Home Cultura e Eventi Cultura Le Acqueforti di Lucci dalla Biblioteca di Arezzo al Museo Gutenberg

Le Acqueforti di Lucci dalla Biblioteca di Arezzo al Museo Gutenberg

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Dalla Biblioteca Città di Arezzo dove i libri vengono conservati al Museo Gutenberg di Mainz (Magonza), una delle istituzioni culturali più importanti d’Europa. Città dove i libri sono nati grazie all’invenzione della stampa a caratteri mobili a opera del suo più illustre concittadino: Johann Gutenberg, appunto.
Per cogliere la portata dell’invenzione di Gutenberg, diamo un indizio: l’orafo e tipografo si mise subito a sperimentare gli effetti della scoperta e si cimentò con un libro non proprio qualsiasi, la Bibbia nella versione latina tradotta da san Gerolamo nel V secolo, la cosiddetta Vulgata. Così, con i suoi aiutanti, realizzò in 3 anni 180 copie di quella che è passata alla storia come la Bibbia di Gutenberg o Bibbia a quarantadue linee, il primo libro stampato in Europa con l’aiuto dei caratteri mobili. Potrebbe sembrare un po’ lento e faticoso come lavoro. Certo, misurato ai parametri odierni: solo che prima di Gutenberg in tre anni un amanuense portava a termine la riproduzione di una sola Bibbia.
Di queste 180 copie ne potremmo tracciare una storia simile a quella dei codici di Leonardo, visto che dell’originaria tiratura ne sono restati 48 esemplari, alcuni conservati per intero, altri a pagine sciolte come al Museo Correr di Venezia. La Bibliothèque nationale de France ne possiede tre copie su pergamena, in Svizzera c’è una fondazione privata che si fa vanto di esporne una. Il Museo Gutenberg ne possiede due copie custodite in un caveau che per forzarlo non basterebbe un’operazione Goldfinger.
Una sezione specifica del museo di Magonza, capoluogo del Land della Renania-Palatinato, ricca di storia tanto che il suo arcivescovo era uno dei sette grandi elettori dell’imperatore del Sacro Romano Impero, è dedicata agli incunaboli e ai codici dei monasteri. Pur tralasciando la Bibbia di Gutenberg, anche solo per questa sezione meriterebbe una visita.
Dopo il 31 gennaio, giorno di chiusura della mostra di Arezzo, quest’ala specifica del museo tedesco si arricchirà delle 7 acqueforti realizzate dal pittore e incisore aretino Raffaello Lucci esposte in Biblioteca. E andranno a farne parte in maniera permanente. Le 7 acqueforti, raccolte sotto il titolo “Esto igitur”, sono state l’occasione, per la Biblioteca e per l’artista, per celebrare l’anno dedicato al Millenario della fondazione del monastero di Camaldoli. “Esto igitur” è ispirato al codice De Significatione Septenarum Arborum desunto dal Liber Eremitice Regule risalente al 1080. Ogni incisione è riferita alla sacralità che ciascuno dei sette alberi attesta, valori che diventano esempio di comportamento per il monaco e, in senso più ampio, precetto e misura di meditazione. Le opere grafiche, grazie a Raffaello Lucci, sono tornate per così dire alla sorgente, al manoscritto, all’amanuense di mille anni fa, alla sua grafia, ai suoi tempi, alla sua cura per pagine così preziose.
Adesso c’è questo ulteriore affascinante salto nella storia e nella memoria umane: le 7 acqueforti, in pratica quel manoscritto camaldolese, giungeranno a Magonza. Dove gli amanuensi andarono in pensione ma dove i libri conobbero la loro alba.