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Atella (Ceis), da ‘saggi’ ricette ma ora servono bravi cuochi

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Politiche****Atella (Ceis), da 'saggi' ricette ma ora servono bravi cuochi ***Roma, 15 apr. (Labitalia) – "Parafrasando, potremmo forse dire che abbiamo delle ricette, ma ora occorre trovare i cuochi. E i cuochi dovranno anche essere molto bravi, perché chi ha scritto le ricette non ha indicato le proporzioni degli ingredienti e come realizzarle. Spetterà ai cuochi il duro lavoro per ottenere un buon piatto, con la speranza di non morire tutti o digiuni o avvelenati". Così l'economista Vincenzo Atella, direttore Ceis Tor Vergata, commenta con Labitalia le relazioni presentate dai 'saggi' e le priorità indicate per l'emergenza economica.
"Capire la reale efficacia di queste proposte e quanto saranno in grado di promuovere la crescita nel breve e, soprattutto, nel lungo periodo – ammette – è difficile. Di sicuro, la teoria economica suggerisce che queste sono le cose giuste da fare e non ci sono tante alternative percorribili. A questo punto, il vero problema rimane l'implementazione di questi suggerimenti attraverso concreti interventi di politica economica. Inoltre, va ricordato che le scelte economiche, per quanto possano essere le migliori, non potranno mai fornire i risultati attesi se l'ordinamento giuridico-politico non è all?altezza". Atella sottolinea che "il mandato che i saggi hanno ricevuto era quello di agire da 'facilitatori' del dialogo fra le forze politiche, cercando di fornire una serie di punti programmatici comuni per dar vita a un nuovo governo: dalle relazioni non doveva uscire nessun programma di governo; questo è un compito che spetterà ad altre persone". E, a proposito della relazione economica, dice, "quella che viene proposta è una lunga lista di suggerimenti che, forse, per alcuni aspetti sembrano rasentare l'ovvietà, ma ovvietà non le sono". "In ogni caso, dubito – avverte – ci sia qualcuno che possa avere obiezioni in merito a quei punti. E non mi stupirei se nei prossimi giorni le varie coalizioni politiche estrapolassero corposi pezzi di questo documento evidenziando che, tutto sommato, il loro programma è ben rappresentato nel documento dei saggi". "Dovendo valutare il lavoro fatto, la prima domanda da porsi è se il processo che ha portato a questi risultati – sostiene – è da considerarsi efficiente e se i risultati possano essere considerati utili per il futuro dell'Italia. Ritengo che il processo sia stato oltremodo inefficiente, perché un tale documento sarebbe dovuto essere prodotto dai partiti prima della campagna elettorale (e ulteriormente integrato con le modalità di implementazione delle varie azioni). Al contrario, ritengo che, a questo punto della situazione italiana, il risultato sia utile perché potrebbe aiutare il prossimo governo a capire quali sono le priorità e a stilare un piano di interventi organico. Tuttavia, di lavoro da fare per il futuro governo ne rimane tanto". Per Atella, "i saggi si sono limitati a fornire una lunga serie di puntuali indicazioni". "Come nel caso delle ricette sul mercato del lavoro, dove citano lo strumento del credito di imposta per i redditi bassi, o quando avvertono che la pressione fiscale -ricorda- è arrivata al massimo o, più in generale, quando si dice che ogni sopravvenienza finanziaria debba essere destinata alla priorità dell'emergenza del lavoro e al sostegno delle persone in grave difficoltà economica". "E suggerimenti di questo tipo -rimarca- se ne trovano tanti nella relazione, ma mai sono prospettate le soluzioni su come raggiungere quegli obiettivi: perché fornire la soluzione equivale a effettuare una precisa scelta politica e questo non era nel mandato che il Presidente della Repubblica gli aveva attribuito"."Un altro importante suggerimento presente nella relazione – prosegue Atella – è aver riportato in modo chiaro l'attenzione sul problema delle politiche di lungo periodo. Suggerimento che in realtà era contenuto anche nella 'Annual Growth Surveys' del 2012 e 2013 della Commissione europea, da cui emergeva chiaramente che investimenti in istruzione, ricerca, innovazione e energia dovrebbero essere considerati come priorità e andrebbero rafforzati dove possibile". "Si nota, inoltre, come i saggi abbiano cercato di riportare la discussione sul ruolo fondamentale dello Stato come regolatore in tutti quei settori dove più facili sono i fallimenti di mercato e dove i vincoli alla concorrenza rappresentano un ostacolo alla crescita economica. E in tal senso un'ampia sezione è dedicata alle politiche per la concorrenza, al miglioramento dell'efficienza della pubblica amministrazione, o alla certezza del diritto. Ma avendo sempre ben chiaro che lo Stato non può occupare quegli spazi che non gli sono propri", conclude.