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Macrì: ‘Un cigno nero farà di nuovo sognare la città’

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Macrì: ‘Un cigno nero farà di nuovo sognare la città’

Arezzo – “Arezzo domani – Macrì Sindaco”. Sono le due scritte che campeggiano su uno sfondo azzurro “tagliato” da una striscia tricolore con un cigno nero. Questo è il simbolo con il quale si presenta il candidato Sindaco Francesco Macrì, una scelta attesa dopo le sue dimissioni dal coordinamento provinciale del Pdl.
Danilo Petri ha introdotto la conferenza stampa: “ ‘Arezzo domani’ è la voce della città, di chi manifesta il malcontento diffuso verso una giunta uscente che ha deluso. Malcontento che si percepisce come rumore di fondo, nelle conversazioni dei giovani, per il Corso e osservando le braccia conserte dei commercianti senza clienti. La città chiede un sussulto alla politica, risposte concrete che solo un progetto di città può dare. Pensiamo di concepire l'amministrazione pubblica con senso civico ed è grazie a questa lista che nasce un tentativo di fare emergere le migliori energie e creatività cittadine. Cigno nero è l'evento inatteso, come recita il libro di Nassim Nicholas Taleb e l'evento è questo atto di coraggio, lo strappo di Francesco Macrì, un giovane trentasettenne già esperto di vita amministrativa fin dagli anni dell'opposizione alla giunta Ricci. Un giovane che in questi anni ha messo alla luce gli scandali Marconi, Brezzi e Fraternita dell'attuale amministrazione. Francesco Macrì si ricorda infine per il bel lavoro da assessore nell'ambito di una giunta straordinaria, quella retta da Luigi Lucherini quando il ‘rumore di fondo’ in città non era quello attuale di delusione ma di grande fiducia”.
Francesco Macrì ha quindi presentato le sue linee strategiche: “sapete tutti che sono un uomo di centrodestra, un esponente del Pdl che è sceso in pista, con una scelta tormentata, contro le logiche partitiche locali che giudico molto asfittiche. Ho cominciato a 13 anni in un partito dell'1,5% e da lì è nato il mio percorso fatto di passione e disinteresse. Nel Pdl ho posto questioni importanti, ho accolto inizialmente bene la Sestini purché mettesse assieme tutti coloro che erano contro Fanfani. Poi qualcuno ha segnato confini e quella indicata da Bianconi è diventata una candidata che tirava inevitabilmente a perdere, mentre io ho sempre pensato a un centrodestra arioso e inclusivo. La mia scelta è difficile anche in considerazione dei miei vincoli nazionali: sto rinunciando, in nome dell'audacia e dell'amore per la mia città, a un percorso politico già avviato.
Arezzo ha bisogno di una sveglia poderosa perchè il rischio è scendere di latitudine. Se analizziamo l'assetto istituzionale della città, non si vedono soggetti in grado di invertire il declino. Noi pretendiamo il ricambio generazionale, rinunceremo a gestire le portone e contribuiremo a fare del Comune una macchina amministrativa efficiente. Partiamo dai principi e da questi declineremo i programmi. Sappiamo altresì che da soli non possiamo fare tutto quanto abbiamo in mente per la città, per cui daremo spazio all'unione delle migliori energie cittadine e le metteremo in sinergia con esperti non solo aretini e italiani ma anche internazionali in una commissione sul modello di quella francese Attali, voluta da Sarkozy, la cui creazione sarà il mio primo atto per mettere a disposizione della città esperti di City Making di livello internazionale.
Turismo, cultura e rifunzionalizzazione del centro storico. Quello di Arezzo è morto e Arezzo è una delle poche città d'Italia a poter vantare questo triste primato. E qual è il suo cuore? Il Palazzo di Fraternita in piazza Grande non può essere ridotto solo a meta di trasloco, come fatto dalla Giunta Fanfani. Pensiamo ad esso come alla sede naturale delle iniziative culturali della città. Sarà quindi un grande luogo di aggregazione con bar, bookshop, librerie, sala convegni e per mostre. Nel seminterrato potrà trovare posto il Museo dell’Oro e al piano superiore un outlet della produzione orafa aretina. Un obiettivo strategico è lanciare il brand ‘Arezzo Città dell’Oro’: pensiamo infatti a una vera e propria reciprocità tra oro e Arezzo per il quale l’uno sia veicolo di marketing per l’altro e viceversa in un perfetto binomio tra arte ed economia.

Cultura: finiamola con mostre come i Della Robbia che si è rivelata una flop scandaloso. Serve una svolta di fondo: non pensiamo più di fare le cose per gli aretini ma per farne usufruire i ragazzi di tutto il mondo.

Esempio: Arezzo Wave era fatta da aretini per un pubblico mondiale, Play Art è un fantoccio fatto da non aretini ma solo per gli aretini, secondo la migliore tradizione asfittica che ha animato questa giunta per 5 anni.
Innovazione e modernizzazione: va riorganizzata l'amministrazione in senso trasparente, e le parole d'ordine saranno internet e open source. Daremo spazio agli hacklab: laboratori autogestiti che possono offrire occasioni di lavoro e sviluppo per giovani ingegneri informatici. Individueremo un'area per un polo tecnologico ad Arezzo e in questo senso la stessa realtà universitaria dovrebbe orientarsi a questo settore.
Come giovani poi abbiamo il dovere morale di occuparci degli anziani: vogliamo realizzare un centro ad hoc fondendo Istituto Fossombroni e Fraternita dei Laici. L'edificio attuale della Casa Pia va dismesso, anche in relazione ai suoi costi elevati, per dedicare risorse a un'autentica struttura di cui la città vada fiera.

Edilizia popolare: in troppi pensano che le assegnazioni finora siano avvenute con criteri poco trasparenti. Servono case per le giovani coppie che possano beneficiare anche dell'ausilio di un mutuo sociale. Si possono accantonare speculazioni immobiliari e realizzare su terreno pubblico edifici da vendere poi a prezzo di costo. Abbiamo il dovere morale di aiutare queste persone.
Le risorse ci sono e non può essere fatta demagogia. Siamo di fronte, come sottolinea il Ministro Tremonti in relazione agli enti locali, sprechi immensi. Questa Giunta ha fatto spese folli per eventi inutili e con nessuna rifunzionalizzazione del bilancio. Chiuderemo le aziende che non servono e ridurremo quindi i consigli di amministrazione. E abbandoneremo il corpo sociale delle aziende non strategiche. Arezzo Innovazione non serve a nulla, la Biblioteca si può fondere con la altre istituzioni. Fine anche delle consulenze insignificanti che sono soltanto prebende prodotte dalla politica.
Infine la sicurezza, un tema a me caro: rafforzamento quindi della Polizia Municipale, uno dei pochi settori del Comune che ha bisogno di più personale. Questa deve essere il vero front-office dell'Amministrazione e ne valorizzeremo il lavoro che potrà essere ulteriormente sviluppato e reso più efficiente con il contributo delle professionalità degli istituti di vigilanza privata”.
Macrì ha concluso rimandando al giorno di presentazione delle liste la stesura completa del programma per il governo cittadino.