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Omicidio Rea, il marito di Melania ancora interrogato in caserma

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Ascoli Piceno, 11 mag. (Adnkronos/Ign) – Nuovo interrogatorio per Salvatore Parolisi, caporal maggiore dell'Esercito, vedovo di Carmela Melania Rea uccisa il 18 aprile scorso con diciannove coltellate. Resta comunque immutata la sua posizione. Il marito di Melania resta parte offesa e non è indagato per la morte della moglie Carmela Melania Rea. L'uomo ha lasciato da poco la caserma di Castello di Cisterna, dove è stato ascoltato come persona informata sui fatti dal pm e dagli investigatori ascolani. Vittoria, la madre della donna uccisa, difende il genero. Non crede che possa essere coinvolto nella morte della figlia. ''No, non ci credo, nemmeno se lo vedo ci credo'' ha detto ai microfoni di 'Chi l'ha visto?', trasmissione di Rai Tre. La signora Vittoria ha aggiunto di essere molto preoccupata per Parolisi. '
'Mi sento male perché è da solo -ha aggiunto-, non ha nessun familiare vicino, mi sento male per questo''. I due interrogatori, quello di ieri e quello di oggi sono entrambi avvenuti nella caserma del comando territoriale dei carabinieri di Castello di Cisterna nel napoletano. La presenza del gruppo investigativo ascolano, il pm Monti e i carabinieri a Napoli potrebbe stare a significare che vi sia un filo che leghi il luogo del ritrovamento del corpo di Melania, massacrato con diciannove coltellate e il napoletano. Non sarebbe da escludere che gli investigatori stiano eseguendo dei rilievi nella terra di origine di Melania Rea.
Nella giornata di ieri Parolisi, era stato ascoltato dal pm di Ascoli Piceno, Umberto Monti. Nel corso del colloquio, durante il quale sarebbero stati affrontati anche alcuni punti relativi alla relazione di Parolisi con una soldatessa, l'uomo avrebbe inoltre affermato che non aveva intenzione di lasciare la moglie.
Un delitto efferato senza testimoni su cui sono state avanzate sospetti e ipotesi diverse. "L'omicidio – sottolinea all'ADNKRONOS il criminologo Carmelo Lavorino – è del tipo domestico-amicale, personale. Potrebbe trattarsi di un regolamento di conti fra donne. L'ipotesi di un omicidio maniacale o a sfondo sessuale oggi perde consistenza". "La siringa trovata sul corpo, la posizione del laccio emostatico, le ferite a diversi livelli di tempo sulla vittima – dice Lavorino – fanno pensare a una messa in scena, a un'alterazione della scena e a un depistaggio per fare credere quello che non è, cioè un omicidio a sfondo sessuale commesso da un maniaco.
E le ferite trovate sul corpo, successive alla morte, dimostrano che l'assassino ha avuto il tempo di organizzare il depistaggio". "Alla base un litigio – dice il criminologo – causato da problemi personali con quello che sarebbe poi diventato l'assassino. Un delitto d'impeto finito con un over killing, vero indicatore di odio, di rabbia e di perdita del controllo. Un omicidio non premeditato e non necessariamente avvenuto per mano di un uomo".

Articlolo scritto da: Adnkronos