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Madre salva figlio da un arresto cardiaco, con le indicazioni del 118

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Madre salva figlio da un arresto cardiaco, con le indicazioni del 118

AREZZO – Quando dice male, dice male e piove sempre sul bagnato, ma un buon ombrello può aiutare a non bagnarsi. Un giro di parole per dare una cornice alla notizia che interessa Andry, un bambino di 11 anni di Arezzo.
Le cronache si sono occupate di lui a febbraio.

L’ANTEFATTO
Mentre era in auto con la mamma ebbe un arresto cardiaco. Il 118 intervenne rapidamente e prima ancora di portarlo in ospedale fu intubato, ridando ossigeno ai polmoni, manovra che gli salvò la vita. Venne defibrillato, ricoverato in rianimazione dove, dopo un consulto con medici di Bologna (del centro di cardiochirurgia del Sant’Orsola) che avevano gia in cura il piccolo, fu deciso di sottoporlo ad trattamento di ipotermia, con l’abbassamento della temperatura corporea. Pratica piuttosto rara per i bambini. 24 ore di monitoraggio e fu accertato che nessun danno neurologico si era verificato, consentendo così il trasferimento a Bologna. I cardiochirurghi emiliani, in attesa, quando sarà possibile, di eseguire un trapianto di cuore, gli hanno quindi istallato un defibrillatore pediatrico interno, che automaticamente entra in funzione in presenza di un ulteriore arresto cardiaco.

NUOVO EVENTO
Due giorni fa Andry, di pomeriggio mentre guardava la tv nel suo appartamento nel centro storico di Arezzo, d’improvviso ha reclinato la testa, perdendo conoscenza. La madre, nel comprensibile spavento, ha chiamato il 118. Medico ed infermiere in tre minuti d’orologio erano dal paziente, trovandoci già una ambulanza Blsd con i volontari, giunta dopo appena due minuti dalla chiamata.
Sono stati ovviamente momenti di grande tensione.
Ma, (ed ecco “l’ombrello”) proprio per le condizioni del piccolo, la madre e la nonna erano state comunque “formate” per gestire un evento avverso come quello che era giunto.

DINAMICA DELL’INTERVENTO
Dopo la prima concitata chiamata al 118, la rassicurazione immediata da parte dell’infermiera che l’automedica dopo pochi secondi era gia in strada, la madre si è calmata ed ha ascoltato tutti i consigli che gli arrivavano dalla centrale.
Ha iniziato un massaggio cardiaco. L’infermiera ha riconosciuto, al telefono, la voce che in automatico scatta quando viene acceso un defibrillatore ordinario. Quello che la donna aveva in casa e che aveva attivato senza ancora utilizzarlo. A quel punto le è stato chiesto di scoprire il petto del piccolo e posizionare le piastre (intanto era arrivata anche la nonna, che aiutava a mantenere la calma). Il defibrillatore (programmato con una bassa potenza, adatta ad un bambino), non entrava però in funzione perchè al momento della scarica, si riattivava il defibrillatore interno del bambino, insufficiente però a far ripartire il cuore. Così si è proseguito con il massaggio cardiaco. I volontari della Blsd, giunti (come detto) dopo due minuti dalla chiamata, hanno affiancato la madre. Al terzo minuto sono giunti il medico e l’infermiere del 118 che avendo nel frattempo avuto gli aggiornamento dalla centrale, hanno valutato che la quantità di scarica non era sufficiente, passando così ad una “scossa” da adulti.
Il cuore è ripartito e a quel punto c’è stato il trasferimento immediato e diretto nella unità coronarica del S. Donato dove erano ad attenderlo gli specialisti.
24 ore di ricovero, per accertare che la situazione forse stabilizzata, poi il trasferimento al Sant’Orsola di Bologna

CITTADINI CONSAPEVOLI
Mentre tutta la Asl fa il tifo per Andry, nella speranza che possa prima possibile risolvere definitivamente i problemi del suo cuore, con uno nuovo, c’è da sottolineare che l’intervento del 118 e dei volontari, è stato tempestivo che di più non si poteva. Ma forse anche questa rapidità sarebbe stata vana se la mamma e la nonna di Andry non fossero state preparare ad un evento di questa natura e se, pur nella consapevole concitazione del momento, non avessero seguito i consigli che la centrale 118 stata fornendo in attesa dell’arrivo dei sanitari.
Una ulteriore dimostrazione che una conoscenza di base, anche minima, sulle cose semplici ma fondamentali da fare in presenza di un arresto cardiaco, possono davvero salvare la vita.
Il 118 non può oggettivamente essere presente ovunque nei tempi che un cuore fermo richiede. Ricordiamolo, sono solo pochi minuti quelli a disposizione per evitare danni neurologici permanenti o addirittura la morte. Defibrillatori semiautomatici e un corso di prima intervento da parte della maggior parte possibile di cittadini da eseguire in presenza di una persona colpita da un arresto cardiaco, sono l’unica vera possibilità di ridurre quanto più possibile i danni di questa patologia che ogni anno provoca in Italia 60.000 morti.