Roma, 4 lug. (Labitalia) – "La condanna della Ue all'Italia per non avere obbligato i datori di lavoro ad adottare provvedimenti per i disabili non coglie di sorpresa: come Cisl, infatti, abbiamo denunciato a più riprese il mancato funzionamento della legge 68 che disciplina l'avviamento al lavoro dei disabili e il generale disinteresse della politica a misurarsi con questa problematica, sempre rinviata e colpevolmente sottovalutata". Lo dichiara in una nota Pietro Cerrito, segretario confederale della Cisl, commentando quanto stabilito oggi da una sentenza dalla Corte europea che chiede di 'ripristinare dignità nel lavoro dei soggetti più fragili'. "Bisogna abbattere una cultura che continua a vedere nell'assunzione di un disabile un costo per l'azienda -continua Cerrito- quando, invece, alcuni casi pubblicizzati negli ultimi tempi, hanno dimostrato che in taluni settori produttivi (hi-tech, produzione software) ci può essere un vero e proprio valore aggiunto nell'utilizzo di persone con problemi di disabilità. Ribadiamo la richiesta, già avanzata, di introdurre nel 'pacchetto lavoro' norme che comportino corsie protette per i disabili: è l'occasione a portata di mano per dare una risposta positiva all'Europa, dare un segno di modernità e soprattutto riaccendere la speranza di un futuro per quelle tante persone che vedono la loro esistenza al buio". "Occuparsi delle persone disagiate e più deboli – prosegue Cerrito – non è un compito che puo' essere delegato a enti e associazioni caritatevoli. E' un dovere a una responsabilità per chi guida il paese, che va esercitata per ridurre fragilità ed emarginazione ed è anche un modo concreto per sostenere le famiglie italiane, in particolare quelle più bisognose, sulle quali grava interamente il peso dell'assistenza, cura e del futuro dei disabili. La Conferenza nazionale sulla disabilità programmata per il 13 luglio a Bologna- conclude Cerrito- può essere l'occasione giusta per concertare tutte quelle misure utili a costruire un futuro a queste persone".