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Poche creme ma ‘buone’

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Poche creme ma ‘buone’

Milano, 1 lug. (Adnkronos/Adnkronos Salute) – Biodegradabili ed ecodermocompatibili, alleati della pelle e rispettosi dell'ambiente. Ecco l'identikit dei prodotti solari 'sostenibili', per un'estate sicura non solo per la salute dei vacanzieri, ma anche per il fragile ecosistema marino. I consigli per la tintarella amica di madre natura arrivano dalla dermatologa Riccarda Serri, presidente di Skineco, Associazione internazionale di ecodermatologia. Oltre alla scelta delle creme giuste, spiega l'esperta all'Adnkronos Salute, i turisti fedeli alla filosofia 'green' dovrebbero anche alleggerire il bagaglio di tubetti, vasetti e flaconcini da portare in viaggio e in particolare in spiaggia. Poche creme, quindi, ma 'buone'. Obiettivo: proteggere la cute al sole, senza però far del male all'acqua, ai pesci e ai coralli.
La prima regola per chi non vuole 'mandare in vacanza' la propria coscienza ambientale, ricorda l'ecodermatologa, è quella di "stare attenti ai prodotti non biodegradabili e ittiotossici. Parecchi filtri solari, infatti, risultano dannosi per gli organismi marini". Occhio all'etichetta, dunque, per fare in modo di evitare ingredienti a rischio come i composti petrolati e gli oli minerali (contenuti per esempio nei prodotti definiti 'resistenti all'acqua'), o ancora i siliconi, gli acrilati, i condizionanti e gli addensanti tossici. E poiché per i non addetti ai lavori non è certo semplice orientarsi nella lunga lista di ingredienti riportata sulle confezioni dei solari, in generale vengono considerati 'eco-bio' i filtri cosiddetti fisici (sostanze minerali come l'ossido di zinco e il biossido di titanio).
Tra i filtri chimici, invece, "meglio preferire composti di nuova generazione come il mexoryl e il tinosorb – cita la specialista – I nuovi solari tendono infatti a essere ecodermocompatibili" e dunque adatti alla missione: "Difendere l'ecosistema ambiente, ma anche l'ecosistema pelle". Fare in modo che la difesa della pelle sotto il sole non si trasformi in un attacco agli abitanti del mare, tuttavia, oggi non è così semplice. Saper decifrare i nomi elencati alla voce 'composizione' è sicuramente virtù di pochi. A tutti gli altri, almeno al momento, non resta che fidarsi della parola delle industrie di settore. "Esistono delle certificazioni di ecologia private che i produttori pagano per ottenere – spiega Serri – Molte aziende pensano che sia sufficiente dire che un prodotto è ecologico perché la gente ci creda. Ma i consumatori sono confusi, ormai non sanno più distinguere ciò che è millantato come ecologico da quello che lo è scientificamente".
Da qui la proposta dell'ecodermatologa: "Le industrie dovrebbero valutare l'opportunità di collaborare con enti scientifici specializzati fra cui la stessa Skineco". Magari arrivando a lanciare una sorta di 'bollino verde', per permettere a chi compra di sapere per certo – con la garanzia di specialisti in materia in grado di certificarlo – che quel determinato prodotto non danneggia l'ambiente. Nel frattempo, i più 'ecosensibili' possono informarsi anche su Internet. Notizie scientificamente validate si possono trovare ad esempio, oltre che sul sito di Skineco (www.skineco.org), anche sul portale dell'Environmental Working Group (www.ewg.org) che ha redatto uno speciale dedicato proprio agli schermi solari. Ma "fare vacanze sostenibili – evidenzia la presidente di Skineco – significa anche portare con sé il minor numero possibile di prodotti", magari optando per formulazioni 'multitasking' in grado di assolvere a più di una funzione: a cominciare dal bagnoschiuma e dallo shampoo, per i quali "si può scegliere un prodotto '2 in 1' – consiglia l'ecodermatologa – Poi si può decidere di portare in viaggio un'unica crema doposole, anziché due per il viso e per il corpo.
E attenzione anche alla doccia in spiaggia: i detergenti utilizzati devono assolutamente essere ecocompatibili". Da evitare anche 'l'overdose' di schermi solari. "Possono bastare una protezione 50+ per le parti sensibili, magari in formato stick – continua Serri – e una medio-alta con la quale 'giocare', a seconda delle necessità, variando la quantità": si può aumentare lo strato di crema durante i primi giorni di esposizione o quando il sole è più forte, e ridurlo quando la pelle è ormai scura o il sole 'morde' meno. Ovviamente, "va sempre ricordato che è meglio evitare l'esposizione al sole nelle ore centrali del giorno – puntualizza l'esperta – e che sono sempre consigliabili maglietta, cappello e occhiali scuri anche e soprattutto per i bimbi. I neonati, inoltre, non vanno mai esposti alla luce diretta del sole".
E se si vuole proteggere il bebè dai raggi anche durante le uscite 'consentite', "si può tranquillamente usare la stessa pasta che si utilizza durante il cambio pannolino". Infine, occhio ai profumi (al sole sono da evitare) e ai repellenti per insetti. A volte vengono aggiunti anche nei prodotti solari, ma spesso si tratta di composti nemici dell'ambiente. Per schermarsi da punture indesiderate è meglio proteggersi 'dal di dentro': "Si possono assumere per bocca vitamine del gruppo B", consiglia la dermatologa.

Articlolo scritto da: Adnkronos

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