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Federorafi, settore conta 35mila addetti e 8.800 aziende

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Federorafi, settore conta 35mila addetti e 8.800 aziende

Arezzo, 12 apr. (Labitalia) – Il settore italiano dell'oreficeria e bigiotteria conta 8.800 aziende (di cui solo il 15% organizzate in società di capitali) per un valore della produzione di circa 6,3 miliardi di euro (0,7% del manifatturiero nazionale e 6,6% del totale sistema moda) e all'interno delle quali operano oltre 35 mila addetti. Nel 2011 sono state quasi 94 le tonnellate di oro trasformate in oreficeria (erano 412 tonnellate nel 2002) e 512 le tonnellate di argento trasformate in gioielleria in argento-argenteria (1.421 tonnellate nel 2002). A renderlo noto Federorafi, in occasione di 'OroArezzo', la mostra internazionale dell'oreficeria, argenteria e gioielleria. Il settore risulta tra i più export-oriented all'interno del comparto moda: la quota di export sul fatturato è pari al 75% (dato 2011), 25 punti percentuali in più rispetto alla media dei settori moda, 35 punti in più rispetto alla media del manifatturiero italiano. Sebbene in progressivo ridimensionamento negli ultimi dieci anni, il saldo commerciale del settore si mantiene in territorio abbondantemente positivo: 2,9 miliardi di euro su 16,5, il contributo del settore orafo all'avanzo commerciale del comparto moda made in Italy.
Con una quota del 3% sul commercio mondiale (in calo costante negli ultimi dieci anni), l'Italia figura al nono posto nella classifica dei principali esportatori mondiali di oreficeria. A livello di singolo paese, Emirati Arabi, Stati Uniti e Francia sono le principali mete di destinazione (o di transito, come nel caso di Eau) di oreficeria made in Italy. Seguono la Cina (Hong Kong inclusa) e Turchia. Verso questi ultimi due si registra, negli anni più recenti, una crescita molto sostenuta dell'export settoriale. Non esistono dati ufficiali sulle quantità di oreficeria usata acquistata tramite l'attività del 'compro oro' in senso lato: le stime indicano in oltre 180 tonnellate, pari a diverse decine di milioni di pezzi. Una parte dell'oro recuperato viene poi reimmessa nel ciclo produttivo. Secondo Thomson Reuters-gold field mineral services, negli ultimi 10 anni in Italia l'oro proveniente da rottame di oreficeria è stato impiegato nella produzione di oreficeria 'nuova' con percentuali sempre più importanti passando dal 9% del 2002 al 46,7% del 2011. Pur in presenza di un calo delle quantità totali lavorate, l'impiego nella trasformazione in oggetti finiti di oro usato continua a salire anche in valore assoluto. Non esistono in Europa e, probabilmente nel mondo, performance come quelle italiane. In termini di numerosità degli operatori, non è possibile dare un dato certo, ma si possono stimare in circa 9.000 gli operatori che svolgono questa attività in via esclusiva o prevalente. Se a questi aggiungiamo quelli che la svolgono in via non prevalente – il classico negozio di gioielleria che svolge anche l'attività di 'compro oro' – il numero cresce sensibilmente perché sommiamo i dettaglianti di oreficeria per arrivare a sfiorare i 30.000 operatori. Si stima un gettito fiscale regolare di oltre 300 milioni di euro all'anno, calcolato su un volume d'affari intorno ai 3 miliardi di euro. Negli anni il consumatore si è sempre più avvicinato ai 'compro oro' per le esigenze più diverse. Se negli anni passati 1 acquisto su 10 era dovuto alle necessità economiche del privato, negli ultimi due anni, per la crisi, la percentuale è passata ad oltre 2 su 4.

Articlolo scritto da: Adnkronos