Home Politica Tutto il dibattito sulla ‘rinascita’ dell’area Lebole

Tutto il dibattito sulla ‘rinascita’ dell’area Lebole

0

L’adozione era avvenuta il 28 marzo scorso. Oggi è stata la volta delle osservazioni e dell’approvazione definitiva. Il Piano complesso di intervento denominato “Cittadella degli affari”, la cui area insiste in quella che un tempo era la Lebole, è guidato da una filosofia di fondo che, ha spiegato l'assessore all'urbanistica Stefano Gasperini, vuole integrare funzionalmente ex Lebole, Centro Affari e città a cominciare dal quartiere di Pescaiola e dalla zona industriale di Pratacci.
“Il dibattito pubblico, le manifestazioni di interesse, la discussione che viene da lontano hanno dato adito sia a una procedura trasparente che a contributi progettuali di cui abbiamo tenuto conto. Ne è emerso un quadro perciò significativo, equilibrato e che accresce il livello di qualità urbana della nostra città. Non possiamo che notare come l'area siffatta sia una delle porte di accesso ad Arezzo perciò andranno privilegiate architetture contemporanee, di pregio, che sfruttino energie rinnovabili e strutture verticali che limitino il consumo di suolo. Le destinazioni sono direzionale, commerciale e residenziale mentre 5.000 mq sono per edilizia residenziale pubblica. La piastra commerciale più importante era già stata ridotta in sede di adozione del piano da 5.000 a 3.500 mq sfruttando questi 1.500 mq in eccesso per rendere più omogenea la presenza del commerciale in tutti i lotti, compresi i residenziali. Spazio alle aree verdi, per un totale di 40.000 mq, tra cui un parco urbano, a piste ciclabili di collegamento con la città, al raddoppio del raccordo e alla riqualificazione della tangenziale. La funzione pedonale sarà prevalente mentre la destinazione privilegiata è quella direzionale anche perché siamo vicino a Pratacci e al Centro Affari: la ex Lebole può essere motore di sviluppo del polo fieristico e del settore turistico-ricettivo. I parcheggi sono prioritariamente in struttura, sempre per utilizzare al minimo il suolo, con una parte interrata pari quanto meno all'ottanta per cento. L'altezza degli edifici non andrà a detrimento delle visuali significative del centro storico. Il futuro piano attuativo andrà a fissare le connessioni con il sistema dei trasporti limitrofo, anche ferroviario, e a dare la migliore definizione a questa flessibilità urbanistica adesso impostata”.

Alessandro Ghinelli (PDL) ha espresso la sua contrarietà all'utilizzo del Piano complesso di intervento per quest'area: “è un'impostazione criticabile perché la 'cittadella degli affari' ha dimensioni rilevanti, non è di certo un lotto urbano. Un'area che ha per lo meno due peculiarità: è attraversata dal raccordo, che non è strada comunale ma dell'Anas, e contiene il Centro Affari che è l'unica struttura che giustifica il nome di 'cittadella degli affari' all'intera zona. Purtroppo il Centro Affari, una volta completato, sarà una cattedrale nel deserto, sarebbe stato meglio se l'amministrazione avesse urbanisticamente progettato l'area coerentemente a quello che è il suo nome e dunque privilegiando la presenza di questa struttura. Il disegno di una città nasce dalle sue infrastrutture e queste mancano oggettivamente. Hanno provato a sottolineare questa mancanza alcune osservazioni che, peraltro, vista la provenienza, esprimono soprattutto certe preoccupazioni legate alla presenza del commerciale. Insomma, la partita si gioca sulle infrastrutture, su ciò che consente alla gente di muoversi e, in definitiva, di produrre reddito. Questa dell'area Lebole è un'opportunità che Arezzo non poteva mancare ma a fare l'affare saranno solo in tre: il proprietario, chi costruisce, e già sento le 'armate' del Valdarno arrivare, e la banca che presterà i soldi. Per gli aretini la 'cittadella degli affari' non sarà affatto un affare”.

