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Area Lebole: le proposte del Pdl

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Area Lebole: le proposte del Pdl

 “Una delle poche occasioni di sviluppo che ha il territorio e di riscatto, suo malgrado, per questa amministrazione immobile”. Così il gruppo consiliare del Pdl inquadra l’area ex Lebole.

Francesco Francini, il capogruppo: “al 99% questa pratica non verrà comunque votata al prossimo Consiglio Comunale nonostante sia iscritta all’ordine del giorno. Questo perché la maggioranza ha qualche problema. Sfruttiamo allora il tempo ulteriore per focalizzare al meglio le nostre idee e il progetto relativo. Anche in questo caso ci siamo, prestiamo motivazioni e professionalità al servizio della città e l’ingegnere Alessandro Ghinelli ne è l’esempio. Ragioniamo sulle eccellenze del territorio: ne abbiamo una e si chiama sanità, pensiamo alla possibilità di un centro internazionale di ricerca medica funzionale al movimento di pazienti che circolano di regione in regione e, perché no, transnazionali. Ragioniamo anche di una sinergia tra la parte destra e la parte sinistra della strada, in sinistra c’è Arezzo Fiere e Congressi dove ruota il turismo congressuale cittadino, non pensiamo che nell’area ex Lebole possa sorgere qualcosa di completamente avulso”.

Ed ecco Ghinelli: “partiamo dal 2011, quando l’area è stata destinata, con delibera di Consiglio Comunale, a tre funzioni: riconversione, porta della città, risposta alla richiesta di edilizia residenziale e sociale. A questi tre obiettivi ci opponemmo con forza in quella sede perché riteniamo che la città non ha bisogno di altre case, alberghi e negozi. Tuttavia è quanto ha deciso la maggioranza e noi ci facciamo allora i conti: l’area Lebole è divisa in quattro comparti ma del primo, definito C1, corrispondente a dove insistono adesso i capannoni della ex Lebole, viene chiesta un’ulteriore suddivisione in due sottocomparti. Il primo vede edifici direzionali, ricettivi e destinati al commercio, verde ridotto quasi a zero e una quantità esorbitante di parcheggi. E pare che per questo sottocomparto sia prevista una corsia preferenziale per far partire subito i lavori. Il secondo sottocomparto è quello destinato al residenziale e alla gran parte del verde. Questa suddivisione in due lotti la trovo deprecabile perché determina il fallimento della funzione riservata all’area di porta della città. Cosa cambia infatti rispetto ai capannoni industriali esistenti? Più che una porta a me pare un uscio. Veniamo all’edilizia: la superficie destinata all’edilizia sociale era 5.000 metri quadrati, ora è ridotta a 2.700. In più, viene ghettizzata in un lotto a sé che partirà per ultimo. Non c’è storia nel dividere i vari comparti e le varie funzioni, ogni urbanista moderno sostiene corretto tenerli assieme.

Arriviamo alla cosa più bella: questa variante in discussione, eventuale, in Consiglio Comunale, chiede una riduzione complessiva delle capacità di parcheggio dell’area. Parliamo di meno 17.000 metri quadrati. E soprattutto viene ridotta enormemente la percentuale di parcheggi pubblici sotterranei. È chiaro che è una soluzione che costa meno per un imprenditore, ma un’amministrazione non può accettare supinamente scelte del genere. Ribadisco: il progetto porta a capannoni industriali con davanti una distesa di autovetture. Vi pare bello come biglietto da visita?

La perla finale riguarda il sistema di viabilità: immaginatevi le due corsie del raccordo che scendono di livello e riemergono fino alle quote della strada che passa sotto la tangenziale con una rotatoria distributrice di traffico. Tecnicamente non discuto ma noto innanzitutto che gli automobilisti così scendono sottoterra e non vedono la città. Ma oltre a un problema di fruibilità esteriore, l’alternativa che si paventa è peggiore del male: ovvero solo una rotatoria a raso e credo non ci voglia molto a capire che si tratta di una soluzione totalmente penalizzante per la viabilità.

Per come è disegnato il progetto, l’affare è di tre, lo dissi nel 2011 nel mio intervento in Consiglio Comunale e lo riconfermo oggi con forza: del proprietario dell’area, di chi costruisce, e già sento le armate del Valdarno in arrivo, e della banca. L’affare non lo farà Arezzo di sicuro, parliamo infatti di soggetti estranei al nostro territorio, i primi due, mentre il terzo, la banca, ha i suoi problemi”.

Presenti i consiglieri comunali Alessio Mattesini e Roberto Bardelli che hanno sottolineato “come a livello occupazionale non sia dunque una soluzione utile per la città. Semmai emblematica di questa confusa giunta monocolore”.