Roma, 1 lug. (Labitalia) – "Una situazione drammatica, come quella in cui versano molti beni culturali e artistici nel nostro Paese: per Pompei i restauratori sono disponibili a contribuire con il lavoro e con le donazioni come anche hanno fatto a L'Aquila e in Emilia Romagna, dopo il sisma. Ma deve essere chiaro che questa situazione non può essere risolta a livello di singoli: è lo Stato che deve assicurare le risorse per la tutela del patrimonio, che invece ogni anno diminuiscono del 16%". Non nasconde la preoccupazione, e anche la rabbia, Luca Iaia, responsabile nazionale Cna Artistico e tradizione (al cui interno si trova anche il restauro), che parla con Labitalia di Pompei."Basti pensare -precisa- che l'Italia spende per l'intero patrimonio artistico-culturale circa il doppio di quello che la Francia spende per il solo museo del Louvre. E che il Louvre, da solo, fattura, rende, quasi quanto tutta la nostra 'eredità' artistica e culturale, come mi piace chiamare il patrimonio". Per Iaia, in Italia non si è ancora capito che "il bene culturale non è solo una cosa da conservare ma una vera e propria risorsa, uno dei nuovi asset su cui si deve centrare la nostra economia, insieme al turismo e alla manifattura di qualità". I restauratori prima della crisi e della spending review lavoravano molto per il committente pubblico. Ma ora, spiega Iaia, "sono sempre di meno, non arrivano a 15.000 tra imprese e dipendenti". "E dire -conclude- che questa dovrebbe essere una professione del futuro, una di quelle verso cui indirizzare i giovani".