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Paolo Guzzanti racconta vecchie e nuove prostituzioni

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Paolo Guzzanti racconta vecchie e nuove prostituzioni

Arezzo – A distanza di dieci anni Paolo Guzzanti, all’epoca editorialista e vice direttore del ''Giornale'', è tornato ad Arezzo ospite, sabato 26 febbraio, dell’iniziativa “Il Giardino delle Idee”.
Nel 2000, infatti, assieme a Sandro Curzi, direttore di Liberazione e Clemente Mimun, direttore del TG2, fu premiato dall’Amministrazione Comunale con il riconoscimento Pietro Aretino per la capacità ironica con la quale aveva saputo raccontare in quegli anni aspetti della vita sociale italiana generalmente meno indagati dai mezzi di comunicazione.

All’interno di un Auditorium del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo tutto esaurito (247 ingressi) Paolo Guzzanti ha presentato il Suo ultimo libro dal titolo “Mignottocrazia” (Aliberti editore).

Al termine dell’incontro/confronto tutte le copie del libro in vendita nel desk dell’Auditorium sono andate vendute in pochi minuti e il dr. Guzzanti si è intrattenuto con il pubblico per autografare le copie e rispondere ad alcune domande.

Abbiamo chiesto al dr. Guzzanti di rispondere ad alcune curiosità, ringraziandolo per aver accettato il nostro invito e di essere stato ospite della nostra città.

Paolo Guzzanti, autore riconosciuto del termine “mignottocrazia” ha sentito il bisogno di scrivere un libro per l’appunto dal titolo “Mignottocrazia”. Perché?

“Il nostro Paese sta assistendo a una deriva pericolosa nella quale alla donna viene richiesto esclusivamente un dato di avvenenza fisica.

Non dividerei però il mondo femminile in due categorie assolute ovvero le belle e stupide contro le bruttine e intelligenti: ci sono numerose donne belle e intelligenti, come tante altre brutte e stupide, così come molti uomini.

Per esempio, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che conosco da molti anni, cioè sin da quando era presidente dei Giovani industriali, è una donna in molto intelligente, con una mentalità aperta, laica.

Ed è anche molto affascinante.

Ho scritto un libro con un titolo scomodo e per certi versi sgradevole, ma questa sgradevolezza non è dovuta al titolo stesso, bensì a una situazione che questo titolo rispecchia: una deriva del potere che ormai si fonda su una forma di prostituzione.

Non si tratta delle solite storie, vere o false, attribuite al presidente del Consiglio, alle sue personali avventure e svagatezze o alle sue serate in libertà.

Questo, certamente, fa parte di un quadro generale, ma ciò a cui mi riferisco io è invece il berlusconismo in quanto sistema.

Conosco molto bene Berlusconi e l’ho sentito teorizzare molto intelligentemente alcune cose.

E ciò rappresenta un dato molto importante: a Berlusconi non capitano degli incidenti, non commette delle gaffes, bensì sa benissimo che, quando agisce in un certo modo, in campo sessuale ma anche in altri, egli acquista popolarità.

Se si vanno a leggere bene i sondaggi, si nota che, in determinate situazioni, la sua popolarità sale anziché scendere, come talvolta qualcuno si augurerebbe, magari per motivi di buon gusto.

In pratica, Berlusconi, molto più semplicemente, è convinto di poter sostituire il personale politico, che generalmente è brutto, maschile, poco attraente, ma pericolosamente indipendente, o che cerca di pensare con la propria testa, con una generazione di giovani, prevalentemente belle ragazze ma non solo, che si segnalano, fondamentalmente, per il proprio sex appeal.

Questo, dunque, esclude eventuali storie sessuali o vicende piccanti che, talvolta, ci sono, ma rappresentano, nel mio libro, un dato secondario”.

Lei denuncia soprattutto questa moda che ha reso prioritaria, in politica, la cosiddetta bella presenza?

“Naturalmente: se l’avvenenza è il primo requisito, si va a penalizzare fortemente l’intelligenza e le altre qualità intellettuali, perché se si debbono scegliere cento belle ragazze e vengono scartate tutte quelle che non lo sono, questo abbassa notevolmente il livello qualitativo della selezione.

Ciò lo si è capito molto bene proprio al momento della fondazione del Pdl, quando si è svolto il I° Congresso.

Ne ero già fuori, ma ho seguito l’evento per televisione e lì si è visto che le prime file non erano più occupate dai vecchi politici del Partito, non c’erano Alfredo Biondi, Fabrizio Cicchitto o Antonio Martino, bensì delle persone sconosciute ma graziose, prevalentemente ragazze, ma anche alcuni ragazzi che avevano come caratteristica quello di essere belli e giovani.

Nella mentalità di Berlusconi questa deve essere la modalità con cui ottenere il ricambio di sangue della politica, ottenendo, in questo modo, un parlamento di gente che poi si comporta in maniera impiegatizia, perché questi candidati vengono addirittura portati in determinate scuole dove vengono sottoposti a dei veri e propri corsi intensivi di apprendimento di regolamenti e via dicendo”.

E’ per questo motivo che in molti dibattiti televisivi si nota, in alcuni esponenti, un certo ricorso alla lettura di testi o di un intercalare del tipo: “Come giustamente ha detto il presidente Berlusconi”, oppure: “Come ritiene anche il nostro premier”?

