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Il compositore, investimenti scarsi, Verdi troverebbe poco spazio

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Roma, 10 ott. (Labitalia) – "Ad oggi la musica di Verdi troverebbe poco spazio, anche se era una star e le sue opere erano di largo consumo, perchè gli investimenti nel settore non sono molti". A parlare è il compositore Cristian Carrara, classe 1977, le cui opere sono state eseguite nei maggiori centri italiani e da alcuni tra i più importanti nomi della musica italiana e internazionale. Impegnato politicamente alla Regione Lazio, al fianco di Zingaretti, e vicepresidente della commissione Cultura al Consiglio regionale, Carrara parla con Labitalia del mestiere del compositore. "Rispetto al passato – spiega – oggi il compositore ha il vantaggio di poter diffondere la propria musica attraverso i new media, come il canale YouTube". "La musica – ammette – sta ovunque, non solo nelle sale da concerto, ma anche nella pubblicità, nei negozi, ovunque. Ciò non rappresenta però un vantaggio per il compositore, perchè in presenza di una larga offerta si assiste a un abbassamento della qualità"."Il compositore – fa notare Carrara – in questo contesto fatica a farsi conoscere e apprezzare, perchè non esiste un'educazione all'ascolto di qualità. Questo è un problema sentito dai compositori in Italia". "Il mio impegno politico – sottolinea – non limita la mia attività di compositore, anzi. Se cerco di portare un contributo concreto al settore, vivendo in prima persona le problematiche della categoria. Anche perchè non potrei vivere senza smettere di scrivere"."L'artista – afferma – guarda il mondo con occhi diversi, potendo dare un valore aggiunto alla società, nel mio caso alla politica". A dimostrarlo la recente produzione artistica di Carrara sul Vajont che debutterà con la nuova stagione sinfonica della fondazione teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste. "Al teatro – dice – ho donato 'Ondanomala, Vajont, 9 ottobre 1963', una mia riflessione sinfonica sul dolore dedicata al Vajont nel 50esimo anniversario della tragedia. Un evento a cui sono molto legato, visto che mio padre da sfollato, proprio in quell'occasione, ha conosciuto mia madre. E in quella diga, in quegli anni, ci ha lavorato. Quella valle, quei colori, li conosco bene. Scrivere musica sul Vajont è scrivere una parte di storia della mia famiglia. Scrivere di una tragedia italiana, ma anche della vita che c'era prima e che, tutto sommato, anche dopo ha continuato a scorrere. Nonostante tutto".