Home Attualità Un progetto per la conservazione delle aree aperte

Un progetto per la conservazione delle aree aperte

0

Un proficuo lavoro di squadra tra enti pubblici, quello che ha portato alla realizzazione di un importante progetto per la montagna casentinese, e in particolare per le praterie e i pascoli di alta quota.
Il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, infatti, insieme all’Unione dei Comuni montani del Casentino, in conformità a direttive comunitarie per la tutela degli habitat più a rischio, hanno provveduto a interventi di decespugliamento e contenimento della vegetazione arborea per un totale di circa dieci ettari di superficie, all’interno di alcune località del territorio comunale di Stia e Pratovecchio: dai Fangacci a Vitareta, dal Giogarello a Sodo alle Roncole, da Capanna Maremmana a Croce Gaggi.
Le aree non boscate all’interno dell’area protetta interessano ormai una porzione ridottissima di territorio e, ricolonizzate da specie arboree e arbustive, sono destinate a ridursi ulteriormente in assenza di interventi correttivi. Questo avviene a causa della cessazione delle attività agro-pastorali per la scarsa accessibilità e remuneratività delle stesse; in alcuni casi, viceversa, in seguito al sovraccarico per la scarsità di pascolo disponibile. Il recupero e il mantenimento, strettamente correlati tra loro, di queste aree aperte, si strutturano perciò principalmente attraverso il decespugliamento e un’adeguata attività di pascolo.
Le praterie attualmente esistenti nel territorio dell’area protetta sono il risultato del taglio del bosco preesistente e si sono conservate nei secoli unicamente in ragione del loro utilizzo, rappresentando un importante elemento di diversificazione biologica, e garantendo l’esistenza delle cosiddette “fasce ecotonali” ovvero di limite degli ecosistemi, dove l’eccezionale biodiversità vegetazionale, faunistica, paesaggistica e ambientale, tipica di questi habitat, li rende tanto rari quanto particolarmente meritevoli di attenzione.
Un progetto molto simile, realizzato all’interno del Piano d’azione ambientale della regione Emilia-Romagna per la conservazione della biodiversità, si è appena concluso nel versante romagnolo del Parco nazionale.