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‘Agire per crescere’

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‘Agire per crescere’

E’ in corso, presso l’Auditorium di Arezzo Fiere e Congressi, l’Assemblea Generale di Confindustria Arezzo, che vede una importante e qualificata partecipazione di autorità e di industriali
Ad aprire l’Assemblea il Presidente Andrea Fabianelli, con una relazione che, fin dalla prima immagine evocata e proiettata sugli schermi, “ci sentiamo come il locomotore di un treno in salita, noi che tiriamo tantissimi vagoni che non solo ci rallentano, ma appena possono ci frenano”, ha reso bene l’attuale stato d’animo degli imprenditori.
“Noi industriali siamo combattivi e positivi per definizione – ha detto Fabianelli – in questo momento abbiamo bisogno di vedere i segni concreti di un’inversione di rotta, di un Sistema Paese che cambi, ci sostenga o che almeno la smetta di ostacolarci, rischiando di farci perdere la passione per il nostro lavoro”.
La relazione del Presidente, precisa ed incisiva, si è snodata per punti concreti, rivolgendosi ai vari interlocutori a cui sono state fatte richieste puntuali. Ma gli industriali, per primi, vogliono trovare soluzioni innovative, essere di esempio al mondo produttivo e a quello amministrativo superando vecchi schemi, perché c’è necessità di un cambio di passo da parte di tutti, loro compresi, nel pubblico come nel privato.
A questo proposito, Fabianelli ha ricordato il primo contratto di rete italiano sottoscritto nel 2010 con le Territoriali di Siena e Grosseto: “Oggi ci proponiamo l’obiettivo di favorire la collaborazione fra gli imprenditori, realizzare sinergie ed economie di scala fra le Associazioni, costruire la nuova politica industriale in un tessuto economico minato da recessione e immobilismo – ha detto Fabianelli, che ha richiamato poi l’attenzione dei presenti sulla realtà della Toscana del sud e sul fatto che troppo spesso sia trascurata e considerata marginale – “rappresenta la metà del territorio regionale e un quarto della popolazione. Questo significa maggiori esigenze di infrastrutture, maggiori oneri pro-capite per realizzarle e mantenerle. Condividere su area vasta le politiche, i progetti e le proposte del territorio ci renderà più forti e incisivi a Firenze come a Roma”.
Fabianelli ha insistito su tematiche fondamentali per l’interesse generale dell’economia, con ricadute e benefici di lungo termine per tutti, come formazione, infrastrutture, credito ed export, per ognuna delle quali non si è limitato a chiedere ma ha ribadito la massima collaborazione da parte di tutti gli industriali aretini: “Vogliamo perseguire la stessa strategia assieme alle altre Associazioni di categoria della nostra provincia – ha spiegato il Presidente – le azioni per la crescita sono quelle che abbiamo individuato insieme alla Camera di Commercio”.
Sulla formazione Fabianelli ha annunciato che gli industriali investiranno direttamente per realizzare sul territorio master e corsi di specializzazione di alto livello.
Pesante l’appello sulle infrastrutture: “Non è possibile che nella nostra provincia vi siano ancora aziende ed intere aree industriali senza banda larga, con infrastrutture elettriche ed idriche inadeguate o che non si riesca a spedire i nostri prodotti via treno perché le Ferrovie ed il Governo non credono nel trasporto merci su rotaia – ha detto Fabianelli – non è possibile che ci vogliano anni ed anni per mettere in sicurezza ed adeguare, senza oneri per l’amministrazione locale, il nostro piccolo aeroporto, solo per renderlo utilizzabile da parte dei privati e degli aerotaxi al servizio del turismo e dei nostri operatori”.
Fabianelli si è poi rivolto direttamente agli amministratori locali, ricordando l’importanza del comparto industriale e chiedendo più attenzione negli atti di quotidiana amministrazione: “Siete anche i Pubblici Amministratori delle imprese del territorio. Quelle che, direttamente o indirettamente, creano reddito per oltre 30.000 famiglie aretine. L’Associazione Industriali è il soggetto che ne rappresenta gli interessi generali. L’economia, il benessere di un territorio e della comunità che vi abita sono fondate sulle nostre attività. Per questo, le sorti del nostro apparato industriale sono una questione sociale di assoluta centralità e rilevanza”.
Sul credito , “l’emergenza delle emergenze”, Andrea Fabianelli si è rivolto sia alle banche che alle imprese: “Le prime hanno difficoltà a raccogliere denaro, a valutare bene i progetti industriali e puntano troppo alle garanzie reali. Le seconde vedono ancora le banche come un erogatore di credito che non deve entrare nel merito dei progetti” ed ha invocato una finanza moderna ed evoluta, di sostegno al rafforzamento delle imprese meritevoli e dinamiche. Il pericolo è che l’apparato industriale si destrutturi e che le fabbriche, una volta chiuse, non riaprano.
I problemi, secondo Fabianelli, derivano anche dalla fortissima contrazione del mercato interno, bloccato da sfiducia e paura: “La distribuzione vende meno, paga meno e ordina meno. Gli investimenti pubblici e privati sono al palo. In espansione c’è solo la pressione fiscale su imprese e lavoro, che, già insostenibile, è aumentata e sta aumentando ancora. L’IMU comporta per le imprese incrementi di costo, rispetto all’ICI, pari ad oltre il 40% e del tutto ingiustificabili, anche senza considerare le aliquote comunali” ha spiegato il Presidente.
