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Ismu, disoccupazione in aumento per gli immigrati

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Milano, 10 dic. (Labitalia) – Più immigrati occupati nel 2012 rispetto al 2011, ma il dato è dimezzato se si considerano gli anni precedenti. E la disoccupazione tra gli 'stranieri' è in aumento. E' quanto emrge dal XIX Rapporto nazionale sulle migrazioni 2013, elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità). Nel 2012 gli immigrati occupati sono 2 milioni 334mila, 82mila in più rispetto al 2011 (+3,7%), grazie soprattutto alle donne che sfiorano un incremento dell'occupazione dell'8%, a fronte di un modesto 0,4% dell'occupazione femminile italiana. Questo aumento è dovuto per oltre l'80% alla crescita di domanda di assistenza familiare, che occupa prevalentemente donne (e che rafforza il fenomeno di segregazione lavorativa delle straniere). Pertanto, si segnala che questo incremento dell'occupazione immigrata registra un dimezzamento rispetto agli anni precedenti (tra 2010 e 2011 l'aumento era stato di 172mila unità). Cresce la disoccupazione, per effetto dell'ampliamento della platea degli attivi, ovvero degli immigrati disponibili al lavoro (nel 2011 erano circa 2milioni 550mila, mentre nel 2012 sono oltre 2milioni 700mila, cioè il 6,1% in più). Nel primo semestre del 2013, i senza lavoro stranieri sono 511mila, mentre 2012 erano 380mila, 72mila in più (+25%) rispetto al 2011. Nei primi sei mesi del 2013 si registra un tasso di disoccupazione del 18%. Nel Mezzogiorno la disoccupazione continua ad essere un problema autoctono di dimensioni drammatiche, nelle regioni tradizionalmente più ricche di opportunità lavorative la disoccupazione ha assunto, in questi ultimissimi anni, un volto sempre più vistosamente 'multietnico'. Nelle province del Nord si concentra più del 60% della disoccupazione straniera, e nella ripartizione Nord-Ovest quasi un disoccupato su quattro è straniero. Inoltre, mentre le donne straniere continuano ad essere le più colpite dalla disoccupazione, se guardiamo all'evoluzione intervenuta tra il 2011 e il 2012, è la componente maschile ad avere registrato, nell'ambito di specifici contesti territoriali, un vero e proprio tracollo. Nel Mezzogiorno, l'aggravamento del tasso di disoccupazione per gli uomini immigrati è pari addirittura al 43,6%, ovverossia di 13 punti superiore a quello, certo non modesto, che ha colpito i lavoratori autoctoni. Nel 'mitico' Nord-Est, invece, il tracollo accomuna italiani e immigrati (40,2% l'incremento del tasso di disoccupazione registrato tra i primi, 42,2% tra i secondi) e questo spiega perché, nonostante il consistente differenziale nei tassi di disoccupazione (pari al 12,4% per gli stranieri, ma 'solo' al 4,9% per gli italiani), sia proprio in questa ripartizione territoriale che la percezione collettiva del ruolo dell'immigrazione e del suo impatto sul mercato del lavoro rischia di modificarsi nella maniera più drastica. Il più drastico calo di occupati stranieri si registra nell'industria e nell'edilizia. Le assunzioni programmate nel 2012 si sono ridotte a un quarto rispetto a quelle del 2007, passando da 227.580 a 60.570, per oltre due terzi concentrate nei servizi e nel turismo. E' diminuita soprattutto l'incidenza degli stranieri: nel 2007 era il 27% (il 26,9% nell'industria), mentre nel 2012 è il 14,9% (di cui solo il 12% nell'industria). Vuol dire che i settori che nell'ultimo decennio sono stati calamita di manodopera straniera (l'industria e le costruzioni) ora registrano un'inversione di tendenza con un calo della richiesta di manodopera straniera del 48% nell'industria e del 38% nelle costruzioni. Rispetto ai livelli precrisi del 2007, le assunzioni di stranieri nel settore dell'edilizia si sono ridotte dell'80%. Il calo dipende da una minore richiesta di stranieri da parte degli imprenditori, ma anche da una maggiore offerta di italiani in questi settori. L'unico comparto (da sempre caratterizzato da lavoro immigrato) che 'tiene' è quello dell'assistenza familiare (che occupa perlopiù donne): secondo i più recenti dati ministeriali gli occupati stranieri nei servizi alla persona crescono nel primo semestre del 2013 del 5%. "Il mercato del lavoro è saturo ed è dunque del tutto inverosimile ipotizzare nei prossimi anni una crescita del lavoro straniero simile a quella che ha caratterizzato lo scorso decennio. Si presume dunque che l'economia italiana non avrà bisogno di nuovi lavoratori stranieri proprio per la progressiva saturazione della domanda di lavoro tradizionalmente rivolta agli immigrati. O comunque si ipotizza che l'economia italiana avrà una domanda di lavoro straniero che potrà essere più che soddisfatta dagli immigrati presenti o da quelli in arrivo per ragioni umanitarie o familiari", si spiega. Detto questo, per l'Ismu, un temporaneo azzeramento degli ingressi non stagionali sarebbe un'opzione coerente col quadro macro economico attuale. Ismu rimarca inoltre la necessità di puntare su meccanismi di inclusione lavorativa, sociale e fiscale degli immigrati, a beneficio della collettività intera, e fa notare che mancano servizi adeguati a favorire l'effettivo incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ad esempio, oltre la metà degli stranieri disoccupati nel 2012 ha contattato un centro per l'impiego. Tuttavia, solo il 2,4% ha beneficiato di servizi di consulenza/orientamento, solo lo 0,4% di un'opportunità di formazione e uno solo lo 0,8% ha ricevuto un'offerta di lavoro.