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‘Uno tra i tanti: Giovan Battista Marziali’

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Ripercorrere e analizzare la vita di Giovan Battista Marziali “Uno tra i tanti”. È questo l’argomento del lavoro svolto da Francesco Saverio Moretti, studente del Liceo Classico “Francesco Petrarca” di Arezzo e originario dello stesso paese di Marziali, Alberoro, frazione di Monte San Savino. Nato nel 1895, Marziali, si laurea nel 1921 in giurisprudenza a Siena e nello stesso anno sposa una giovane ragazza fiorentina ebrea, Marta Jenna, che lo seguirà in tutte le sue missioni, dall’Alto Adige alla Sicilia. Nel 1914 parte come soldato di leva ma rimane ferito nel 1917; da allora, non potendo più aiutare “sul campo” la sua patria sente il dovere di sostenerla con la propaganda all’amor patrio, alla resistenza e al riscatto morale. La sua carriera politica comincia nel 1927 prima come deputato al Parlamento Nazionale per il collegio di Firenze e, successivamente, come Prefetto di Terni: è il più giovane rappresentante del Governo italiano, a soli 32 anni. Successivamente è trasferito, con la stessa carica a Bolzano, Palermo, Napoli e Milano. È una delle poche autorità ad avere un rapporto personale, aperto, con il Duce. A Terni, da subito, si distingue per la sua grande umanità: si adopera per la realizzazione di opere pubbliche e dimostra un particolare interesse verso le questioni sindacali. A Bolzano, dove conosce Alcide De Gasperi, invece, la sua innata predisposizione al dialogo rende possibile un’opera di distensione con le minoranze linguistiche. Il suo modo fruttuoso di rapportarsi, riconosciuto dai vertici del potere esecutivo centrale, lo porta alla nomina a Prefetto di Palermo. Qui porta avanti opere di risanamento economico, igienico ed edilizio, senza tralasciare l’impegno nella lotta contro la mafia. Dopo 3 anni è trasferito a Napoli, dove è costante il suo impegno per la risoluzione del problema degli “scugnizzi” e degli adolescenti abbandonati. Nel frattempo Marziali si dimostra in aperto dissenso verso le gerarchie fasciste, contrario, per esempio, alla promulgazione delle leggi razziali. Nonostante ciò viene trasferito a Milano, una delle più prestigiose e ambite prefetture del Regno. Per la sua “non simpatia” verso le autorità tedesche e verso una guerra da lui non condivisa, viene apostrofato “pacifista” dal capo del governo Mussolini. Nel 1943 viene incaricato da quest’ultimo ad esercitare solo funzioni ispettive. Dopo l’armistizio del 1943 “per ragioni di servizio” viene collocato a riposo e riprende, così, ad esercitare la sua attività di avvocato a Firenze. Ma la sua sorte è segnata. La moglie Marta, che si era rifugiata presso la Badia Fiesolana, viene uccisa dai tedeschi, poichè si rifiuta di rivelare dove si trova il marito, o perché di origine ebraica?. Marziali, invece, è catturato e processato a Roma dagli alleati, dove viene riconosciuto innocente, in quanto risultò che le sue numerose iniziative non sono mai state contrarie alla realizzazione di una dignitosa vita civile e non si è mai macchiato di nessun crimine. Nel dopoguerra rifiuta l’invito di De Gasperi a ricoprire incarichi nella vita politica, non cercando rivincite e non riciclandosi alla politica. Si ritira da sconfitto, “Uno sconfitto, con l’aggravante di essere stato un potente”. Muore, stroncato da un attacco cardiaco nel 1948 mentre era alla guida della nota industria “Nuova Pignone” di Firenze, città che amava ripetere, aveva visto i suoi giorni più belli a fianco di Marta.
La ricerca di Francesco Saverio Moretti ha delineato Marziali come un uomo umile, fedele ai valori della famiglia e dell’amicizia. Una personalità a stretto contatto con il fascismo, ma che non avuto “paura” a contrastarlo davanti ad azioni e decisioni che non condivideva.