Home Nazionale Libia, sequestro-lampo per premier Zeidan Azione rivendicata dal gruppo di ex ribelli

Libia, sequestro-lampo per premier Zeidan Azione rivendicata dal gruppo di ex ribelli

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Tripoli, 10 ott. – (Adnkronos/Aki/Ign) – Rapito e rilasciato dopo alcune ore. E' giallo su quanto accaduto al primo ministro libico Ali Zeidan, prelevato all'alba di oggi dall'hotel Corinthia dove risiede a Tripoli da un gruppo di uomini armati per essere portato in un luogo sconosciuto e poi consegnato, dopo una mattinata di accuse e smentite, alla sicurezza dell'ufficio del presidente del Congresso nazionale libico.Il premier è già tornato nel suo ufficio, nella sede del governo, ed è stato ripreso dalla televisione libica. "Sta bene", ha detto il portavoce del governo di Tripoli Mohamed Yehia Kaabar, chiarendo che Zeidan non è stato rilasciato su iniziativa dei suoi rapitori che come spiegato dall'agenzia di stampa Lana ad Aki – Adnkronos International stavano indagando sul premier dal 9 giugno. Kaabar non ha però voluto chiarire come Zeidan sia stato liberato, né se sia stato necessario l'uso della forza. Intanto fonti ben informate hanno detto all'agenzia di stampa Anadolu che il presidente del Congresso nazionale libico Nouri Abu Sahmin ha svolto un ruolo determinante per il rilascio di Zeidan.''Se l'obiettivo del mio rapimento era ottenere le mie dimissioni, io non lo farò", ha scritto subito dopo il rilascio Zeidan sul suo account ufficiale Twitter. ''A piccoli passi, stiamo andando nella giusta direzione'', ha quindi affermato Zeidan riferendosi all'operato del governo che guida. Mentre il ministro della Giustizia Salah al-Merghany ha dichiarato che gli autori del sequestro saranno puniti in base a quanto prevede la legge libica Il rapimento è stato rivendicato da un gruppo di ex ribelli libici legato alla maggioranza islamica in Parlamento, conosciuto come la 'Camera dei rivoluzionari di Libia', che ha definito l'azione un "arresto" legato alla cattura, da parte degli Usa, di Abu Anas al-Libi, ritenuto uno dei leader di al-Qaeda. "L'arresto – ha infatti precisato il portavoce del gruppo citato da 'al-Arabiya' – arriva dopo il comunicato di John Kerry (il segretario di Stato Usa, ndr), il quale ha affermato che il governo libico era stato messo al corrente dell'operazione" che sabato a Tripoli ha portato alla cattura di Nazih Al Ruqai – meglio noto come Abu Anas al-Libi – ritenuto la ?mente? degli attentati dell'estate 1998 contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania, che causarono oltre 220 morti.Ad autorizzare l'arresto sarebbe stato il governo, da cui il braccio armato dipende. Sulla loro pagina Facebook, gli ex ribelli hanno spiegato infatti che Zeidan ''è stato arrestato in base a quanto prevede il Codice penale libico su mandato del pubblico ministero''. Il gruppo ha quindi aggiunto di essere in stato di massima allerta ''per via del peggioramento della sicurezza e i danni alla sovranità del Paese commessi da organizzazioni di intelligence straniere''.Non si è fatta attendere, però, la presa di posizione ufficiale dell'ufficio del procuratore generale di Tripoli, che ha smentito di aver emesso un mandato di cattura per Zeidan. In un comunicato ufficiale, inoltre, la Procura ha condannato quello che ha definito il ''rapimento'' del premier libico, spiegando che i responsabili dovranno essere puniti in base a quanto prevede la legge.Su Internet è stata anche diffusa una fotografia del blitz: l'immagine mostra il premier senza occhiali e con una camicia marrone semiaperta, tenuto sotto braccio da due persone in borghese. "Dietro l'azione di stamattina non ci sono né al Qaeda né i federalisti della Cirenaica, ma la 'Camera delle operazioni dei rivoluzionari', che non sono terroristi", chiariscono ad Aki-Adnkronos international fonti nella capitale libica, spiegando che l'operazione contro Zeidan "si inserisce in un clima di forte sfiducia nei confronti del governo e del premier", che, a questo punto, potrebbe essere costretto a dimettersi o a presentarsi al Congresso per un voto di sfiducia, dove finora sono mancati i numeri. "Verrebbe completato per via rivoluzionaria il processo politico, è per la Libia una specie di 25 luglio", dicono ancora le fonti, sottolineando come "la vicenda al-Libi non c'entra nulla, si tratta invece di una lotta di potere".Proprio due giorni fa il premier libico aveva rivolto un appello all'Occidente per chiedere collaborazioni nel combattere il fenomeno delle milizie in Libia, che restano autonome seppur filo-governative. In un'intervista rilasciata lunedì alla Bbc, inoltre, Zeidan aveva detto che la Libia veniva usata come base per esportare armi nella regione.La situazione ha preoccupato tutta la comunità internazionale e l'immediato rilascio del premier libico era stato chiesto dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen che ha definito "importantissimi la stabilità e lo stato di diritto" del Paese.Apprensione anche in Italia dove il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha presieduto una riunione con il vice presidente e ministro dell?Interno, Angelino Alfano, i ministri degli Affari Esteri, Emma Bonino, e della Difesa, Mario Mauro, e i sottosegretari Filippo Patroni Griffi e Marco Minniti. Nell?esprimere compiacimento per il rilascio del primo ministro Ali Zeidan, è stata ribadita -si legge in una nota di Palazzo Chigi- la ferma richiesta del governo italiano di un pronto ristabilimento della legalità nel Paese e dell?avvio di un?effettiva azione di dialogo tra le diverse componenti della società libica. L?Italia, in stretto raccordo con i propri partner europei e internazionali, intende fornire il proprio forte sostegno a iniziative volte a favorire la riconciliazione nazionale al fine di ripristinare al più presto condizioni di vita sicure per la popolazione e in grado di consentire la piena ripresa delle attività economiche con particolare riguardo al settore energetico.Il governo continuerà a seguire con la massima attenzione gli sviluppi della situazione anche sotto il profilo del necessario monitoraggio delle condizioni di sicurezza dei nostri connazionali. Da parte sua, il ministero della Difesa è impegnato a rafforzare il dispositivo di controllo della navigazione nel Mediterraneo.