Home Attualità Economia Toscana, un aretino ai vertici del commercio d’oro e di preziosi

Toscana, un aretino ai vertici del commercio d’oro e di preziosi

0
Toscana, un aretino ai vertici del commercio d’oro e di preziosi

Roberto Duranti, presidente dell’Associazione Dettaglianti Orafi Confcommercio della provincia di Arezzo, è stato riconfermato alla presidenza regionale della categoria per il secondo mandato consecutivo.

La sua nomina, che si aggiunge a quella di consigliere nazionale della Federazione Dettaglianti Orafi di Confcommercio, sottolinea ancora una volta il ruolo di Arezzo come la ‘provincia d’oro’ in Toscana, non solo per la produzione ma anche per la distribuzione.

Roberto Duranti, 57 anni, sposato con tre figli, è titolare della gioielleria di famiglia aperta oltre sessant’anni fa dal padre nel centro storico di Arezzo. E’ arrivato al commercio di preziosi dopo la laurea in scienze biologiche naturali e il diploma di esperto gemmologo. Una formazione culturale che ha sempre inciso nelle sue scelte. “Promuovere la cultura dei gioielli e dei preziosi può servire a recuperare il terreno perduto negli ultimi anni” dichiara Duranti “più ancora della crisi, la variazione di mode, stili di vita e di consumo ha allontanato la gente dagli investimenti nell’oro, che pure si dimostrano ancora validi”.

“I nostri negozi”, prosegue, “devono riprendere il loro status di luoghi privilegiati di incontro e dialogo tra la produzione e il cliente finale. Qualità, professionalità, conoscenza approfondita del settore devono fare la differenza se vogliamo dare una svolta alle vendite”.

“Portare oro e preziosi fuori dai nostri negozi è il nostro prossimo obiettivo”, anticipa il presidente regionale, “se la gente ha paura di entrare in gioielleria, saranno le gioiellerie ad andare incontro alla gente attraverso mostre-mercato dove gli scambi commerciali si uniscono a momenti di approfondimento culturale di taglio divulgativo, mostre ed altri eventi legati al tema oro e preziosi”.

“Un obiettivo ambizioso che piano piano coinvolgerà i capoluoghi toscani, ma vedrà Arezzo come capofila: vogliamo organizzare in città una sorta di “giornata o week end dell’oro e dei preziosi” da proporre tre o quattro volte l’anno in spazi adeguati come la Borsa Merci, il chiostro del Teatro Pietro Aretino o il Circolo Artistico. L’idea è di chiamare i dettaglianti ad esporre pezzi particolari, magari a prezzi competitivi per l’occasione, sottolineando ogni volta un tema diverso, dalle gemme agli orologi, dal gioiello antico o vintage alle ultime collezioni. Con particolare riguardo per marchi del territorio, produzioni di nicchia o di tendenza. Il tutto, con un sistema di sicurezza e di accoglienza all’avanguardia. Una specie di grande negozio collettivo dove si potrà scegliere il meglio presente sul mercato”.

La strategia dovrebbe servire a movimentare le vendite, che secondo i dati di Federorafi nazionale relativi all’ultimo quadrimestre 2011 continuano ad accusare un momento di stallo, soprattutto negli ambiti dell’oreficeria, della gioielleria firmata e non e dell’orologeria di fascia medio-alta. Più brillanti invece i consumi nel campo dell’orologeria di altissima gamma (con prezzi di acquisto oltre gli 8.000 euro) e dei monili di argento e di acciaio, in questo caso con la complicità della moda e di prezzi alla portata di tutti.

Ma, crisi a parte, a creare incertezza e disorientamento tra i consumatori e gli operatori sono state anche le novità in materia fiscale, soprattutto redditometro, tracciabilità dei pagamenti e limitazioni all’uso di contanti. “Il rischio era di criminalizzare gli acquisti ed in effetti in certi casi è passata l’idea che chi entra in gioielleria abbia cose da nascondere, quando invece vuole semplicemente fare un regalo speciale investendo i propri risparmi, pochi o tanti che siano”, sottolinea Duranti.

Oltre alle variabili del mercato internazionale e del cambiamento di abitudini dei consumatori, a rallentare le performance del dettaglio orafo c’è poi la competitività esasperata. In provincia di Arezzo esistono circa 250 punti vendita, iIn Italia ce ne sono circa 22.800, vale a dire uno ogni 2.500 abitanti, quasi il doppio rispetto a Germania e Spagna, il che non aiuta le imprese a mantenere un fatturato soddisfacente”. A questo, si aggiunge l’eccessiva despecializzazione della rete distributiva: “puntiamo di più sulla preparazione tecnica e sull’offerta di prodotti particolari, ricchi di personalità e innovazione. Ma soprattutto, puntiamo sul marketing emozionale: chi acquista un anello con solitario compra molto di più di un oggetto, vuole sogni, sentimenti, emozioni”.