Daniele Farsetti (Movimento 5 stelle): “partiamo dalla considerazione che tutti gli ordini professionali esprimono giudizio negativo sul Regolamento Urbanistico. Dove starebbe la condivisione con la città di questo strumento? Il dibattito culturale è stato praticamente assente: si tratta di un monito autorevole, quello degli ordini, che non dovrebbe restare inascoltato. Poniamo poi una domanda che deriva dal nome dell'area, seguendo un po' le considerazioni di Ghinelli: chi farà l'affare? Né i cittadini né il Comune di Arezzo. In questo piano complesso si concede stranamente il 100% della superficie esistente e una colata ulteriore di cemento del 30%. Farà affare qualche studio tecnico avveniristico, che potrà sbizzarrirsi con le torri e i grattacieli, alla faccia dell'edilizia sostenibile. Farà affare l'impresa costruttrice, forse, di sicuro qualche grosso speculatore. Non faranno affari gli aretini che già vedono zone desolatamente vuote come la Carbonaia e 2.000 appartamenti invenduti. Penalizzato sarà il tessuto economico locale, la nostra edilizia dovrà accontentarsi di qualche briciola di subappalto mentre il mercato sarà drogato da immobili senza domanda, elemento che deprezzerà perfino l'esistente. Una cavalcata verso il cemento che ci spinge a esprimere una forte opposizione a questo piano”.

Luigi Lucherini (Progetto per Arezzo): “è dal 1860 che la città non aveva un'occasione simile. Questa possibilità può produrre beneficio e arricchimento ma poniamoci la domanda se questo piano risponde a tali attese. Se pensiamo che serva ai cittadini aretini abbiamo sbagliato tutto. Quando è cominciata a declinare la capacità produttiva di questo territorio e le nostre classifiche di reddito sono purtroppo scese drammaticamente dovevamo subito porci la domanda: come tornare a fare produrre reddito e capacità di spesa. Se vuole rimettersi in moto, Arezzo, ha bisogno non di un'opera meramente urbanistica ma di una struttura che sia in grado di attrarre reddito dall'esterno che faccia da volano. Poteva essere l'outlet e ripensando a questa vicenda mi viene il dubbio che in prima fila a governare la città ci siano sempre alcune categorie. Foiano è stata distrutta dall'outlet o no? Foiano ne ha beneficiato mentre potevamo averla noi questa struttura. Andai a documentarmi cos'era un outlet, in Scozia, visitando una zona depressa dove grazie a un complesso del genere l'economia era tornata a nuovo sviluppo. Credo che avere perduto quella occasione sia stato fatale e non è con questo piano che recupereremo il terreno”.

Luigi Scatizzi (Nuovo polo per Arezzo): “230 milioni di euro di investimento per 90.000 metri quadrati. Non esiste un'impresa ad Arezzo che possa mettere in piedi un lavoro di questo genere, con queste dimensioni e di tale portata finanziaria, non esiste banca che copra anche solo la metà di questo importo. Ai 2.000 alloggi invenduti, aggiungerei capannoni vuoti perché non c'è mercato. Le entrate da oneri concessori sono in caduta libera mentre erano stati previsti importi superiori. In questo contesto storico andiamo a implementare un'operazione delicatissima. Dovremo invece favorire lo sviluppo delle aree di completamento”.

Alessandro Arcangioli (PD): “confrontarsi con gli ordini professionali non vuol dire essere d'accordo su tutto con essi. Chi deve poi decidere, la politica, è giusto che si prenda poi la sua responsabilità. È la prima volta che arriviamo alla conclusione di un percorso che vede protagonista la Lebole. Recuperare un'area di questo tipo, non è nell'interesse di Arezzo? La città si dota di un nuovo grande parco, di infrastrutture, che ci sono, di un ridisegno complessivo, moderno e fruibile. Il piano complesso è un appello all'economia aretina, perché si svegli anche da una certa apatia e pensi finalmente in grande abbandonando la logica del 'piccolo è bello purché lo faccia io'. Non vogliamo di certo destabilizzare la situazione attuale, il commercio è un settore importante, ma non l'unico, pensiamo allo sviluppo dei servizi, a un mix di funzioni ben integrate fra loro e non a caso tutti gli operatori del commercio all'ingrosso hanno salutato positivamente questa scelta. Parliamo pure di chi ci guadagna, non voglio certo fare ipocrisia: i proprietari terrieri non sono i latifondisti dell'anziano regime e le banche gli strozzini del medioevo. Qui c'è gente che ha investito in vista di un ritorno anche economico. E da questo investimento è nato un progetto tecnico che ci consente realisticamente, oggi, di partire”.