Impegno forte degli industriali sull’export, a proposito del quale Fabianelli ha chiarito: “Le nostre PMI devono riuscire ad esportare di più, ma i nuovi mercati, dove cresce la voglia dei prodotti italiani belli e ben fatti, sono lontani e difficili. Paesi emergenti ad elevata crescita, come la Cina o il Brasile, esportano liberamente verso l’Europa ma proteggono ancora i loro mercati interni con dazi, ostacoli e barriere che scoraggiano i nostri imprenditori”.
Per valorizzare, proteggere e conservare sul territorio le eccellenze del Made in Italy Fabianelli ha chiesto alle Forze dell’Ordine più tutela dalla concorrenza sleale, dalla contraffazione e dall’illegalità: “Noi imprenditori siamo per la legalità, le nostre aziende sono aperte ai controlli, crediamo nei valori dell’etica e della trasparenza perché è interesse di tutti, noi per primi – ha detto il Presidente dell’Associazione di Via Roma – chiediamo però di essere liberati dalla concorrenza delle aziende fantasma che aprono, chiudono e riaprono, non versano contributi, evadono l’IVA, creano le condizioni a monte ed a valle per il proliferare di ulteriore economia sommersa”.
Semplificazione delle norme “per essere messi in condizione di rispettare regole chiare, certe e paragonabili a quelle che devono rispettare i nostri concorrenti stranieri”, sburocratizzazione e snellimento dell’apparato amministrativo sono stati altri punti sui quali Fabianelli ha particolarmente insistito, indicando, allo stesso tempo, gli strumenti utili per far fronte alla carenza di risorse pubbliche, come la finanza di progetto, a proposito della quale ha proposto alle amministrazioni una rapida e concreta collaborazione.
La relazione ha evidenziato anche come gli imprenditori si debbano far carico dell’inerzia e delle inefficienze della pubblica amministrazione ma non possano rifarsi aumentando i propri listini: “Noi imprenditori ogni mattina ci alziamo sapendo che non potremo aumentare i prezzi ma dovremo diminuire i costi, migliorare processi e prodotti per rimanere competitivi. Altrettanto siete costretti oggi a fare Voi amministratori. E con la stessa rapidità” – ha detto Fabianelli, che ha aggiunto – “Sono importanti i 120 milioni di risparmi che derivano dal taglio degli eletti nelle Province: ma sono indispensabili i 5 miliardi di risparmi generati dall’introduzione delle Città Metropolitane, dal dimezzamento delle Province e dal riordino degli uffici periferici dello Stato”.
Infine, l’appello di Fabianelli ai colleghi imprenditori: “Dobbiamo adeguare in fretta le nostre aziende ad un nuovo modo di fare impresa, dominato dal cambiamento continuo e da dinamiche diverse fra differenti aree geografiche – ha detto Fabianelli – il nostro lavoro è e sarà sempre più sfidante e complesso: abbiamo bisogno di aprire le nostre imprese a nuove e giovani professionalità. Il cambiamento deve partire da ognuno di noi, nelle nostre aziende. Se vogliamo rimanere la parte più dinamica e propositiva della classe dirigente, dobbiamo costruire i processi di cambiamento e metterli al servizio del territorio, di chi verrà dopo di noi – ha concluso Fabianelli – dobbiamo essere pronti ad investire nel nostro territorio e per il nostro territorio, non solo nelle nostre aziende”.
A seguire, il Professore Emerito di Statistica Economica Luigi Biggeri ha presentato la seconda edizione del “Rapporto annuale sull’economia aretina” di Confindustria Arezzo, dal quale è emerso che la ricaduta in recessione dell’Europa sta colpendo duramente anche l’economia aretina. “La situazione è molto pesante sia per gli “svantaggi” dovuti alla struttura delle attività economiche presenti nella nostra provincia, che per la ridotta produttività di molti settori, il ridotto apporto degli impieghi bancari a favore delle imprese e le maggiori difficoltà che hanno colpito alcuni sistemi economici locali e distretti industriali. Occorrono interventi strutturali e non soltanto congiunturali, che devono essere studiati, programmati e attuati a livello territoriale – ha detto Biggeri – tuttavia sono fiducioso nella ripresa della nostra economia, purché si sfruttino le opportunità esistenti mettendo da parte gli “egoismi” individuali e si faccia sistema. L’apertura di molte imprese aretine ai mercati esteri è un vantaggio che deve essere sfruttato a favore di tutto il sistema. La costruzione di infrastrutture, l’accesso al credito e la sburocratizzazione delle pratiche amministrative sono indispensabili anche come volano per la crescita della produzione. L’innovazione è determinante per recuperare produttività e competitività e deve essere perseguita come sistema (vista la dimensione ridotta della maggior parte delle imprese), anche aumentando il livello del capitale umano che lavora nelle imprese aretine, da conseguire attraverso la formazione a tutti i livelli (anche universitari) e l’assunzione nelle imprese di giovani laureati”.
Dopo gli interventi di un panel di imprenditori sulle maggiori problematiche riscontrate ogni giorno in azienda, il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha concluso l’assemblea con una riflessione sul complesso periodo che stiamo attraversando: “Sono sicuro che supereremo le attuali difficoltà. Basta volerlo, basta rimane uniti e determinati. Abbiamo tutte le capacità per vincere questa sfida. L’Italia è un grande Paese che ha dimostrato tante volte nella storia di saper reagire e dare il meglio nell’emergenza. Vorremmo diventare un Paese normale anche in questo: fare le cose giuste e al momento giusto, senza avere ogni volta la pistola puntata alla tempia”.