Home Cronaca E’ morto Alberto Roggi, un campione del ciclismo aretino

E’ morto Alberto Roggi, un campione del ciclismo aretino

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Alberto Roggi, nato a Vitiano nel 1921, iniziò a correre in bicicletta molto presto. Penalizzato come tanti altri dalla guerra, che ne interruppe l’attività, vinse 8 corse nel 1945, ben 18 nel 1946, partecipò al Giro d’Italia nel 1947, fu Campione Italiano degli Indipendenti nel 1949. Il suo soprannome ci dice tutto: “il Bolide”.

Ripensando alla storia di Alberto Roggi e collocandola nel suo contesto ambientale e familiare, credo che ci sia del “miracoloso” nei risultati che ha raggiunto. Come spiegare, altrimenti, che un giovane agricoltore della campagna aretina, subito dopo la devastante Guerra, senza finanze familiari, senza grossi sponsor dietro, senza grossi appoggi di alcun tipo, sia arrivato a vincere il Campionato Italiano e tante altre corse, alcune davvero importanti?
E di contro: dove sarebbe arrivato un atleta con il fisico, la volontà ed il sacrificio di Roggi se avesse potuto beneficiare delle attenzioni, della tecnologia, della dieta di oggi?
Il ciclismo attualmente ha perso molto del suo fascino e molti dei suoi appassionati, delusi dai tanti scandali e dai tanti casi di doping. Personaggi, anzi, “epici eroi” come Alberto Roggi ci testimoniano un ciclismo diverso, fatto di sacrifici, allenamenti, fatica, sudore, sopportazioni. Un ciclismo che fu di Bartali, di Coppi e degli altri corridori come Roggi, scolpiti nel legno delle antiche querce che popolavano i boschi della nostra Italia.
Alberto Roggi, già ultra-quarantenne, ancora staccava i ventenni e tagliava il traguardo tra la folla plaudente nelle tante corse che una volta venivano organizzate nei paesi dell’aretino.
L’amico Massimo Pulitini ha ritrovato cose impensabili, che ci parlano di un Alberto Roggi famosissimo per gli sportivi italiani del dopo guerra. Pensate che in una raccolta di figurine ritagliabili dei 118 grandi CAMPIONI di tutti gli sport, di fine anni ’40, assieme a Coppi, Bartali, Mazzola, Meazza, Carnera, Nuvolari, Luis, Chron, c’è anche lui, Roggi! Infiniti gli articoli di giornale, le foto con personaggi famosi, i racconti di certi avvenimenti.
Addirittura, c’è un articolo scritto dallo scrittore Vasco Pratolini, che ci parla di Alberto Roggi al Giro d’Italia del 1947 e proprio nella tappa che attraversò la sua Vitiano.
Pratolini seguì eccezionalmente il Giro come cronista sportivo e pubblicò i suoi articoli (Cronache dal Giro d’Italia) su “Il Nuovo Corriere” di Firenze dal 24 maggio al 19 giugno 1947.
L’articolo era intitolato LE BISTECCHE DI ROGGI. Ne riporto pochi brani: “Arezzo ha la sua gloria locale. Bartali, Coppi e gli altri padreterni occupano un cantuccino appena nel suo cuore, tutto invaso dal ragazzo solido e biondo che ha nome Alberto Roggi.
Roggi è un contadino di frazione Vitiano, ha smesso da poco vanga e aratro per diventare di professione corridore. Da anni tutte le gare ciclistiche dell'Aretino finivano con una sua vittoria. Oggi sui muri, sull'asfalto, sui festoni stesi da casa a casa, per venti, trenta chilometri, c'era scritto Roggi. Ci siamo fermati al paese di Alberto. Amici recatisi fino a Firenze per salutarlo ci hanno detto di averlo trovato con davanti due bistecche che, per finirle, ci sarebbero voluti quindici giorni. Che Alberto possa meritarsi simili bistecche è per i suoi amici una testimonianza inconfutabile di meriti acquisiti. Agli amici Roggi ha dichiarato:
«Questi Bartali, questi Ronconi, credevo andassero più forte».”.
Dopo quel Giro, Alberto Roggi avrebbe pedalato ancora, per tanti chilometri di strada. Migliaia. E avrebbe inanellato una lunghissima serie di vittorie, più o meno importanti, ma indispensabili a creare quel mito che ancora resiste in chi ha almeno qualche capello bianco oppure è davvero innamorato del ciclismo, quello vero.
E adesso che con l’ultima salita è arrivato in Cielo, voglio ringraziarlo: Grazie Alberto, per tutte le soddisfazioni che ci hai fatto assaporare. Siamo in tanti a volerti sempre bene.