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Alberghi, terremoto IMU

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Arezzo, 28 giugno 2012 – Una stangata iniqua e assurda, quella che rischia di abbattersi sugli alberghi aretini. La nuova imposta sugli immobili Imu sarà infatti parametrata su una base imponibile che, nella migliore delle ipotesi, corrisponde addirittura al doppio del valore di mercato dei loro immobili.

Lo hanno verificato stamattina i responsabili della Confcommercio in un colloquio con gli addetti dell’Agenzia del Territorio di Arezzo (ex Ufficio del Catasto). “La vicenda ha dell’incredibile”, spiega la responsabile dell’are turismo Laura Lodone, “lo Stato italiano ha stabilito che il calcolo dell’Imu debba basarsi su valori catastali totalmente da riparametrare, senza considerare che alcuni territori hanno già provveduto ad aggiornarli. Dal momento che il territorio aretino è fra questi, al momento di pagare l’Imu i nostri alberghi si vedranno calcolare le aliquote su un valore che è addirittura il doppio del loro prezzo di mercato”.

Confcommercio porta un esempio pratico: uno dei maggiori alberghi aretini ha una rendita catastale di 140mila euro, ma per il calcolo dell’Imu la sua base imponibile diventa pari a quasi 9milioni di euro, in pratica oltre 65mila euro a camera. “Un valore spropositato”, sottolinea Laura Lodone, “anche perché la rendita fondiaria non tiene in considerazione l’effettivo valore aziendale di un albergo. Magari una camera valesse tutti quei soldi in un anno! Invece, la realtà ci dice che nei primi cinque mesi del 2012 il ricavo medio giornaliero per camera ad Arezzo è di 19 euro, su cui gli albergatori potrebbero pagare, oltre a tutti i costi fissi e variabili (dal personale all’elettricità alla tassa sui fossi), anche un euro e ottanta di Imu. Davvero eccessivo!”.

Purtroppo le Agenzie del territorio non possono farci nulla: “il loro compito è recepire e applicare le direttive dello Stato”, prosegue la responsabile del turismo di Confcommercio, “a questo punto, per correggere questa evidente anomalia, che rischia di mettere in ginocchio tante imprese, devono intervenire i Comuni tarando al minimo l’aliquota Imu da richiedere. Solo così si può riportare un po’ di equilibrio a fronte di valori catastali esagerati”.

“Le quattro mura per un albergo non sono un lusso, come può esserlo una villa al mare per chi possiede più immobili, ma sono beni strumentali all’esercizio di impresa. In pratica, una camera è come una pressa per un’azienda meccanica. Senza camere, come senza presse, non c’è produzione”, chiarisce la Lodone, che evidenzia anche un l’altra assurdità del sistema: “il calcolo dei valori catastali penalizza gli albergatori che in questi anni hanno apportato modifiche all’immobile nell’ordine di migliorarne l’isolamento acustico e le prestazioni energetiche o di adeguarsi a normative statali o comunitarie. Sono considerati alla stregua di chi ha fatto una speculazione edilizia, come se migliorassero l’immobile per mero tornaconto personale e non per innalzare la qualità dell’accoglienza e della performance aziendale. Questo è un invito chiaro all’immobilismo aziendale, a non investire parte dei profitti nell’innovazione!”.

La richiesta della Confcommercio è chiara: “chiediamo ai nostri interlocutori territoriali, il Comune di Arezzo e tutti gli altri Comuni della provincia, di prestare la massima attenzione al problema della rivalutazione delle rendite catastali contenendo le richieste sull’aliquota Imu”.