“Sì, esattamente: una formazione da Partito comunista cinese.

Cominciai a dire, allorquando iniziai a dar segni d’insofferenza, che gli incontri o le varie convention del Partito ormai sembravano i festeggiamenti di Kim Il-sung, il presidente della Corea del Nord, con tutte queste danzatrici, quel trionfo grafico di nuvole, le mascherine che ti accompagnano al posto come a teatro. Insomma, tutte cose che non servono a molto, in politica”.

Berlusconi sta commettendo questi errori perché scambia certi criteri come dei risvolti di modernità?

“Berlusconi persegue un suo fine.

Secondo me, tutto questo è un errore, ma dal suo punto di vista è una cosa astutissima: egli punta a disossare, in un certo senso, la democrazia dalle sue regole incardinate.

Come dice egli stesso, lui è l’uomo del fare e non gli importa dell’esistenza di quelli che chiama lacci e lacciuoli, che poi sono la Camera, il Senato, le commissioni, gli emendamenti, le votazioni, il presidente della Repubblica, la Costituzione, insomma tutto ciò che lo ostacola, ignorando – o meglio, non lo ignora affatto, anzi lo sa benissimo – che la democrazia occidentale, che non è quella di Chavez o di Putin, si fonda su due elementi, quello delle elezioni, in cui si va a votare, un Partito perde, un altro vince, il primo va all’opposizione e il secondo governa.

Questo è l’aspetto competitivo della politica, ma poi c’è anche quello delle regole, delle procedure, dei pesi e contrappesi, dei check and balance, che servono espressamente a ostacolare proprio chi governa o chi ha vinto le elezioni.

Quando Obama ha vinto le presidenziali negli Stati Uniti, poi si è trovato contro il Congresso e il Senato e, infine, ha perso le elezioni di medio termine.

E così è accaduto anche in Francia.

Ciò perché la democrazia deve avere le elezioni, con chi vince e chi perde, ma anche il momento in cui chi governa deve trovare ostacoli, cercare compromessi, fare patti anche con l’avversario politico, se necessario.

Questo secondo aspetto, per Berlusconi è solo fumo negli occhi”.

Oltre al titolo, in copertina c’è anche un sommario che appare piuttosto allusivo: “La sera andavamo a ministre”. Cosa significa?

“Si tratta di un’allusione a un sistema intrinsecamente prostitutorio: allorquando si ammette che la bellezza e il sex appeal sono gli strumenti principali da utilizzare per avere successo e non la laurea o gli anni di esperienza passati in un’amministrazione pubblica, ma viceversa le tue misure o il tuo aspetto fisico, inevitabilmente si crea un’osmosi tra il comportamento pubblico-politico e quello privato.

Una tendenza che ormai vediamo ovunque, poiché stiamo vivendo in un momento di grande prostituzione di massa: lo sanno bene coloro che studiano il fenomeno, per esempio, delle ragazzine che si prostituiscono per farsi ricaricare il telefonino.

Se a ciò aggiungiamo tutta una serie di scandaletti o scandaloni che, a torto o a ragione, sono stati attribuiti ad alcune vicende personali del premier, emerge una cultura che proviene dalla televisione, in cui c’è tutto questo mondo di vallette, veline, meteorine, letterine e via dicendo, tutte ragazze con un bel cubetto, belle tettine, un bel visino e gambe lunghe che aspirano, naturalmente, a fare carriera, che vogliono andare al Grande Fratello, oppure vogliono fare l’assessore in qualche amministrazione regionale o addirittura andare in parlamento.

E, ovviamente, si crea una sorta di scalata a conoscere, a entrare nelle grazie di quello che Veronica Lario ha definito l’imperatore, cioè il presidente del Consiglio.

Poi, certamente, il premier sarà anche la persona più casta di questo mondo, come certe volte egli stesso sostiene, ma questo non è importante: quel che conta, alla fine, è il movimento, il fenomeno che si viene a creare, che uccide la dignità della donna”.

E’ giunto, a suo parere, il momento di spiegare al Paese che nemmeno l’attuale premier possieda la bacchetta magica per risolvere i problemi?

“Gli italiani da Berlusconi non vogliono riforme istituzionali o realizzazioni concrete: gli italiani votano Berlusconi perché gli piace, perché è un uomo che fa esattamente ciò che molti vorrebbero fare e non possono, ha un sacco di soldi, gli piacciono le belle donne, insomma ci rispecchia fedelmente.

Ma la cosa più preoccupante e che quando Berlusconi finisce al centro di vicende piccanti, in cui l’immagine della donna viene messa in discussione e umiliata, purtroppo i sondaggi ci dicono che la popolarità di Berlusconi proprio presso le donne italiane cresce.

E questo è un fatto molto indicativo, nella sua negatività.

Ho sentito dire, soprattutto a Roma, in cui si parla un linguaggio talvolta greve, frasi del tipo: “Embè? A lui je piacciono le donne: sempre mejo de quelli che vanno coi froci”, dimostrando ancora l’esistenza di determinati cliché, di una certa omofobia, pregiudizi che però mantengono una loro grande presa popolare, purtroppo”.

Ringraziamo il dr. Guzzanti per la simpatia e gentilezza con la quale ha voluto rispondere alle nostre domande e lo ringraziamo ancora una volta per aver accettato il nostro invito.

Il Giardino delle Idee riprende sabato 12 marzo 2011.