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Confcommercio, crisi consumi: 200 negozi in meno entro fine 2012

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Confcommercio, crisi consumi: 200 negozi in meno entro fine 2012
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Meno duecento negozi al dettaglio in provincia di Arezzo. Potrebbe essere questo il bilancio pesante di un anno difficile per il commercio e non solo, secondo la Confcommercio aretina. “Il saldo negativo tra nuove aperture e cessazioni di attività al 31 dicembre potrebbe oscillare tra le 185 e le 200 unità”, dice la presidente dell’associazione di categoria Anna Lapini, “un dato preoccupante soprattutto se si pensa che i primi a chiudere potrebbero essere gli esercizi di vicinato di piccole dimensioni. Quelli, per intendersi, al servizio di quartieri periferici e dei centri più piccoli. I più deboli di fronte al persistente inasprimento della pressione fiscale e ad una crisi dei consumi che si sta protraendo ormai da tempo”.

“Questo significa che non è in gioco solo il futuro delle imprese del commercio, degli imprenditori e degli addetti del comparto, ma la vivibilità di molte aree della nostra provincia e di tanti centri storici”, sottolinea la presidente Lapini, “è quindi una questione sociale, oltre che economica, che merita di essere affrontata ad ogni livello istituzionale”.

A pesare sulle imprese del commercio è prima di tutto la contrazione dei consumi, conseguenza diretta di una progressiva riduzione del reddito reale disponibile delle famiglie italiane, che secondo l’ufficio studi della Confcommercio prosegue nel 2012 per il sesto anno consecutivo. “Ovvio che i consumi siano stati ridimensionati un po’ ad ogni livello”, prosegue la Lapini, “ma per alcuni beni la crisi sta assumendo dimensioni preoccupanti, in particolare per abbigliamento e calzature, mobili e articoli per la casa”. Si tratta di dinamiche che, secondo la Confcommercio, richiedono una maggiore attenzione perché una troppo prolungata riduzione dei consumi interni e l’innesco di inevitabili strategie di deindustrializzazione sono due facce della stessa medaglia.

“Le cessazioni di impresa nella piccola distribuzione riguarderanno purtroppo molte imprese giovanili, meno strutturate e aperte forse con minore consapevolezza”, dice la presidente della Confcommercio aretina, “più che spinti da una vera vocazione e preparazione imprenditoriale alcuni hanno aperto un negozio per tamponare i vuoti occupazionali del mercato. C’è poi un altro fenomeno altrettanto preoccupante: la chiusura di aziende consolidate per il mancato ricambio generazionale. Si fa ancora troppo poco per favorire il passaggio di testimone fra gli imprenditori che vogliono andare in pensione e i giovani, che non devono necessariamente essere i figli dei titolari. Forse questo è anche è colpa di un’errata visione della famiglia, troppo esclusivista e chiusa in se stessa”.

A fronte di una situazione difficile per la distribuzione – anche quella grande – il terziario registra però anche alcune note positive: “la crisi aguzza l’ingegno, dice la presidente della Confcommercio aretina, così stanno crescendo le piccole società di servizi, dall’assistenza alle persone alla riparazione di abiti e scarpe, ma anche le imprese di consulenza nel campo della tecnologia e del turismo”. Resta poi alta la mobilità nel settore dei pubblici esercizi: “ma anche qui i prossimi due anni segneranno una forte selezione. Del resto, la liberalizzazione delle licenze ha spinto troppo l’acceleratore sulle aperture ed una brusca frenata era prevedibile”.

Note positive arrivano anche dal nuovo clima che si respira a livello locale. “La crisi ha fatto nascere una solidarietà nuova tra operatori commerciali e consumatori”, dice la Lapini, “il patto di fiducia e stima tra negozianti e clienti è sempre più importante per fare fronte comune alla crisi e, in tempi di spending review per tutti, le persone hanno imparato a riconoscere il valore e la professionalità della categoria. Non influirà sull’incasso, ma almeno tiene alto il morale!”. Per uscire dall’impasse del calo dei consumi, la Confcommercio aretina propone di puntare sempre di più sul turismo: “si è capito bene quest’estate ad Arezzo: l’afflusso dei visitatori, stranieri o italiani, porta nuova linfa al commercio e ci permette di recuperare, almeno in parte, le posizioni perdute con i consumi interni”.

Purtroppo, per la Confcommercio la fase più negativa dei consumi non è stata ancora superata, con le incertezze politiche ed economiche ancora forti, i timori delle famiglie, le tensioni sui prezzi delle materie prime energetiche – acutizzate dai continui aumenti delle accise sui carburanti. “Le ipotesi di un autunno difficile si stanno purtroppo consolidando”, dice Anna Lapini, “oltre ai costi dei prodotti e dei consumi stanno aumentando a dismisura i costi di gestione delle imprese, mentre a livello nazionale non arriva nulla di nuovo –e di buono- sul versante delle semplificazioni normative, della qualità dei servizi pubblici, delle infrastrutture, dell’onerosità degli adempimenti”.

“Chiediamo alle istituzioni locali, per quanto in loro potere, di fare la propria parte per tutelare le imprese del terziario e i loro lavoratori”, conclude la presidente della Confcommercio aretina, “da qui sono nate tante battaglie che stiamo portando avanti ai tavoli di trattativa con i Comuni. Contenere l’aliquota di calcolo dell’Imu, abbassare o non mettere la tassa di soggiorno, prevedere contributi o riduzione delle tariffe per le nuove imprese o per quelle che si collocano in zone da rivitalizzare: sono molte le armi a disposizione delle Amministrazioni per dimostrare che tengono al terziario come ad un motore fondamentale dell’economia aretina”.

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