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La Visione di Ezechiele

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La Visione di Ezechiele

Arezzo – Dopo più di due anni di forzato stop riprendono i lavori sul più grande tappeto musivo d’Europa “La Visione di Ezechiele”, che l’artista Andreina Giorgia Carpenito sta realizzando presso la chiesa dello Spirito Santo di Indicatore, alle porte di Arezzo.
La riapertura dell’intervento artistico viene resa possibile grazie alla sensibilità di 7 nuove aziende che, rispondendo all’appello lanciato ad inizio anno, hanno seguito l’esempio del Gruppo Marazzi, Sgrevi e Tacs, mettendo a disposizione materiale e manodopera.
Ed ecco che il cemento necessario per la gettata viene donato dalla Prebeton calcestruzzi di Terranuova Bracciolini e dalla Colacem – Gruppo Financo (stabilimento di Rassina); la Edilmarket di Montevarchi mette a disposizione una fornitura di colla e strucco per la posa e, al container di mattonelle donato in primavera dalla nota multinazionale, si aggiunge una fornitura della Valdarno ceramiche di Montevarchi che, con gli scarti di marmo e pietre donati da Artigianato del marmo di Loro Ciufenna e da Lavorazioni marmi di Montevarchi, si ha il materiale necessario per poter completare la parte esterna del grande tappeto musivo. Particolarmente prezioso, poi, l’intervento dei 4 pensionati operai/muratori: Riccardo Tanzi, Paolo Peri, Marcello Lazzerini e Gilberto Brogi, così come della Impresa edile di Marco Failli, che mette a disposizione le proprie maestranze per la stesa e la livellatura del massetto che ospiterà, una volta perfettamente asciugato, il proseguo del racconto della Visione di Ezechiele, ma anche l’oasi del pellegrino con alberi, panchine e piramidi in 3D oltre ad un colonnato che raffigurerà, metaforicamente, quei 144mila salvati di cui si parla nell’Apocalisse di San Giovanni.
Giunti a questo punto e volendo riflettere su questa storia che ebbe inizio 15 anni fa da un sogno. Seppure d’artista, comunque, un sogno. Quello di salvare da demolizione certa la piccola chiesa parrocchiale della propria comunità non più in grado di “sopravvivere” ai continui cedimenti e alle infiltrazioni d’acqua che ne minano la staticità.
Ecco, quindi, la necessità di trovare un qualcosa che facesse desistere i responsabili della Curia a dar corso all’abbattimento della struttura che, edificata nella metà dagli anni Sessanta del secolo scorso e come tante altre dell’epoca, è anche priva di qualsiasi pregio architettonico o opera d’arte.
Le ruspe vanno fermate, ma come? L’idea è quella di dotare la Chiesa di opere d’arte. Ed ecco che il parroco committente don Sante Chioccioli, e siamo nel 1996, affida alla Carpenito il progetto artistico di trasformare una struttura fredda e troppo lineare in un luogo accogliente e atto alla preghiera. Di pari passo alle creazioni artistiche: vetrate, bassorilievi ed una pala lignea d’altare si effettuano interventi di consolidamento sulla struttura. Il tutto a proprie spese o con contributi minimi. Via via che si arricchisce l’interno prende forma l’idea di sistemare anche l’estero della Chiesa con un grande mosaico. Un tappeto musivo che dovrebbe ricoprire l’intero sagrato. I lavori iniziano. Soldi bastano appena per preparare la base sulla quale far nascere, tessera dopo tessera, il disegno. Da qui la scelta di utilizzare gli “scarti” ovvero recuperare dalle discariche locali di inerti le mattonelle. E’ una idea che permette di realizzare ben 240 mq., ma non è certo sostenibile per completare l’intero progetto che, nel frattempo, si è sviluppato così tanto da raggiungere circa 1500 mq.. E’ qui che la sensibilità, oramai, di molti imprenditori viene in soccorso apprezzando e condividendo il progetto affinché questa “opera d’arte contemporanea”, che è stata inserita nel data base del CIDM, Centro Internazionale di Documentazione del Mosaico, possa essere terminata.
Le tessere della solidarietà stanno danno i loro frutti e, l’una unita all’altra, stanno permettendo non solo la ripresa, ma il proseguo dei lavori. La “fabbrica” di Indicatore è di nuovo all’opera.