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Libia, 150 italiani bloccati a Misurata

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Roma, 25 feb. (Adnkronos) – ''Sono tutte notizie confuse. In queste ore stiamo sperando che la nave italiana possa entrare nel porto di Misurata e salvarli tutti. Ma fino a quando non sentirò la voce di mio marito Giorgio da quella nave, non avrò pace. Solo allora finirà l'incubo''. Lo dice all'ADNKRONOS Mara Foccoli, pensionata di Lumezzane, comune della provincia di Brescia. Suo marito, Giorgio Foccoli, 58 anni, tecnico capocantiere responsabile della squadra Tecnomontaggi di Brescia, dopo la crisi scoppiata nel paese è bloccato insieme ad altri 149 italiani a Misurata, sul golfo della Sirte, terza città della Libia per popolazione dopo Tripoli e Bengasi. Sono al campo Lisco, un compound della Lybian Iron Steel Company, vicino al porto. In questi giorni è stato Skype il loro canale di contatto con famiglie e aziende. La via di fuga passa per il mare, perché l'aeroporto di Misurata è in mano ai rivoltosi. ''Gli italiani nel campo Lisco stanno bene – spiega la donna – sanno che si sta facendo di tutto per salvarli e si sentono a un passo dalla sicurezza. Sono in attesa… L'ultimo contato via Skype con mio marito risale alle 12 di ieri. Gli hanno detto di tenersi pronti ma da quel momento non ho più potuto sentirlo, forse non c'è internet… Ora l'importante è venir via da lì, il resto si vedrà dopo''. Il cacciatorpediniere 'Mimbelli' e la nave da trasporto 'San Giorgio' della Marina militare sono in rada davanti al porto di Misurata per dare il via alle operazioni di evacuazione. Le condizioni del mare, particolarmente difficili, hanno impedito finora l'inizio delle manovre, che comunque sono previste al più presto, appena la situazione lo permetterà. Un'altra nave da trasporto della Marina, il 'San Marco', si trova ora nel porto di Augusta e si tiene pronta ad intervenire per contribuire alle operazioni.

Articlolo scritto da: Adnkronos