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Lettera aperta su Comunicato CIM del 1 agosto 2013 divulgato ad organi di informazione

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Lettera aperta su Comunicato CIM del 1 agosto 2013 divulgato ad organi di informazione

Raccolgo l’invito auspicato nel Vs. comunicato del 1 agosto, di conoscere il nostro punto di vista sul tema della sicurezza della circolazione sulle strade di montagna. Riguardo a questo aspetto è maturata da alcuni anni la campagna Defend Life del Corpo Forestale dello Stato, partita in via sperimentale inizialmente proprio in provincia di Arezzo. Di fronte all’incremento del transito sulle strade dei passi appenninici, soprattutto in estate, e col manifestarsi di una contestuale tragica casistica di incidenti che ha costellato questi luoghi, con particolare riguardo ad utenti delle due ruote, ci siamo chiesti come poter fronteggiare la situazione, tenuto conto che si tratta di aree dove il Corpo Forestale dello Stato è presente con propri presidi che hanno specifiche competenze di controllo del territorio. L’obbiettivo che ci siamo posti è di concorrere alla sicurezza delle persone, alla tranquillità dei luoghi ed al rispetto della qualità della vita di chi vive in quelle aree. Da quest’anno l’impegno del Corpo Forestale dello Stato è stato riconosciuto specificatamente nel quadro del Protocollo d’intesa sottoscritto tra i vertici della Polizia Stradale e del CFS per “il potenziamento dei controlli di legalità nel settore del trasporto dei rifiuti, di animali vivi, di prodotto agro-alimentari e per la sicurezza della circolazione su strada e fuoristrada nelle aree rurali e montane e nelle aree protette”. Le attività di controllo della circolazione sui passi sono state sviluppate secondo vari metodi operativi, che tengono conto prioritariamente della sicurezza degli utenti e degli stessi operatori. Vengono svolti interventi di pura deterrenza, normali contatti con gli utenti e servizi di informazione. Poiché tuttavia la deterrenza e l’informazione, da sole, non riescono a incidere lo “zoccolo duro” della minoranza di utenti che si predispone all’irregolarità e che manifesta pratiche di guida pericolose, siamo impegnati anche nei controlli sulle caratteristiche dei mezzi e sulle condotte di guida. Le disposizioni di servizio mie o dei colleghi delle altre province nelle quali procede la campagna Defend Life, non hanno evidentemente mai dato mandato ad alcun operatore del CFS di tendere tranelli o indurre qualcuno a trasgredire le regole del Codice della Strada per poterlo sanzionare. Chi voglia sostenere ipotesi del genere e ritenga di divulgarle se ne assume la responsabilità. Per contro, chi riceve una sanzione e ritiene di ricorrere in opposizione, ha legittimo diritto di procedere a sua difesa, secondo un principio sacrosanto del nostro ordinamento. Dal nostro canto, ci siamo attrezzati per sostenere gli accertamenti con misure aggiuntive alle comuni procedure di contestazione immediata delle irregolarità. L’incidenza delle contestazioni rispetto al numero di veicoli controllati, denota ancora un aspetto tendenziale significativo riguardo al tasso di inosservanza delle regole. Per quanto le irregolarità siano riconducibili alla minoranza degli utenti circolanti, siamo indotti a perseverare, nell’obbiettivo dell’incremento di legalità per la maggiore sicurezza di tutti.
Per quanto riguarda l’atteggiamento degli operatori impegnati è evidente che si tratta di una moltitudine di addetti, ognuno con una propria personalità e modo di fare, tutti comunque accomunati nel rispetto dei protocolli operativi prefissati e conformati al CdS., suscettibili di contestuali margini di tolleranza insiti in qualsiasi attività di controllo.
Riscontro da ultimo come nel comunicato del CIM non venga fatto cenno al vero “problema” che muove tutta l’operazione, cioè a dire l’incidentalità stradale, che significa perdita di vite umane e danni gravissimi a chi incorra in questo genere di eventi. L’esperienza di Defend Life attesta che laddove sono esercitati i controlli, diminuiscono gli incidenti. Questo è l’effetto prioritario dell’incremento di legalità che intendiamo perseguire e che saremmo lieti fosse sostenuto con convinzione. La salvaguardia della vita giustifica soluzioni di prudenza e di prevenzione, sulle quali bisognerebbe riflettere prima di parlare di esagerazioni non accettabili. Resta il fatto che il nostro ruolo è solo quello di controllo, non avendo il Corpo Forestale dello Stato alcuna competenza sulla gestione delle viabilità o ritorni di alcun genere dai proventi della sanzioni comminate.
Concludo con una considerazione. Qualche furto in abitazione o a negozi nelle città ammettono, giustamente, l’adozione di misure di prevenzione, sorveglianza e dispositivi di controllo e limitazioni sui quali nessuno normalmente eccepisce, per quanto incidenti sulle abitudini di vita e di comportamento anche di chi non ha mai commesso niente di male. Laddove esiste una statistica di disgrazie concreta, come purtroppo accade anche sulle strade di montagna, dovremmo astenerci dal nostro compito di operatori della sicurezza? Il Corpo Forestale dello Stato ha intrapreso un rapporto di collaborazione concreto e fattivo con la Federazione Motociclistica Italiana, nella convinzione che l’educazione e l’autodisciplina degli utenti rivesta un ruolo determinante nella prospettiva di sicurezza attesa dalla società. Ogni partecipazione allo sforzo è benvenuta e auspicata, e siamo aperti alla collaborazione con chiunque condivida questi obbiettivi e sostenga le istituzioni dello Stato con rispetto e considerazione dell’impegno esercitato.

Distinti saluti
Il Comandante Provinciale
Claudio D’Amico