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Gene Gnocchi, a sua insaputa, al Teatro di Anghiari

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Gene Gnocchi, a sua insaputa, al Teatro di Anghiari

Satira, nonsense, comicità surreale senza tralasciare puntuali riferimenti all’attualità. Il Papa, Hannibal Lecter e il fotovoltaico. Tutto questo in uno degli appuntamenti più attesi della stagione teatrale di Anghiari. Venerdì 27 Aprile alle ore 21.00 sarà infatti in scena al Teatro dei Ricomposti Gene Gnocchi con il suo spettacolo “Cose che mi sono capitate a mia insaputa”.

La storia parte da una insolita quanto curiosa diagnosi medica. Il personaggio-protagonista scopre di non avere alcun problema di salute. Il suo unico problema è quello di essersi tenuto sempre tutto dentro, senza mai liberarsi di emozioni e sentimenti. Questo lo spunto dal quale il comico parte per dare vita a un monologo vivace, divertente e non privo di momenti di riflessione. Un’escalation di accadimenti governati dall’irrazionale messi in fila per insinuare continuamente dubbi nello spettatore, con lo scopo di mostrare il reale da un punto di vista alternativo. Un’autoanalisi che apre un vaso di Pandora di assurdità. A partire dal fatto che le stesse analisi mediche siano state pagate da altri. A sua insaputa, come tutto ciò che gli è capitato nella vita.

L’attore sul palcoscenico esamina la lastra, accompagnando la platea in un viaggio frenetico alla ricerca del misterioso burattinaio che muove i fili della propria esistenza. Chi è che ha architettato il tutto, a sua insaputa? Dio? Il ministro per l’attuazione del federalismo? Il direttore del catasto? Un impiegato dell’ACI? Il carrozziere? Qualunque sia la risposta – sempre che una risposta ci sia – certamente il comico-showman-calciatore parmense finirà, come è nel suo stile, con lo spiazzare piacevolmente il pubblico che, per stessa ammissione dell’autore, arriverà a domandarsi: “Perché sono qui? Non era meglio una visita guidata al museo delle ceramiche di Faenza?”

Oltre un’ora e mezza di battute, sberleffi e analisi sociali semiserie in cui Gnocchi non risparmia nessuno, sempre fingendo di trovarsi sul palcoscenico, appunto, a sua insaputa.