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Randstad, sale del 5% il tasso di attività degli over 50

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Milano, 26 nov. (Labitalia) – Infanzia, periodo scolare, vita lavorativa e creazione di una famiglia, età adulta e vecchiaia. In Italia lo schema tradizionale delle stagioni della vita e del lavoro ormai è cambiato: cresce l'aspettativa di vita, si entra più tardi nel mercato del lavoro, si sposta in avanti la pensione e le singole fasi si sono traslate di una decina di anni. In questo contesto, la popolazione compresa tra i 50 e i 74 anni d'età ha raggiunto i 17 milioni di individui, con la previsione di toccare i 23 milioni nel 2034. E i lavoratori over 50 – sempre più dinamici sia dal punto di vista della salute che da quello professionale – hanno visto aumentare il tasso di attività del 5% dal 2004 al 2012, mantenendo l'occupazione nonostante la crisi. Una forza lavoro di oltre 7 milioni, quasi un terzo del totale italiano. E' quanto emerge dalla ricerca di Randstad Italia, 'Over 50, come cambiano le età della vita lavorativa e il mercato del lavoro in Italia', presentata a Milano presso la sede di Bosch Tec. Di fronte a una trasformazione così radicale del mercato del lavoro, dicono i ricercatori, diventa cruciale l'active ageing, la capacità dei lavoratori di mantenere una stretta aderenza alle esigenze professionali anche in età matura. Una necessità per i singoli individui come per il Sistema Paese, a cui servono una nuova attenzione culturale e collocazione legislativa per le figure più anziane, introducendo nuovi strumenti di accompagnamento e reinserimento per percorsi lavorativi discontinui in età adulta e valorizzando il ruolo dell'outplacement. "Il confine tra vita attiva e riposo si sta spostando in avanti di circa 10 anni -spiega Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia- per effetto delle riforme dei sistemi di welfare e per il miglioramento delle condizioni di salute che prolungano il periodo della vita attiva. Le soglie usate finora per delimitare le stagioni della vita e ancor di più quelle del lavoro non valgono più. L'invecchiamento della popolazione aziendale e il conseguente rischio di obsolescenza professionale è una delle principali sfide delle imprese, che per rimanere competitive dovranno affrontare queste trasformazioni e adottare soluzioni innovative. I lavoratori in età adulta sono risorse preziose, da valorizzare perché portano una dote di esperienze e competenze maturate negli anni sui processi e con le persone". Per i lavoratori over 50, le difficoltà iniziano quando l'impresa investe poco sulla riqualificazione e formazione continua, rischiando di isolarlo e depotenziarne la capacità produttiva. Ma riguardano anche il reinserimento nel mercato del lavoro, poiché i tagli al personale delle aziende in crisi oggi investono spesso le figure con la maggiore anzianità lavorativa. "In Italia è necessaria una nuova interpretazione culturale e collocazione legislativa del lavoro delle figure anziane -afferma Fabio Costantini, Chief Operations Officer Randstad Hr Solutions- e per questi obiettivi sono necessarie politiche sociali, ma anche strumenti di accompagnamento al reinserimento in caso di percorsi accidentati o discontinui, che possono oggi essere forniti efficacemente anche dal sistema privato in collaborazione con il mondo delle imprese. L'outplacement potrebbe in futuro diventare una moderna forma di assicurazione del lavoro offerta dal sistema d'impresa". In Italia si vive e si lavora più a lungo: dagli anni '70 al 2010 l'aspettativa di vita media è cresciuta di quasi 10 anni per gli uomini e di 5,6 anni per le donne. Al censimento del 2011 la popolazione in età tra i 50 e i 74 anni era di 16,9 milioni di persone, pari al 28,3% del totale della popolazione e nel 2031 si prevede che supererà il 35%. Cinquant'anni prima, nel 1951, rappresentava appena il 18,5% e nel 2031 arriverà al 35,4%. La popolazione lavorativa italiana è invecchiata di 2,5 anni tra il 2004 e il 2012: oggi l'eta media dei lavoratori è di 42,6 anni (42,3 per le donne e 42,8 anni per gli uomini). La causa è da riscontrare nell'aumento della quota degli over 50 – che conta 7,2 milioni di unità – sull'intera forza lavoro in Italia 25,6 milioni. Questa percentuale è passata dal 22,8% del 2004 al 29,4% del 2012. Un incremento avvenuto a scapito della fascia dei lavoratori dai 30 ai 49 anni (passati dal 56,3% al 55,5% del totale), ma soprattutto nei confronti della componente giovanile fino a 29 anni di età, che perde quasi 5 punti percentuali (dal 20,9% al 15,1%).