Home Attualità Salute Desideri e Sbrana: Il robot non è uno spreco e non sarà tagliato

Desideri e Sbrana: Il robot non è uno spreco e non sarà tagliato

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Desideri e Sbrana: Il robot non è uno spreco e non sarà tagliato

AREZZO – Dal sei ottobre del 2010 ad oggi, con il robot Da Vinci del San Donato sono stati eseguiti 608 interventi chirurgici. Un dato che pone il nostro polo chirurgico robotico al secondo posto in Italia (dove esistono 53 ospedali dotati di robot) per numero di interventi (dietro al polo universitario di Pisa, che ha due robot in funzione da quasi dieci anni), ma anche per la loro complessità.

Un primato, quello aretino, che secondo alcuni è destinato a scomparire entro breve tempo, per effetto dei tagli al bilancio Asl (28 milioni di euro in meno nel 2012), oppure, a seguito degli annunciati impegni “americani” del professor Sbrana.
“Non diciamo sciocchezze – ribatte proprio Fabio Sbrana – chi avanza queste ipotesi evidentemente parla senza conoscere la realtà delle cose, senza avere idea dell’impostazione che abbiamo dato al nostro lavoro e dei risultati che sta producendo. Risultati di primaria importanza sul piano scientifico e assistenziale, ma anche su quello programmatico ed economico, con un rapporto qualità-costi estremamente interessante, a cui guardano con interesse in tutta Italia”.

Un ottimismo fuori luogo quello di Sbrana? No. Piuttosto una consapevolezza e padronanza della materia nel suo complesso e della impostazione che è stata data all’organizzazione aretina.
“Oggi sono nove i chirurghi delle diverse discipline che operano con il robot – aggiunge Enrico Desideri, direttore generale della Asl – e l’avvio di una nuova collaborazione di Sbrana con la Chicago Medical School, non ci priverà della sua esperienza e professionalità, ma addirittura ci permetterà di aggiungere altre opportunità per garantire agli aretini ed ai tanti che arrivano da fuori regione, di usufruire di questa tecnica sui cui vantaggi lascio parlare i protagonisti e gli stessi pazienti. Il robot di Arezzo non ha avuto e non avrà un problema di sottoutilizzo, afferma ancora Desideri. Casomai, avremo il problema contrario, visto che nonostante l’utilizzo a pieno regime a cui è sottoposta l’intera struttura (che è composta anche da anestesisti, ferristi, infermieri, chirurghi di supporto, tecnici, ecc), gli specialisti che ne fanno uso ci chiedono sempre maggiori spazi per soddisfare una domanda che è in continua crescita”.

Poi c’è la questione dei tagli. “Tagli che andranno sicuramente fatti, precisa Desideri. In questi giorni si susseguono un po’ a macchia di leopardo le prese di posizione della politica. Ognuno dice la sua. A volte anche in contraddizione, gettando l’allarme su questo o quel servizio, questa o quella strategia. Alimentando così anche preoccupazioni molto spesso gratuite, ma di certo dannose per il clima negli ambienti di lavoro e nella opinione pubblica.
Trasparenza e appropriatezza sono le nostre linee guida, anche in questa circostanza. Gli interventi necessari saranno fatti alla luce del sole, vigilando e adottando strategie appropriate alla domanda di salute, non facendo mancare nulla di ciò che serve davvero, ma allo stesso tempo, cercando di non sprecare nemmeno un euro” – replica Desideri.

Ma c’è anche chi dice che proprio il robot sia uno spreco, un lusso che non potremo permetterci in futuro. E’ anche questo uno dei temi utilizzati dai detrattori, da coloro che criticano l’uso del robot.
“Se guardiamo al singolo intervento – controbatte Sbrana – o all’ammortamento degli impianti, di certo una operazione in chirurgia robotica costa più di quelle tradizionali, a cielo aperto o in laparoscopia. Si va da circa 1.500 euro per gli interventi con un basso utilizzo di presidi, fino ad un massimo di sei, sette mila euro. Ma l’analisi non si può fermare qui. Il ricovero di un paziente operato con il robot si riduce ai minimi termini. In assenza di complicazioni si va da un giorno a 4 o 5. Con il sistema tradizionale i tempi di ricovero post operatorio (ed i costi relativi) erano di 4-6 volte superiori. Inoltre, la persona operata, una volta uscita dall’ospedale, nel 90% dei casi torna alla propria attività quasi subito, con un costo sociale limitatissimo. E infine, non dimentichiamolo, il paziente sta bene da subito. E questo forse non ha prezzo – chiosa Sbrana – senza dimenticare che la quasi totalità di questi interventi, eseguiti con tecnica tradizionale, sarebbero invasivi e spesso impossibili, sia per la chirurgia generale che per le altre specialistiche”.

Tutto chiaro, ma di certo la preoccupazione per una ridotta disponibilità futura di Fabio Sbrana ad Arezzo, ha ragione d’essere e mescolando, magari impropriamente, i timori economici a quelli organizzativi, possono gettare una ombra sul futuro della attività robotica.
“No – ribatte con forza lo stesso Sbrana – mi sento di escludere questa ipotesi: ad Arezzo il robot è arrivato con me, questo è vero. Ma in pochissimo tempo siamo riusciti a creare un centro multidisciplinare che per complessità di interventi è oggi ai vertici, in Italia e non solo. Un modello che sarà punto di riferimento per tutti. Dei 608 interventi eseguiti in una anno e mezzo, i miei sono stati 152. Interventi complessi (in particolare per stomaco, pancreas, fegato, retto e colon), che io continuerò comunque a farne, anche se qui arriveranno altri chirurghi di chirurgia generale esperti con il robot (la selezione è già in corso). Poi ci sono ben 223 interventi degli urologi (soprattutto prostata e reni), con Arezzo fra le migliori scuole italiane in materia. 136 quelli effettuati dagli otorini, unici in Toscana e fra i pochi in Italia, con un progetto di valore internazionale sulla cura delle pericolose apnee notturne. Infine 97 interventi di ginecologia, seconda per numero e complessità in Toscana ed anch’essa ai vertici in Italia. E la stragrande maggioranza dei 600 interventi è per curare e dare speranza a chi è affetto da importanti forme tumorali, spesso non operabili con altre tecniche se non con devastanti conseguenze. Il fatto che parte del mio tempo sarà assorbito dagli impegni in USA – conclude Sbrana – non avrà conseguenze per Arezzo, perché qui è stata creata e lavora oggi una grande squadra di professionisti”.