Marco Tulli (SEL): “indubbiamente pensavamo a un luogo all'avanguardia dove si facessero strada i meccanismi nuovi che si stanno sviluppando in altri paesi: materiali ecologici, bioedilizia, cohousing, auto-costruzione. Avremmo voluto che questo piano diventasse propedeutico alla nascita di un'area a nuova vocazione produttiva, con il commercio al dettaglio e le botteghe specifiche del territorio. Quando arrivano in un territorio le grandi corporazioni come Ikea, dove stanno i vantaggi? Cosa portano se non lavoratori precari? Dove si nasconde l'indotto? Negli Stati Uniti stessi si sta ripensando alla grande distribuzione perché produce solo spazi di 'non-luogo', vuoti e di consumo. Volevamo ridurre gli spazi del commerciale in questo piano, nello scorso Consiglio ci siamo astenuti su questa pratica, ora è vero che i metri quadrati di commerciale sono scesi dai 15.000 iniziali. Ma non è sufficiente, ci ripresentiamo con i grattacieli, strutture che altri stanno smontando”.

Roberto Ruzzi (Lega nord): “in Toscana, non mi limiterei ad Arezzo, non esistono imprese per un intervento simile. Pensiamo di aprire nuovi negozi mentre chiudono quelli del centro, 5.000 metri quadrati di edilizia popolare mentre nascono sempre meno famiglie e figli. Avrei preferito mantenere per la ex Lebole la sua storica vocazione produttiva indirizzata allo sviluppo delle nuove tecnologie”.

Grazia Sestini (PDL): “mi costa un po' annunciare il voto contrario del mio gruppo perché sarà una delle poche pratiche serie che in questo mandato il Consiglio Comunale dovrà deliberare. Una pratica legata davvero allo sviluppo della città e che era stata adottata addirittura senza maggioranza, con soli 17 voti e con l'opposizione di allora assente. Oggi la maggioranza è più ampia, apparentemente coesa ma sempre risicata per un intervento di questa importanza”.

Gianfrancesco Chiericoni (Progetto per Arezzo): “arriveranno aziende 'granducali' perché quelle aretine non hanno la forza necessaria per essere coinvolte in questo genere di intervento”.

Roberto Barone (Idv): “arriva la riqualificazione di un'area fondamentale che giunge al termine di un percorso dove non sono mancate perplessità oggi comunque sostanzialmente fugate”.

Lucio Bianchi: “confermiamo che è mancato il coinvolgimento su un progetto sul quale non ho sentito parlare molto in verità. A Stoccolma per processi decisionali e progetti urbanistici importanti sono stati sentiti i cittadini, per la ex Lebole che coinvolgerà il futuro della città, siamo di fronte a un progetto trascinato avanti praticamente dalla sola maggioranza, a dimostrazione di una sua sofferenza intrinseca”.

Un ringraziamento a Mario Bruni, presidente della Cat nel quinquennio precedente, a Stefano Gasperini e ai tecnici comunali dell'urbanistica è stato espresso dall'attuale presidente della Commissione assetto del territorio Alessandro Caneschi.

Il Sindaco Giuseppe Fanfani ha ricordato i tanti problemi che la ex Lebole portava in sé in termini di possibili destinazioni. “Ad Arezzo stiamo confrontandoci con un periodo drammatico, dobbiamo disegnare una città in una situazione opposta a quella di dieci anni fa. Sono 6 anni che cerco qualcuno disposto a investire in quell'area, ho ricevuto decine di persone, aretini e non, tutti in apparenza interessati a quest'area. Quando andavo a chiedere dove erano i soldi, oltre alle idee, non vedevo più nessuno. Una delle ipotesi che mi erano state prospettate era quella di una città dello sport, con uno stadio nuovo. Mi piaceva l'idea ma anche in questo caso dopo aver lanciato l'idea nessuno si è fatto vivo. Questa è l'unica prospettiva possibile, con un investimento di 150 milioni di euro, ovviamente diluiti nel tempo, che è impossibile non abbiamo ricadute positive sul territorio. E non me la lascio scappare. La seconda considerazione da fare è la possibilità per Arezzo di usufruire di 5.000 metri quadrati di edilizia popolare, sono 100 mini-appartamenti, in un momento in cui ci sono 700 famiglie che hanno chiesto aiuto al Comune di Arezzo. Ci è sfuggita un'opportunità 10 anni fa? Oggi c'è questa ed è importante. Approviamo peraltro l'inizio di un cammino, il Consiglio Comunale sarà chiamato a votare il piano attuativo e il disegno complessivo della viabilità, dunque tutti insieme potremo fare sì che le forze economiche negli anni a venire siano poste nelle condizioni economiche di investire. Partiamo, mettiamo la prima pietra perché nasca qualcosa in quel deserto dei tartari”.

Il Piano complesso di intervento è stato approvato con 17 favorevoli, 10 contrari e un astenuto.