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Allarme Lupi: Oltre 10mila euro i danni e 50 capi uccisi

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Allarme Lupi: Oltre 10mila euro i danni e 50 capi uccisi

«Panico da lupo: sette attacchi ai danni di persone e animali negli ultimi novanta giorni, più di 10.000 euro di danni agli allevatori e almeno 50 animali uccisi, Casentino e Valdarno sotto scacco: la Giunta ad attivarsi per evitare questo scempio».
È il commento del capogruppo di “Più Toscana”, il consigliere Antonio Gambetta Vianna, che dopo l’ennesima aggressione ai capi di bestiame di un allevatore del Valdarno, il cui gregge a causa dei lupi è orfano di ben 63 pecore, torna a sollecitare provvedimenti di contenimento a tutela degli allevatori aretini.
«Misure – spiega – che salvaguardino le aziende anche dopo la perdita del capo di bestiame. I cadaveri degli animali attaccati devono essere smaltiti dagli allevatori tramite termodistruzione, una procedura condotta da società specializzate che possono presentare conti salati che vanno dai 250 euro in su a carcassa».
Un costo che per il consigliere di “Più Toscana” è spesso più alto del risarcimento previsto dalla Regione con la legge 26/04, i cui tempi di azione sono comunque giudicati troppo lenti rispetto a quelli dell’economia quotidiana degli allevatori.
Fra le zone più colpite dai raid dei branchi negli ultimi due mesi ci sarebbe proprio il Casentino “residenza” di metà degli oltre 230 lupi toscani.
«O si arresta l’emergenza con misure di contenimento efficaci che vadano oltre la mera recinzione, ricordando che il lupo è un animale protetto. Ma qualcuno deve pur proteggere gli allevatori dai predatori. Nel frattempo si deve mettere fine al pantano burocratico per il rimborso – conclude Gambetta Vianna – che, dopo la perdita del bestiame, ha il sapore della beffa.
Per questo motivo chiediamo alla Giunta una revisione di normativa, modalità e tempistiche di rimborso per i capi uccisi».
Un provvedimento già sollecitato da Più Toscana con la mozione in discussione proprio oggi nella sala di Palazzo Panciatichi.
«Il rischio – conclude – è quello che gli allevatori si rimbocchino le maniche, prendano la pala e inizino a seppellire il bestiame per conto proprio».