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Consulenti lavoro, avvicinare mondo formazione a mercato

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Fiuggi, 21 giu. (Labitalia) – Sostituire la logica del sapere con la logica del saper fare, avvicinando il mondo della formazione al mercato del lavoro. Questo il messaggio lanciato oggi dai consulenti del lavoro nel corso della seconda giornata del Festival del lavoro, a Fiuggi. "Non si mette in discussione – fa notare Sergio Giorgini, segretario del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro – il sapere, ma il saper fare. L'esigenza è partire prima, riuscendo a far svolgere una parte del tirocinio professionale prima della laurea, in modo da poter avere un percorso formativo". "Prima degli incentivi – sottolinea Mauro Capitanio, presidente della Fondazione consulenti del lavoro – rendiamo appetibili gli strumenti che abbiamo. Abbiamo un apprendistato che deve essere valorizzato così come i tirocini, perché le aziende ne hanno bisogno. Il governo deve lavorare sburocratizzando, non può puntare solo sugli incentivi, perché sono provvedimenti limitati. Teniamo presente anche che il 60% dei ragazzi non sa cos'è il mondo del lavoro, questo è il problema e in Italia siamo fermi a 40 anni fa come mentalità".Per Sandra D'Agostino, dell'Isfol, "un sistema produttivo che richiede competenze medio-basse è preoccupante". "Va accresciuto – auspica – il sostegno alla formazione con accezione all'apprendimento permanente formale. Dobbiamo, inoltre, chiederci se un percorso porta all'occupazione: serve allora un sistema nazionale di certificazione strutturato". "Il sistema – sostiene Mariano Berriola, di ItaliaOrienta – ha messo al centro il professore e non lo studente; quindi con questo sistema è stato riportato indietro il Paese. Manca un orientamento al mondo del lavoro. Sono anche state tradite le famiglie che pensavano di poter garantire ai figli il futuro con la laurea. L'Italia ha scelto il lavoro casualmente".Per Alessandro Rimassa, direttore della scuola di comunicazione e management dello Ied, "va avviato uno studio attento, un osservatorio per le esigenze, mentre adesso si vive l'oggi per oggi". "Non serve una riforma universitaria – dice – ma avere metodologia per riformare il sistema. Nessuno racconta quali sono i veri sbocchi, ma teniamo presente che ci sono comunque ancora ambiti di eccellenza".