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Lo scandalo Simest nel mirino degli agricoltori

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Lo scandalo Simest nel mirino degli agricoltori

“Non ci stiamo ad essere derubati legalmente perché questa è la realtà: il made in Tuscany agroalimentare non è delocalizzabile”. La Coldiretti aretina, insieme a tutte le altre Federazioni toscane e italiane, denuncia il “caso Simest”, la Società italiana per le imprese all’Estero, finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero e controllata dal Ministero dello sviluppo economico. Questa avrebbe usato risorse pubbliche in maniera impropria finanziando direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che sfruttano l’Italian Sounding, ma che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese. Nella questione sono coinvolte aziende del calibro di Lactialia e Gruppo Parmacotto.
L’appello lanciato da Coldiretti Arezzo è stato prontamente accolto e fatto proprio da Provincia, Comune, Camera di Commercio, Associazioni di rappresentanza, Enti, sindacati di categoria “che hanno approvato, o stanno approvando in queste ore – come spiega il direttore della Coldiretti di Arezzo, Giampiero Marotta – delibere o ordini del giorno a tutela del made in Italy agroalimentare, e questo sta avvenendo in tutta la Regione”.
“Abbiamo trovato grandissima attenzione – spiega a sua volta Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Arezzo – e disponibilità da parte dei soggetti che hanno deciso di sostenere la nostra battaglia, questo perché il Tuscany Sounding, (quindi prodotti che hanno nomi toscani ma sono realizzati all’estero), produce un danno economico alle nostre imprese e alla nostra economia: ogni giorno ci rubano un pezzo della magia del nostro territorio. Ecco perché è fondamentale il coinvolgimento delle Istituzioni locali, che diventano nostre alleate nella battaglia in difesa del made in Tuscany”.
La Coldiretti ha sentito la necessità di scendere in campo “a protezione e tutela dei prodotti agroalimentari simbolo del nostro paniere – conclude Marcelli – contro la diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica e raggirano i consumatori, che non possono così scegliere in modo consapevole”. Un’azione che ha visto Coldiretti invitare tutti i soggetti coinvolti – destinati ancora a crescere nelle prossime settimane – ad inserire nell’ordine del giorno dei rispettivi Consigli e Giunte un punto relativo alla discussione ed alla condivisione dell’azione a tutela dei veri prodotti alimentari italiani.