Il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Arezzo, durante un controllo presso un’industria meccanica che opera fino dagli anni ’70 in Comune di Poppi (AR), ha riscontrato che le acque reflue provenienti dal ciclo industriale, contenti sostanze pericolose, anziché essere convogliate nelle apposite cisterne di raccolta e successivamente smaltite, venivano sversate direttamente sul terreno circostante le cisterne stesse.
Tale attività illecita veniva svolta già da tempo, come dimostrato dalla spiccata colorazione rossa del suolo nell’area oggetto dello scarico.
Alcuni campioni del terreno contaminato sono stati prelevati dall’ARPAT, che provvederà ad analizzarli per individuare qualità e quantità delle sostanze nocive presenti.
Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno inoltre rilevato la presenza all’esterno e all’interno dei capannoni industriali di numerosi cumuli di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi abbandonati da anni.
Si tratta di oltre 300 metri cubi di materiali di vario genere, tra cui sabbia e talco esausti, traversine ferroviarie, secchi di sostanze chimiche corrosive e di vernice, pneumatici, onduline e materiali plastici.
I cumuli di rifiuti e l’area dove venivano sversate le acque reflue industriali sono stati posti sotto sequestro.
E’ scattata quindi la denuncia alla Procura della Repubblica per la titolare della fabbrica e per il responsabile della società proprietaria del terreno dove sorge lo stabilimento.
I due dovranno rispondere di scarico non autorizzato di acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose e abbandono di rifiuti speciali pericolosi. Rischiano l’arresto fino a 3 anni.