Home Attualità Alberto Pellai: ‘il tiro alla fune’ per educare i figli

Alberto Pellai: ‘il tiro alla fune’ per educare i figli

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“Ho capito che mio figlio Iacopo di 12 anni e mezzo era uscito dall'infanzia e stava entrando nell'adolescenza quando l'ho trovato in bagno intento a farsi una cresta con il gel nei capelli.” Così Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta inizia la sua lezione all'auditorium dell'ospedale San Donato di Arezzo nell'ambito della terza lezione della Scuola per Genitori 2013 di Confartigianato Arezzo.
“Spesso – continua Pellai – l'inizio dell'adolescenza si vede da dettagli, che però denotano un cambiamento profondo che si è avviato, una personalità che si sta costruendo. Fino ad allora mio figlio Iacopo era un bambino intento a fare le cose di tutti i bambini, giocava molto, ma non era per niente interessato al suo corpo e al suo vestiario. Ora si stava riappropriando di quel corpo. Altre volte succede che i figli a quell'età scelgono di diventare trasandati, con la camicia larga e magari puzzano anche un po'. Stanno marcando la differenza rispetto ai batuffoli profumati e odorosi di borotalco che erano fino a poco prima, e più li avete lavati, profumati e resi odorosi di borotalco, più saranno trasandati e magari puzzeranno anche un po'”.
Il tema della serata sono i consigli ai genitori per affrontare la difficile età dell'adolescenza e Pellai fa ricorso alla propria esperienza personale, di medico e psicoterapeuta, ma anche di genitore di 4 figli, per spiegarsi meglio. “Cari genitori, con i vostri figli dovete fare idealmente il tiro alla fune.” E poi spiega. “Vi sono tre atteggiamenti da parte dei genitori nel tiro alla fune con i figli, due non vanno bene, solo il terzo è quello consigliato. Il primo atteggiamento è quello del genitore che sa di avere maggior forza e quindi tira subito la fune dalla sua parte. Significa: qui comando io e si fa come dico io. Ma questo modo di fare è quello che poi, quando avranno 40 anni, li costringerà ad andare dallo psicoterapeuta perché a quell'età si accorgeranno di non aver vissuto la loro vita, ma quella che altri hanno impostato per loro. Il secondo atteggiamento è quello del genitore che concede subito tutta la corda al figlio. Ma se si concede tutto e subito, a 12 anni, cosa si potrà mai concedere a 13, 14, 15 anni, fino ai 18-20 anni? Questo atteggiamento – sottolinea Pellai – è molto pericoloso parchè lascia correre enormi rischi ai figli senza nemmeno che i genitori se ne accorgano.” Gli esempi sono tanti, ma sopratutto, avverte l'esperto, è l'atteggiamento del genitore che si fa amico dei figli ad essere sbagliato. “Dovete essere amichevoli, ma stare su un piano più alto di loro, perché siete genitori. Se vi mettete allo stesso piano, come farete poi a dire dei no?”
I pericoli si annidano dovunque, anche fra le mura di casa, dove sembra di essere al sicuro. “Ma oggi i ragazzi sono nativi digitali – avverte Pellai – e quando vi chiedono di creare loro un profilo Facebook, con la motivazione “ce l'hanno tutti” i pericoli sono dietro l'angolo. Perchè mai – sottolinea – lo stesso Facebook vieta la creazione di profili a chi ha meno di 13 anni? Non sarebbe meglio, per una volta, stare alle regole invece che creare un profilo Fb ai nostri figli facendo un falso?” E racconta la storia di quella ragazzina che non si era accorta di essere incappata nella rete di un pedopornografo già conosciuto anche alla polizia postale e gli aveva dato la sua amicizia arrivando anche a farsi scattare con la web cam delle fotografie senza reggiseno. “I ragazzi – sottolinea l'esperto – non si rendono conto dei pericoli, si sentono al sicuro, perchè sono a casa loro. Allora voi genitori, se proprio volete concede internet e Fb, date delle regole. Per esempio, come faccio io, che concedo un tempo limitato, e comunque con il computer che si trova in una parte centrale della casa, in modo da essere sempre sotto controllo, con la password e l'e-mail conosciute da noi genitori e con la chiarezza delle regole: i nostri figli sanno che noi genitori teniamo le mail e le amicizie sotto controllo. Questa cosa – ribadisce ancora Pellai – non giustifica nessuna privacy, non è come il diario di una volta, dove si scriveva di tutto ma stava in un cassetto, Fb è quanto di più pubblico possa esistere.”Altri esempi di genitori che concedono tutto nel tiro alla fune? Quelli che lasciano da soli i figli a casa per la festa dei 14 anni e loro vanno nella casa in campagna, o quella della zia che lascia lo chalet in montagna al nipote adolescente perchè ci faccia la festa con gli amici. E così succede che la ragazzina finisce in coma etilico per due bicchieri di alcolico, o che la palazzina di montagna la mattina dopo è circondata di pattuglie di carabinieri per i guai che hanno combinato i ragazzi. Oppure c'è anche la mamma che va lei a comprare 3 bottiglie di vodka