Home Nazionale Previdenza, resistenze culturali e scarsa consapevolezza, solo 1 su 4 sceglie integrativa

Previdenza, resistenze culturali e scarsa consapevolezza, solo 1 su 4 sceglie integrativa

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Roma, 21 giu. (Labitalia) – Nel 2012, i lavoratori italiani che avevano scelto di iscriversi a forme pensionistiche complementari hanno superato quota 5 milioni e 800 mila, in aumento del 5,3% in un anno e pari al 25,5% del totale degli occupati. I dati forniti pochi giorni fa dalla Covip (la Commissione di vigilanza sui Fondi pensione) nell'ultima Relazione annuale evidenziano, a 6 anni dalla riforma della previdenza complementare (anche se per alcuni settori pubblici i Fondi negoziali hanno appena un anno di vita), che in Italia solo un dipendente su 4 ha scelto di costruirsi una pensione integrativa. "A sei anni dall'avvio della riforma -si legge proprio nella Relazione Covip- l'incremento della partecipazione al sistema della previdenza complementare, sebbene significativo, risulta ancora inferiore alle aspettative". Eppure, le pensioni pubbliche sono sempre più basse e anche per questo dovrebbe essere avvertita maggiormente la necessità di cominciare a pensare presto al futuro. Non solo. Sempre la Covip evidenzia un dato estremamente positivo che dovrebbe rassicurare chi sceglie di destinare l'1% o più al 'secondo pilastro' della previdenza: nel 2012, tutte le tipologie di forme pensionistiche complementari hanno registrato in media rendimenti compresi fra l'8 e il 9%, beneficiando dell'andamento positivo dei mercati finanziari. Per i fondi negoziali, in particolare, il risultato è stato dell'8,2%.Con la previdenza complementare, ci sono anche vantaggi fiscali: non si pagano le tasse sui contributi, che saranno dovute solo al momento della prestazione e c'è una tassazione agevolata sui rendimenti, sulle prestazioni in capitale e in forma di rendita. Alla base di questa 'resistenza' verso le adesioni alla previdenza complementare c'e' "un mix di ragioni, e anche un problema culturale", dice a Labitalia Bruno Bugli, presidente di Perseo, uno degli ultimi nati nella casa del welfare complementare: ha poco più di un anno di vita ed è un fondo pensione negoziale rivolto ad alcuni comparti del pubblico impiego, in particolare ai dipendenti di Regioni, Autonomie locali e Sanità. E con oltre "1,3 milioni di potenziali aderenti, considerando solo i lavoratori pubblici -dice Bugli- cifra che arriva a 1,5 milioni con gli addetti che fanno capo a un contratto privato (che possono comunque aderire)". "Accusiamo dei ritardi -spiega Bugli- anche perchè il primo pilastro, quello della previdenza pubblica, fino a 20 anni fa aveva un rendimento importante. Ma poi ci sono stati una serie di interventi negli ultimi 20 anni per cui il rendimento ora è molto inferiore. E adesso la necessità, la giustezza, di intervenire con la previdenza integrativa è un fatto vero reale, obiettivo". Nel settore pubblico, aggiunge Bugli, che è stato anche vicepresidente dell'Inps, "ancora non c'è una grande partecipazione, forse anche per un discorso culturale di conoscenza dei problemi". "Stiamo cercando di recuperare questo ritardo anche perchè la previdenza integrativa è conveniente per i lavoratori", ci tiene a sottolineare Bugli.La scarsa sensibilità verso l'adesione ai fondi negoziali si nota anche da parte dei datori di lavoro, anche pubblici. "Sì -conferma Bugli- c'è una sensibilità 'attutita' e forse c'è una preoccupazione sugli esborsi che dovrebbero eventualmente sostenere. Ma posso assicurare che si tratterebbe di una spesa assolutamente sostenibile anche da parte di quei datori di lavoro come Regioni, Province, Comuni e Asl". La platea della totalità dei dipendenti del pubblico impiego "è di poco superiore a 3 mln ma bisogna considerare che in questa cifra rientra il comparto sicurezza che per il momento è escluso dalla previdenza complementare", precisa Bugli. I Fondi delle pensioni complementari per il pubblico impiego sono 3: Espero (per i lavoratori della scuola), Sirio (per i dipendenti di ministeri, Agenzie, Università, Coni) e Perseo."Perseo è un fondo contrattuale (costituito cioè dalle parti sociali, datoriali e sindacali) -ricorda Bugli- tanto che gli aderenti hanno la qualifica di 'socio' e ognuno di loro ha un conto individuale. Questo per dire che Perseo non è uno strumento finanziario che gira per il mercato ma è una cosa molto diversa e proprio per questa sua natura, essendo non a fini di lucro, abbiamo spese sicuramente contenute e un sistema di controlli molto importanti: si va dalla Covip (l'Ente che controlla la previdenza integrativa) alla Banca d'Italia, nonché interventi interni che assicurano una gestione trasparente e attenta ai propri iscritti".Per il lavoratore, i vantaggi dell'iscrizione a un Fondo complementare sono chiari. "C'è la contribuzione del datore di lavoro -osserva Bugli- che dà un 1% (il lavoratore può anche devolvere un importo maggiore), poi ci sono sul piano fiscale condizioni favorevoli". Una convenienza ancora maggiore in tempi di crisi, rimarca, perché "si tratta di superare un gap tra quello che si guadagna alla fine della vita di lavoro e quella che è poi la pensione: negli ultimi anni quest'ultima si è ridotta del 20%". "Questo significa – chiarisce – andare in pensione e non avere una prospettiva delle migliori. Con la pensione integrativa si integra questo 15-20% e si riesce a garantire una vita perlomeno dignitosa". Per questo, Perseo ha avviato una campagna di sensibilizzazione per l'adesione alla previdenza complementare. "Con l'aiuto dei datori di lavoro e soprattutto dei sindacati stiamo facendo assemblee sui luoghi di lavoro e speriamo che ci siano ritorni positivi", conclude Bugli.