Home Attualità Economia Saico Addio: fallita anche l’azienda che aveva ‘assunto’ il concordato

Saico Addio: fallita anche l’azienda che aveva ‘assunto’ il concordato

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Si è spenta anche l’ultima fiammella di speranza per salvare quanto restava del gruppo Saico. Il Tribunale di Bologna ha dichiarato il fallimento di SE Ambiente, la società che aveva “assunto” il concordato delle imprese rimaste formalmente attive dopo il fallimento di Saico Refinish.

“Il sistema di scatole industriali e finanziarie creato in questi quattro anni è alla fine crollato come un castello di carte – commentano la Rsu Saico e la Fiom Cgil di Arezzo. Abbiamo ascoltato e dato fiducia ai progetti che ci venivano periodicamente sottoposti dalla proprietà e in modo particolare da industriali e uomini pubblici particolarmente conosciuto in città quali gli Zucchi e Paolo Nicchi. Per quasi quattro anni abbiamo offerto costantemente la nostra disponibilità ad individuare insieme una soluzione che consentisse di non gettare al vento un marchio leader in Italia quale quello di Saico e la professionalità di quasi 200 lavoratori. Adesso siamo rimasti con un pugno di mosche in mano. La grande parte dei dipendenti sono stati ormai licenziati e non c’è più alcuna speranza per la sparuta pattuglia di 20 lavoratori ancora in cassa integrazione”.

Rsu e Fiom annunciano l’intenzione di non mollare. “Vogliamo conoscere la verità su questi anni perduti e sui precedenti che hanno determinato la situazione di irreversibile crisi. Lo vorremmo chiedere anche a chi ha svolto il maggior ruolo nel gruppo Saico e cioè Luciano Baielli. E ai dirigenti che hanno lavorato con lui come Gianni Arno e Stefano Agresti. La Saico era una grande azienda nel mercato dei forni di verniciatura. Un marchio leader a livello internazionale. Dalle stelle siamo passati ad una gravissima crisi che aveva determinato un fabbisogno di più di 70 milioni di euro per il concordato. Una cifra enorme considerando il grande e prezioso patrimonio immobiliare del gruppo Saico. Vorremmo che le autorità competenti valutassero in maniera approfondita quanto è accaduto. E perché è accaduto. E che tutti ne traessero le conseguenze. E’ vero, ad esempio, che Nicchi aveva una quota minima della società dichiarata fallita ma è comunque tra i protagonisti di questa storia e ci sembra inopportuna la sua presenza al vertice di una istituzione pubblica quale la Fiera Antiquaria”.

Rsu Saico e Fiom Cgil stanno infine verificando con l’ufficio legale della Cgil tutte le iniziative utili a difendere gli interessi dei lavoratori ex Saico.