Nell’epoca della velocità, del ritmo frenetico e dell’immediatezza risulta difficile parlare di lentezza e di ritmi naturali in qualunque ambito, anche riguardo al mangiare e ai cibi. Eppure proprio in questo contesto è importante rivalutare la sapienza antica dei nostri vecchi, accorgimenti ed abitudini di una semplicità estrema, come quella di mangiare un cibo alla sua stagione, o di inventarsi un piatto per “riciclare” in maniera gustosa gli avanzi
del giorno prima, o di imparare ad utilizzare tutto quello che la natura e la dispensa ci offrono. Gli oggetti della mostra – belli, curiosi ed evocativi – ci raccontano di questa sapienza, ci parlano della difficoltà di metter insieme il pranzo con la cena, ma allo stesso modo tradiscono anche una conoscenza delle cose e delle “materie prime” che forse
oggi abbiamo perduto, della consapevolezza e del rispetto del loro valore e della capacità di utilizzarle. La mostra vuole essere un invito a rivisitare e rivalutare la tradizione, ma anche a conoscere le risorse e le potenzialità dei territori, per valorizzarle e trasmetterle
al futuro. La mostra raccoglie oggetti provenienti dai due versanti dell’Appennino
attraverso la preziosa collaborazione di una serie di “custodi della memoria”, collezionisti che hanno raccolto testimonianze della cultura gastronomica locale.
L’esposizione si articola in sezioni al fine di narrare, attraverso non solo oggetti ma anche testi ed immagini e video, il multiforme universo dell’alimentazione:
-Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei:la tavola del contadino e la tavola del signore;
-La cucina di montagna: suddivisa in la cucina alla macchia, uomini e animali, i frutti della terra
-Mangiare con l’ingegno: meraviglie in cucina
-Andar per osterie
-Uno sguardo al passato per salvare il futuro