Milano, 6 mag. (Labitalia) – "Tra accademie, agenzie formative e istituti di istruzione superiore, sono 39 le scuole orafe in Italia. Una grande offerta a cui però non corrisponde una soluzione ottimale per gli studenti, in termini di occupazione". Lo dice a Labitalia il direttore di Federorafi, Stefano de Pascale, in occasione della presentazione della ricerca 'Esportare la dolce vita 2013', da parte di Centro Studi Confindustria e Prometeia, sul posizionamento dei beni di fascia medio-alta nei settori chiave del made in Italy. "L'eccessiva crescita delle scuole orafe – fa notare – anche al di fuori dei tradizionali distretti ha alimentato il bacino di giovani, spesso senza un'adeguata formazione professionale che, complice la crisi, si sono ritrovati senza uno sbocco lavorativo concreto". "Superato il boom della nascita di istituti del settore – continua de Pascale – negli ultimi 7-8 anni abbiamo assistito a un vero e proprio distacco dal settore orafo delle giovani generazioni che lo giudicavano, a torto, arretrato e privo di innovazione". "Questa situazione – avverte – è degenerata nella costante difficoltà, da parte delle imprese del settore, a trovare personale specializzato sia nelle mansioni più basse che quelle a più elevato contenuto tecnologico". "Le imprese – ammette il direttore di Federorafi – che hanno intenzione di investire nei giovani, magari anche assumendo, non riescono a trovare manodopera adeguata. Molti sono, quindi, costretti ad effettuare una formazione per così dire innovativa, all'interno della struttura organizzativa esistente, attingendo alle risorse umane già impiegate". "Se da una parte – sottolinea Stefano de Pascale – assistiamo dunque a una, seppur lieve, ripresa richiesta di ragazzi ai fini di assunzione, dall'altra non si riesce ancora a trovarne un'adeguata risposta, professionalmente qualitativa, sul mercato".
Articlolo scritto da: Adnkronos