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Scatizzi denuncia in Comune il degrado di Poti

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AREZZO – L'Alpe di Poti, un tempo meta delle gite fuori porta degli aretini, sta attraversando un triste degrado, testimoniato da decine di case abbandonate, da un numero sempre maggiore di rifiuti e, soprattutto, dalla carcassa della Fontemura, lo stabilimento che, fino al fallimento del 2002, ha imbottigliato l'omonima acqua. A constatare questa situazione e a portarla all'attenzione del consiglio comunale è Luigi Scatizzi, consigliere del Nuovo Polo per Arezzo, che, in occasione della seduta di Lunedì 23 Aprile, presenterà un'interrogazione sullo stato d'inquinamento di Poti. «Nel 2011 la Forestale diffuse alcune foto sull'abbandono della Fontemura – afferma Scatizzi. – Le immagini testimoniano come sul fianco di Poti, nei 5 ettari occupati dall'ex stabilimento e sottoposti a sequestro penale, sia presente una discarica a cielo aperto con rifiuti tossici, pancali di legno, solventi, vernici, coperture in eternit, bottiglie di plastica, tappi di metallo e macchinari. Considerando che già da un decennio questi materiali sono a diretto contatto con il terreno, è facile immaginare come, sottoposti agli agenti atmosferici, siano penetrati in natura, inquinando e mettendo a repentaglio le stesse falde acquifere. Inoltre, come è risaputo, la zona è utilizzata solamente dagli appassionati di soft air che sfruttano l'ambiente come base per divertirsi e simulare guerre virtuali». Alla luce di tutto questo, Scatizzi chiede con fermezza alla giunta di agire per riportare la sicurezza ambientale a Poti e per rendere alla montagna la dignità e il decoro dei decenni passati. «Mi domando come un sequestro per ragioni fallimentari abbia condotto a questo scempio ambientale – afferma Scatizzi. – Cosa ha impedito la messa in sicurezza delle sostanze chimiche e dei materiali presenti nell'area, ignorando per 10 anni le conseguenze sulla salute pubblica e sull'ambiente? Come mai nessuna autorità è mai intervenuta per la tutela ambientale? Alla luce di tutto questo, richiedo all'assessore all'ambiente De Robertis e al sindaco Fanfani di attivarsi per chiedere gli interventi di Arpat, Asl e Forestale per riportare la montagna di Poti in condizioni di sicurezza ambientale; di sollecitare l'autorità giudiziaria ad autorizzare la rimozione o il riciclaggio dei materiali presenti nell'area; di favorire il recupero dell'Alpe di Poti attraverso un piano pluriennale di spesa e d'intervento che faccia tornare il monte un luogo di scampagnate per le famiglie aretine; di scoraggiare, nell'ottica di un ritorno alla filiera corta, l'abbandono delle residuali attività economiche legate all'agricoltura e all’allevamento; di procedere infine all'assunzione di personale Forestale di competenza della stessa amministrazione comunale».