Home Cronaca Giochi di guerra a Fontemura,come è andata.Le indagini della Forestale

Giochi di guerra a Fontemura,come è andata.Le indagini della Forestale

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Giochi di guerra a Fontemura,come è andata.Le indagini della Forestale

La prima impressione era stata di una tragica fatalità, per l’imprudenza di un giovane trascinato
dall’esaltazione del gioco. La gravità dell’accaduto e la preoccupazione per la vita del ragazzo hanno
indotto gli investigatori del Corpo Forestale dello Stato che hanno seguito il caso, ad operare con
discrezione, col primo pensiero rivolto con trepidazione e rispetto alla persona coinvolta. Ma qualcosa non
convinceva fin da subito e la ricostruzione resa dai partecipanti alla sciagurata tornata di soft-air all’Alpe
di Poti, la vigilia di Natale, è stata necessariamente approfondita. Perché mai uno dei “soldati” in
combattimento sarebbe salito sul tetto dello stabilimento se davvero tutta la compagnia era intenta a
giocare nei boschi circostanti, come avevano raccontato ? E poi tutti quei “piombini” trovato nei piazzali
off-limits dell’area sotto sequestro …. Ma nè lo shock per quanto accaduto, con un ragazzo appena
precipitato e riverso in una pozza di sangue, né sapere ancora se questi ce l’avrebbe fatta a sopravvivere,
avevano smosso il sangue freddo del gruppo. Per passarla liscia e tornare alle proprie comode vite, con la
prima preoccupazione di evitare la denuncia per la violazione dei sigilli dell’area sotto sequestro, con
incredibile cinismo avevano pensato bene di vincolarsi ad un patto ancor più sciagurato e meschino …
tradendo oltretutto uno di loro, il più indifeso. Per non rispondere delle proprie responsabilità si erano
accordati, lì, intorno a un ragazzo moribondo, pensando che forse “nessuno” avrebbe raccontato la verità.
Ma gli accertamenti del CFS sono andati avanti; in qualcuno alla fine è prevalsa un po’ di coscienza e la
scena ha cominciato a chiarirsi. La caduta dal tetto non è stata una sola imprudenza individuale. La
battaglia in corso, come davvero si è svolta, dà ora una logica ricostruzione all’accaduto.
Le denunce adesso sono per tutti e venti i partecipanti al tragico gioco alla Fontemura di Poti e, per 19 di
loro, non solo per la violazione dei sigilli dell’area interdetta. La reticenza del gruppo si è sgretolata di
fronte alle prime contestazioni puntuali, permettendo di trovare riscontri e, purtroppo, anche di scoprire il
vero carattere di alcuni. Altro che “spirito di corpo” o ideale “militare”, ancorchè simulato, comunque
esaltato e invocato dai giovani a sostegno della passione per questo sport. Per alcuni la storia sembra
molto più attinente ad un brutto videogioco, quale rappresentazione dello sfogo a frustrazioni e cattiverie,
fino a portare addirittura uno di questi “bravi ragazzi” ad esprimersi con razzismo e disprezzo nei riguardi
del giovane tuttora in gravi condizioni, addossandogli la colpa delle proprie prossime preoccupazioni. La
vicenda è ora nella mani della giustizia. La vita di 20 ragazzi è stata segnata in modo indelebile. Uno di
questi si spera che riesca a farcela. Agli altri 19 c’è da augurarsi che l’esperienza serva a diventare
“uomini”.

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