Roma, 24 mag. (Adnkronos Salute) – Il campione di golf Tiger Woods è stata l'ultima celebrità in ordine di tempo ad aver ammesso la sua mania per il sesso, dopo il divorzio milionario dalla moglie a causa delle costanti scappatelle. Negli anni '90, era stata la volta di Michael Douglas, fra i primi a curarsi in una clinica specializzata. Ora, dati alla mano che rendono conto della costante crescita del fenomeno anche fra i 'comuni mortali', gli psichiatri riuniti alle Hawaii per il meeting annuale dell'American Psychiatric Association propongono di inserire la dipendenza da sesso nel prossimo 'Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders' (Dsm-5), la 'Bibbia della psichiatria' in uscita nel 2013. Il manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali – riporta il 'Los Angeles Times' – comprende appunto tutte le patologie psichiatriche ufficialmente riconosciute.
Chiaramente, avvertono gli esperti, non tutti coloro che fanno sesso in grande quantità sono malati, ma esistono ormai abbastanza conoscenze scientifiche per affermare che il disordine da ipersessualità, caratterizzato non solo da un numero eccessivo di rapporti, ma anche da contatti intimi a rischio, esiste davvero. Secondo una ricerca presentata al congresso da ricercatori svedesi, il 92% degli uomini affetti da ninfomania ha almeno un sintomo di depressione. Il benessere generale sia degli uomini che delle donne dipendenti dal sesso è, inoltre, inferiore rispetto alle persone senza questo tipo di problema.
"L'attenzione verso questo tipo di disturbo – sottolinea Patrick Carnes, direttore del programma Gentle Path per la dipendenza da sesso al Pine Grove Behavioral Health & Addiction Services di Hattiesburg, Mississipi, dove Woods si è ricoverato dopo il suo divorzio – sta aumentando nel momento giusto: la pornografia su internet dilaga e si cominciano a vedere sempre più 15enni ossessionati dal sesso". Fra i nuovi disturbi inclusi nel Dsm-5, probabilmente anche la dipendenza da gioco d'azzardo. Sotto i riflettori infine quella da shopping, da Internet e da sport, su cui non c'è però ancora abbastanza materiale scientifico per pensare di definirli come malattie a sé.
Articlolo scritto da: Adnkronos