
Anche i phone center di nuova costituzione possono effettuare l’attività di money transfer. Sarebbe dunque da rivedere il regolamento di polizia urbana adottato nell’ottobre scorso dal Comune di Arezzo, che invece vieta espressamente di svolgere insieme entrambe le attività alle imprese nate dopo la sua entrata in vigore.
L’interpretazione che smentisce l’operato del Comune è quella dell’Autorità garante per la concorrenza, alla quale la Confcommercio aretina nell’ottobre 2012 aveva fatto ricorso con l’assistenza dell’avvocato Nellina Pitto dello Studio Legale Pino.
“Ci hanno dato ragione ed è certamente un passo in più a nostro favore nella battaglia per tutelare e difendere tutti gli operatori del settore”, dice il vicedirettore della Confcommercio Catiuscia Fei, “abbiamo intenzione di proseguire questo impegno, legale e politico, ristabilendo la libera e legittima concorrenza tra le imprese, perché ci pare assurdo che per i phone center di nuova costituzione, e solo per quelli che sono sul territorio comunale aretino, valgano regole diverse e più restrittive rispetto a tutti gli altri”.
Gli operatori di phone center che vogliono insediarsi dentro i confini del comune di Arezzo devono infatti sottostare ad obblighi che non esistono per gli altri colleghi. “I phone center aperti prima dell’ottobre 2012 possono offrire un regolare servizio di money transfer e così possono farlo tutti quelli vecchi e nuovi di altri comuni. Non abbiamo mai capito quale fosse la ratio del divieto del Comune di Arezzo, di certo non è stata dettata da motivi reali di ordine pubblico o sicurezza”, spiega il vicedirettore della Confcommercio. “Il divieto, oltretutto, non trova conferma in alcune delle normative vigente, tese casomai a favorire lo sviluppo delle attività economiche e della libera concorrenza e non il contrario”.
Adesso, a distanza di qualche mese, il parere del Garante per la concorrenza dà ragione alla Confcommercio. “Contiamo che il Comune voglia sedersi di nuovo al tavolo per rivedere il regolamento. Siamo certi che si possa trovare un punto di incontro che non penalizzi nessuna impresa né, tantomeno, i consumatori che vi si rivolgono”.
“I phone center svolgono un ruolo sociale importantissimo per le comunità di stranieri che vivono da noi, a migliaia di chilometri dalle loro famiglie”, sottolinea il direttore della Confcommercio Franco Marinoni, “ci sono persone che vedono in faccia figli e congiunti solo attraverso le videochiamate effettuate nei phone center. Indebolire queste attività limitandone l’azione significa mettere in difficoltà quanti vi si rivolgono. Ecco perché la nostra è anche una battaglia politica e sociale”.