allo spirito, aiuta a infrangere le leggi e i comandamenti. Ormezzano è da sempre una firma brillantissima e assieme spiazzante:

“Chi lo legga e lo ami, fedelmente aspettandolo su Tuttosport o La Stampa, – scrive il critico letterario del “manifesto”, Massimo Raffaeli, nella prefazione – chi abbia via via collezionato i volumi della sua bibliografia sterminata (su calcio, ciclismo, atletica leggera o insomma su uno scibile sportivo che davvero non ha eguali) non può che riconoscerne all’impronta la cifra d’autore e la scrittura netta, di continuo sobillata da estri elettrizzanti, lo stile velocissimo e pungente, così come la postura frontale, l’etica di chi prende la parola non già per occultarsi in una firma o in un credo corporativo ma per smascherarsi esigendo da sé e dal lettore un rapporto paritetico, un nudo faccia a faccia o persino un duello ad armi pari”.

Nato nel 1935 a Torino, città da lui amatissima anche perché ha una squadra di calcio che si chiama Toro, Ormezzano, è giornalista praticamente dall'età della scuola elementare. Nuotatore agonista discreto a inizio degli anni Cinquanta, è entrato nella redazione di Tuttosport a fine 1953, ci è restato sino a fine 1979 diventandone anche direttore (dal 1974, e senza mai avere scritto la cronaca di una partita di calcio). Passato a La Stampa come inviato speciale, diviene “primatista” mondiale di Giochi Olimpici, coprendone ben 24: da Squaw Valley 1960 a Torino 2006. Un record del mondo zavorrante assai, a cui vanno aggiunti 28 Giri d’Italia e 12 Tour de France, oltre ad aver scritto dai Mondiali di calcio a quelli di atletica, di nuoto, di ping pong… .
In parallelo, ha scritto numerosi libri, tra cui Il vangelo del vero anti-juventino. Ha cominciato nel 1960 a scrivere per un grandissimo settimanale cattolico, Famiglia Cristiana e non ha ancora smesso. Ha scritto slogan pubblicitari, epigrammi, articoli articoli articoli, ha picchiato, per difetto, almeno 120 milioni di volte su tasti della macchina da scrivere. Nella sua lunghissima e fortunata carriera, ha conosciuto di persona e bene, alcuni dei più grandi protagonisti dello Sport, e non solo, di tutti i tempi: Cassius Clay e Villeneuve, Lauda e Pelé, Platini e Maradona, Coppi e Bartali, Pozzo e Ferrari, Thoeni e Tomba, Gimondi e Merckx, Mennea e Berruti, Benvenuti e Spitz, Mazzola (Valentino e figli) e Rivera, Boniperti e Sivori, Eric Segal e Marcello Marchesi, Dalida e Cicciolina.
Nel 1966 è andato nella Cina di Mao, allora chiusa agli italiani, con carta di identità francese. Ha girato l’Africa quando era difficile, e ha passato sei mesi, tremendi, in Giappone. Ha visto i morti di Monza e di Monaco. Storie di posti speciali, di note spese fasulle, di scherzi tremendi, di bizzarrie sue e di colleghi celeberrimi, da Gianni Brera a Giorgio Bocca, da Sergio Zavoli a Candido Cannavò. Insomma un libro che di per sé è il racconto di una vita incredibile, scritto da uno dei più illustri testimoni dei nostri tempi.