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Parte la stagione di prosa al Teatro Mecenate

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Si inaugura giovedì 8 novembre alle 21,15 al Teatro Mecenate la stagione di prosa organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune di Arezzo in collaborazione con la Fondazione Toscana Spettacolo e il Teatro Franco Parenti di Milano. Un esordio affidato a uno spettacolo di forte impegno civile, Muri – prima e dopo Basaglia, scritto e diretto da Renato Sarti, con un’intensa Giulia Lazzarini. Un testo e un allestimento che ricostruiscono un pezzo della nostra storia: una storia di rivoluzione culturale e sociale come poche in Italia, quella che portò all’abolizione dei manicomi lager. Ispiratore di questa rivoluzione e della famosa legge 180 fu lo psichiatra Franco Basaglia. Ad Arezzo, tra l’altro, la legge “Basaglia” trovò applicazione in tempi rapidi tanto che la città divenne un esempio da additare, insieme a Trieste. Vi s’insediò inoltre un centro intitolato al medico veneziano per la lotta contro ogni forma di emarginazione. Lo spettacolo assume dunque un particolare significato alla luce di questa esperienza. Giulia Lazzarini riflette sulla sua esperienza trentennale di infermiera, con nostalgia inquieta e la lucidità di chi si rende conto che quella straordinaria voglia di mutamento rischia di finire inghiottita nell’indifferenza generale.
Nell’occasione, l’assessorato ha voluto che l’arte contemporanea continuasse a contaminare gli spazi del teatro. Dopo la monumentale opera donata da Emilio Isgrò – Shakespeare “cancellato” ai lati del boccascena – tocca adesso al corridoio che, nelle previsioni dell'assessore Pasquale Macrì, “potrà seguire l’esempio di note metropoli italiane o europee, dove si vive l’arte più attuale con la serenità di una trasferta vacanziera o la fretta di un tragitto pendolare, da preferire comunque alla pubblicità che tutto ormai vorrebbe soffocare, ma che invece bisogna avere la forza di arginare, benché con ‘buon senso’. Ed è con tale ‘sensato’ carattere – spiega ancora Macrì – che i mattoni del Mecenate sapranno fare da sfondo all’arte più nostra, divenendo superficie di una galleria permanente, mediante opere d’importanti artisti contemporanei”.
Tocca a Fabrizio Dusi inaugurare questa tendenza, con la sua opera dal titolo Parole a teatro, subito prima dell’ingresso alla sala, sulla parete di sinistra, dove la ceramica colorata regala figure in duo che masticano scritte in latino. Populi sensus maxime theatro perspectus est, di ciceroniana memoria, è il messaggio…
Racconta Fabrizio Dusi: “ho accettato volentieri l’invito di Fabio Migliorati che mi ha dato l’opportunità di creare un’opera per il nuovo teatro della città. La comunicazione e le parole sono la base del mio lavoro e, così, quando mi è stato proposto di utilizzare la frase di Cicerone tratta dalle Episolae ad Atticum non è stato difficile immaginarla in questi parametri. Ho allora portato il concetto di ars oratoria di Cicerone ai nostri tempi, utilizzando i personaggi a me cari che si confrontano sulla dimensione del teatro. Il lavoro è stato realizzato completamente in ceramica, sfruttando l’idea del neon imitato sia per le parole, sia per i due personaggi. Non ho voluto rispettare la frase nella sua interezza, perché desideravo che le parole uscissero dalle labbra dei personaggi schiena contro schiena; come fossero regolate da una specie di ordine geometrico”. Inaugurazione dell’opera alle 20,45 prima dello spettacolo.