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Pinturicchio e il Bambin Gesù delle mani

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Pinturicchio e il Bambin Gesù delle mani

Chiusi della Verna – “Ritrasse sopra la porta d’una camera la Signora Giulia Farnese nel volto d’una Nostra Donna, e nel medesimo quadro, la testa d’esso Papa Alessandro che l’adora”
(dalle Vite di Giorgio Vasari)
E’ un prezioso frammento di affresco, chiaramente parte di una più ampia composizione, che rappresenta un piccolo Gesù benedicente, oramai noto come “ Bambin Gesù delle mani”: ben cinque, le proprie, quelle della Vergine Maria che lo sorreggono e un’altra maschile che teneramente gli accarezza il piede. Vasari non l’aveva sparata grossa, anzi aveva riportato fedelmente quello che si mormorava: il Pinturicchio aveva osato dare le fattezze della bella Giulia Farnese alla Madonna, ritraendo anche il suo amante papa Alessandro VI “adorante” nello stesso affresco destinato ad impreziosire una parete degli Appartamenti Borgia in Vaticano. L’opera, ça va sans dire, venne pudicamente segretata dopo il declino dei Borgia, ma nel 1612 Francesco IV duca di Mantova e perciò storico rivale dei Farnese, viene a sapere che essa esiste davvero (onore al Vasari). Incarica così Pietro Facchetti, pittore e copista di famiglia, di realizzarne una copia. La cosa riuscì grazie ad una corruzione perfetta per questo caso: il Facchetti non fece ricorso a una volgare mazzetta ma a un paio di calze di seta offerto a un raffinato guardarobiere del Vaticano. I Gonzaga avevano un’ulteriore quanto imbarazzante arma da utilizzare contro i Farnese.
Nonostante tutto, il sipario cadde sulla vicenda per essere riaperto solamente nel 1940. Il marchese Giovanni Incisa della Rocchetta, storico dell’arte, si imbatte casualmente nella tela secentesca del Facchetti e riconosce che la Madonna e il Bambino corrispondono a quelli raffigurati in due distinti dipinti appartenenti da secoli alla sua famiglia materna. I due quadri sono gli unici superstiti alla distruzione del dipinto vaticano ordinata a metà Seicento dal suo antenato Fabio Chigi, eletto papa con il nome di Alesandro VII. Ma, pur ben esposta dallo storico e marchese in “Ricostruzione d'un Pinturicchio Borgiano”, la scoperta continuò a essere ignorata dagli studiosi. La parola fine a questa vicenda viene scritta nel 2004 dallo studioso Franco Ivan Nucciarelli, professore di iconologia all'Università di Perugia, che rintraccia il Bambin Gesù delle mani sul mercato antiquario e ne propone l'acquisto al Gruppo Margaritelli. Affidato alla Fondazione Guglielmo Giordano per lo studio e la divulgazione, il dipinto è stato presentato a Roma nel 2007 a Palazzo Venezia, quindi a Perugia, Madrid e Cipro. Infine qui a Chiusi della Verna, nella podesteria che fu del padre di Michelangelo Buonarroti. E tutto sembre ricomporsi. Il tempo rende onore all’arte e ai suoi misteriosi ricongiungimenti e scolorisce intrighi e nefandezze che appartengono in aeterno al potere. Esci dalla podesteria con negli occhi la bellezza del Bambin Gesù visto da Pinturicchio e nella testa la storia terribile di Giulia Farnese “sponsa Christi” e ti imbatti in tanti capannelli di suore dalle vesti candide e dagli sguardi sereni di chi ha scampato vita e peccato.

Un grande successo: dal 16 luglio ad oggi sono stati staccati oltre 1500 ingressi e pertanto la mostra è stata prorogata sino al 30 settembre

Per informazioni
Podesteria di Michelangelo
Chiusi della Verna (Arezzo)
[email protected]
www.michelangelo.it
www.pinturicchio.org
T 0575 599357