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Schiralli alla Scuola per Genitori di Confartigianato Arezzo

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Arezzo – Facebook e i vari social network, il computer e l'uso smodato di internet, gli SMS a valanga: anche queste possono diventare droghe e creano dipendenze, con relative crisi di astinenza, come quelle tradizionali. Rosanna Schiralli, psicoterapeuta e pedagogista, autrice di saggi, fra le più note nel panorama nazionale, fa letteralmente sobbalzare sulla sedia i tanti genitori che ieri sera (10 febbraio 2010) hanno affollato l'Hotel Etrusco di Arezzo per la 4a lezione della Scuola per genitori promossa da Confartigianato Arezzo. La psicoterapeuta tiene la sua relazione sul tema “La valigia della sicurezza”, ovvero come educare i figli ad affrontare la vita e corredarli del giusto bagaglio di difese naturali indispensabili per non cadere, appunto, in nuove o vecchie dipendenze. Parte dalla sua esperienza la dottoressa Schiralli e racconta come, negli anni '80, le dipendenze erano quelle classiche, ben identificate e identificabili. Il “drogato” nell'immaginario collettivo era quello con la siringa in mano ed erano ancora sconosciuti fenomeni come anoressia, bulimia, i vari disturbi del comportamento, le nuove droghe e lo “sballo” del venerdì e del sabato sera. Alcool compreso, almeno a livello dei giovanissimi. “Un tema questo – sottolinea la Schiralli – sul quale l'Italia ha un triste primato: l'età più giovane, appena 11 anni, per l'inizio delle sbornie”. Ma non basta. Ci sono anche le “new entry” e qui l'esperta non ha dubbi: “telefonini e computer possono generare dipendenza esattamente come le droghe tradizionali”. “In Danimarca – racconta – hanno aperto un centro per disintossicare dagli SMS (c'è chI ne manda anche 600-700 al giorno), con la stessa terapia dello scalaggio graduale che si usa per le sostanze psicotrope, mentre al Policlinico Gemelli, a Roma, è attivo un servizio per le intossicazioni da Facebook e in generale da internet e dall'uso compulsivo del computer. I sintomi dell'astinenza – spiega Schiralli – sono gli stessi dell'astinenza da eroina: tremore, febbre, attacchi di panico, dolori alle ossa. E mentre in platea si ghiaccia il sangue ai genitori, lei continua. “Ma come è possibile , vi domanderete voi, mica uno sniffa il mouse o si inietta la tastiera. Eppure – incalza lei – i meccanismi con i quali reagisce il cervello sono gli stessi di quelli provocati dall'eroia.” E continua implacabile a elencare dipendenze, come quella dello shopping compulsivo. In sala le signore sobbalzano. Ma Schiralli rassicura: “Non è patologico entrare in un negozio in un giorno in cui ci si sente giù e uscirne con tre magliette e quattro pantaloni, è patologico comprare 70 borse firmate Vuitton, Braccialini e Prada in un solo mese, con uno stipendio di 900 euro al mese. Come è capitato ad una mia paziente di 25 anni.” Non è finita. Schiralli elenca ancora il balconing (7 morti a Ibiza l'estate scorsa) o la moda di guidare a fari spenti nella notte, ma aggiunge anche la più inoffensiva “mancanza di entusiasmo” e “mancanza di desiderio”, che oggi sembra connotare bambini e adolescenti. “Quando domando agli adolescenti cosa vorrebbero – racconta – mi sento rispondere, nell'ordine: 1) In che senso? 2) bella domanda 3) C'è una domanda di riserva? 4) Non lo so 5) Glielo posso dire un'altra volta?”. La domanda rivolta ai genitori è: “perché succede?”. “perché ora? E non prima? Perché tutte queste dipendenze, perché oggi ci sono i bambini iperattivi, che prima non c'erano? Perché c'è la sindrome da biberon e da allattamento infinito?” Per la risposta Schiralli prende a prestito l'immagine di un aereo in fase di turbolenza. “Come vi sentireste se il pilota e le hostess invece di rassicurarvi chiedessero a voi cosa fare? Ecco, pensate che il bambino vede il babbo come il pilota e la mamma come la hostess. Lui è il passeggero, ha bisogno di sapere che l'areo è in mani sicure e che saprà affrontare la turbolenza.” Questa la strada per passare dalle “pulsioni” tipiche del bimbo piccolo, che vuole tutto e subito e non sa attendere, e farle diventare “emozioni” più facili da controllare. “Una strada che significa saper dire “no” con tranquillittà, ma anche con autorevolezza, e che certamente – rassicura l'esperta – porterà a far crescere individui equilibrati, in grado di affrontare la vita, i suoi lutti e le sue asperità con la “valigia della sicurezza”, ossia con gli anticorpi giusti.” Anche le neuroscienze e le più nuove apparecchiature diagnostiche convalidano questo percorso. “E' stato dimostrato – conclude Schiralli – attraverso risonanze magnetiche, Tac e Pet – che il cervello reagisce agli stimoli in maniera diversa se lasciato alla fase delle “pulsioni” o se guidato nella fase delle “emozioni” e anche le aree cerebrali che si attivano sono diverse. Quando il bambino o l'adolescente si sente guidato da piloti sicuri – sottolinea ancora Schiralli – entrano in circolo sostanze buone, che danno un senso di benessere, come la serotonina. Quando invece si è lasciati in balia delle pulsioni il cervello è pieno di cortisolo, che porta agitazione e insonnia”. “E poi – ricorda – anche le nonne sapevano che i bimbi non vanno fatti giocare fino a tardi, perchè altrimenti non dormono!”. Infine una citazione all'ultima scoperta scientifica: “i neuroni specchio.” “Quando si dice “mio figlio mi legge nel pensiero” oppure “mio figlio ha le antenne”, è vero – conclude Schiralli – la scienza ha dimostrato che l'essere umano, fin da piccolissimo, è dotato di questi neuroni che gli permettono di “captare” l'empatia con i genitori. E sono proprio questi che gli fanno sentire se il papà e la mamma sono o meno dei buoni piloti. Se capiranno che lo sono saranno bambini tranquilli e cresceranno con in mano “la valigia della sicurezza”. Altrimenti…problemi in vista.” Come si chiama la ricetta? “Educazione emotiva”. E per chi vuole approfondire Schiralli indica un sito: www.educazioneemotiva.it